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Mimì Rea voleva portare Pasolini su “Il Napoletano” la rivista che parlava di Napoli col pretesto del calcio

“Ripartenza e ritorno a Nofi, Domenico Rea dell’inedito al già edito” (Edizioni Dante&Descartes), a cura della studiosa reana Annalisa Carbone

Mimì Rea voleva portare Pasolini su “Il Napoletano” la rivista che parlava di Napoli col pretesto del calcio

Mimì Rea voleva portare Pasolini su “Il Napoletano” la rivista che parlava di Napoli col pretesto del calcio

“Ripartenza e ritorno a Nofi, Domenico Rea dell’inedito al già edito” (120 pagine, Edizioni Dante&Descartes), a cura della studiosa reana Annalisa Carbone, è l’ennesima chicca che Don Raimondo Di Maio rilascia al mondo della cultura con la sua Dante& Descartes. Un Rea a 360° gradi che con la sua attività giornalistica varia e molteplice tenta di penetrare il mistero napoletano affidandosi alle colonne de “Il napoletano”, una rivista patinata di ispirazione calcistica che è invece un’occasione per parlare di Napoli e del suo destino che Rea voleva cambiare in Europa. Facendo questo con l’apertura della rivista a firme prestigiosissime come Bocca, Bernari, Arpino, Soldati, e tentando anche di ingaggiare a parametro zero l’intellettuale italiano più identitario e antimodernista: quel Pasolini che aveva capito che il consumismo era una tabula rasa di quell’identità contadina ed arcaica che era la vera forza dell’Italia finalmente unita.

La Carbone ci parla anche del metodo letterario di Mimí Rea che riutilizzava materiali già editi in nuovi raggrumati e raggrumati sintesi narrative da offrire al “desocupado lector”: per tentare di costruire insieme uno spirito critico sugli accadimenti contemporanei che avrebbe nei desiderata di Rea dovuto portare ad un progresso civile. Rea scriveva quindi di calcio ma non dimenticava che i “lanzichenecchi” del tifo lavoravano, vivevano, andavano a teatro o al cinema. Queste persone desideravano da una classe politica inetta e corrotta servizi e sviluppo. Rea faceva questo sia negli articoli giornalistici, sia nei suoi romanzi d’invenzione: partendo, ripartendo ma soprattutto ritornando nella sua splendida costruzione realistico-immaginativa di Nofi.

Che lo scrittore di “Ninfa plebea” sia stato profeta di quello che stiamo vivendo oggi e che si suole indicare sub voce populismo? “E che cosa vuole un dittatore? Proprio questo! Una creatura umana che non veda e non senta per fargli fare quello che lui ritiene che faccia… (Domenico Rea, Pensieri della notte, Pensiero 9)”.

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