Al momento le squadre sono obbligate pagare le tasse al fisco (statale e federale) statunitense oltre alle imposte dovute nei rispettivi Paesi di origine

“La Fifa sta portando avanti complesse trattative con le autorità statunitensi prima della Coppa del mondo per club, dopo non essere riuscita a garantire esenzioni fiscali per i 32 club partecipanti“. Questa la notizia lanciata dal Guardian. Il dato di fatto è che la guerra di dazi lanciata da Trump non fa prigionieri e colpisce anche l’amicone Infantino e la Fifa. In altre parole le squadre partecipanti al Mondiale per club dovranno pagare le tasse sui premi vinti sia al fisco americano che nei propri paesi d’origine. L’Inter, ad esempio, (o anche la Juventus) dovrà pagare le tasse negli States e in Italia.
Mondiale per club, le società dovranno pagare tutte le tasse americane sui premi
Il Guardian continua:
“A marzo, la Fifa ha annunciato un montepremi enorme per il torneo, pari a 1 miliardo di dollari, di cui fino a 125,8 milioni di dollari per i vincitori. Tuttavia, senza accordi fiscali, i club potrebbero ritrovarsi a dover pagare decine di milioni di dollari alle autorità fiscali statunitensi, oltre alle imposte dovute nei rispettivi Paesi di origine. Saranno in gara almeno 29 club stranieri, tra cui Chelsea e Manchester City”.
Il problema non si pone per il Mondiale del 2026 che si giocherà sempre negli Usa. “La Fifa ha ottenuto esenzioni da una serie di tasse con le nazioni partecipanti esentate da molte tasse comunali, statali e sulla vendita dei biglietti“. Se Infantino si fosse mosso prima anche per il Mondiale per club, allora è probabile che avrebbe ottenuto delle esenzioni anche per i club partecipanti. Purtroppo “le 12 sedi sono state annunciate solo a fine settembre, meno di nove mesi prima dell’inizio del torneo“.
Le difficoltà non finiscono qui. Infatti ogni stato in America potrebbe avere “diverse aliquote fiscali“. E quindi anche la sede in cui i club giocheranno incide sul livello delle tasse da pagare al fisco americano. “Ad esempio, in Florida, dove ci sono due sedi della Coppa del Mondo per Club a Miami e Orlando, non esiste un’imposta statale sul reddito. La maggior parte delle altre città che ospiteranno le partite è soggetta a un’imposta statale sul reddito, sebbene le aliquote varino dal 3% in Pennsylvania al 7% in California“.
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A rischio c’è il Psg (o meglio, il Qatar). “Gioca due delle tre partite del girone a Los Angeles, quindi potrebbe finire per essere il più colpito dalle tasse“.
E, come se non bastasse, c’è di peggio. Perché, come spiega il Guardian, “alcuni stati americani non riconoscono le “convenzioni contro le doppie imposizioni” del governo federale con altri paesi, che impediscono a persone e società di essere tassate due volte per i loro guadagni da regimi fiscali diversi”. Cioè, il Psg, ad esempio, rischia di dover pagare la stessa tassa due volte, una volta al fisco statale (della California in questo caso, ndr) e una volta al fisco federale.