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La giornata di Luis Enrique: mangia sei uova, tre minuti nella piscina ghiacciata e addominali prima delle conferenze

Il Times gli dedica un ritratto: l’allenatore dall’ego smisurato è stato scartato da Arsenal, Tottenham e Chelsea. “Per i media è come se avesse bisogno di un nemico per smuovere le acque”

La giornata di Luis Enrique: mangia sei uova, tre minuti nella piscina ghiacciata e addominali prima delle conferenze
Paris Saint-Germain's Spanish headcoach Luis Enrique gestures during the French L1 football match between Paris Saint-Germain (PSG) and Lorient at the Parc des Princes Stadium in Paris on August 12, 2023. Miguel MEDINA / AFP

Se Luis Enrique dovesse alzare il trofeo con il Psg a Monaco di Baviera il 31 maggio, “nessuno potrà negare al 54enne il suo posto tra le migliori menti tattiche in circolazione, nemmeno i suoi detrattori“. Parola di Tom Allnutt che sul Times approfondisce la personalità del tecnico del Psg.

I club della Premier League hanno notato Luis Enrique da anni, da quando l’Arsenal lo ha sondato per sostituire Unai Emery nel 2019, prima che il Tottenham Hotspur lo includesse nella rosa dei possibili allenatori per succedere ad Antonio Conte nel 2023, la stessa estate in cui il Chelsea lo ha contattato, quando nessuno dei due riteneva che fosse la scelta giusta. Probabilmente quell’istinto era corretto, anche se per la Premier League, che ha sempre apprezzato allenatori con carattere e carisma, Luis Enrique sarebbe stato perfetto“.

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Luis Enrique il tecnico dalle “idee folli e bizzarre”

Ma il destino ha preso un’altra direzione per un tecnico dalle “idee folli e bizzarre. Fin da quando ha eretto un’impalcatura nel campo di allenamento del Celta Vigo nel 2013, quando osservava dall’alto i giocatori che si allenavano, con il suo sedile progettato in modo da poter vedere tutto, ogni secondo della sessione“.

Da ct della Spagna, l’impalcatura per vedere dall’alto l’allenamento non bastava. “Questa volta voleva anche l’audio, quindi fissarono degli altoparlanti al retro delle maglie da allenamento dei giocatori, permettendogli di parlare con loro mentre giocavano, impartendo i suoi ordini tramite un walkie-talkie laterale“. L’effetto che Luis Enrique provoca nei suoi uomini lo spiega bene Pedri: «Se ti dicesse di buttarti da una rupe».

L’intensità non vale solo per i suoi giocatori. Lui stesso si “prepara le conferenze stampa eseguendo addominali e può accompagnare anche conversazioni importanti con una serie improvvisata di affondi“.

“Ci siamo abituati ora”, dice un funzionario del club. “Incredibile. Non si ferma mai. Un maniaco del fitness che ha completato i triathlon Ironman, l’allenatore non rinuncia per nulla al mondo alle sue routine personali, come una dieta costruita intorno a sei uova al giorno, camminando a piedi nudi per “radicare” la sua energia con la natura e rimanendo nel pomeriggio tre minuti nella piscina di ghiaccio. Pazzo? Forse, ma funziona anche. Nelle foto che ha postato su Instagram di se stesso a torso nudo in giro per il Qatar durante il Mondiale, Luis Enrique sembrava in forma come uno qualsiasi dei suoi giocatori.

L’eccentricità è una costante del suo modo di agire. Come quando durante l’ultimo Mondiale in Qatar “rispondeva alle domande dei tifosi sulla piattaforma di streaming Twitch seduto sulla sua sedia da gaming con le cuffie“.

Nemmeno la tragedia della figlia Xana, scomparsa alla tenera età di nove anni per una rara malattia, lo ha fiaccato nello spirito. “Oltre al calcio, dedica tempo ed energie alla Fondazione Xana, creata per raccogliere fondi per le famiglie di bambini affetti da gravi malattie“.

Il lato meno simpatico dello spagnolo

Poi c’è anche il lato meno simpatico:

Per i media, però, Luis Enrique è sempre stato al limite dell’aggressivo, come se avesse bisogno di un nemico per smuovere le acque. Come allenatore, i limiti vengono spesso oltrepassati e le buone maniere ignorate. Quando era sotto pressione al Barcellona nel 2016, rispose in malo modo a un giornalista. A ottobre, una giornalista francese gli chiese tre volte delucidazioni sulla decisione di escludere Ousmane Dembélé, il suo miglior giocatore, dopo la sconfitta in Champions League contro l’Arsenal. Scosse la testa e alzò le spalle. Quando finalmente rispose, disse: «Non ho intenzione di spiegarti l’idea tattica perché sicuramente non la capiresti». Sa essere spietato anche con i suoi giocatori, l’allenatore che ha messo fine alla carriera di Sergio Ramos con la Spagna e ha sganciato Messi dal Barcellona, ​​causando una frattura che gli è quasi costata il licenziamento“.

Più di ogni altro merito, Luis Enrique ha creato un Psg equilibrato. “Eppure non è un club completamente privo di superstar, con la personalità più forte, con più potere e, con l’ego più smisurato, ora seduta in panchina. E a lui piace così”.

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