Prima si è inventato Spinazzola regista laterale, giocato con Lukaku pivot e McTominay attaccante-ombra. Poi, si è difeso col possesso palla

Sapersi arrangiare non è un’arte, ma una skill preziosissima
Il Napoli ha battuto il Torino per 2-0, doppietta di Scott McTominay, e Alex Meret non ha dovuto fare nemmeno una parata. Sì, avete letto bene: la squadra granata ha accumulato zero tiri in porta in 90 minuti più recuperi. È questo il dato più importante che emerge dalla gara del Maradona, molto più importante dei tre punti di vantaggio degli azzurri sull’Inter: la squadra di Conte, infatti, si è presentata alla partita contro il Toro e l’ha attraversata in una condizione di assoluta emergenza. Si pensi a David Neres, a Juan Jesus, a Raspadori con la febbre. Si pensi agli infortuni in itinere di Anguissa e Buongiorno.
Eppure il Napoli ha vinto per 2-0. Eppure il Napoli non ha mai, mai, rischiato di subire gol. Sì, forse Che Adams poteva sfruttare meglio l’occasione capitatagli subito dopo il vantaggio siglato da McTominay. Ma la produzione offensiva del Torino si è fermata lì. E per merito dei giocatori di Conte. In questo senso, l’allenatore del Napoli ha dato un saggio di come si lavora nel bel mezzo di un’emergenza. Di come un allenatore può incidere, con le sue scelte, sul rendimento di una squadra. In verità Conte lo fa da inizio anno, ma contro il Torino è arrivata un’altra masterclass tattica.
Perché il Napoli, anche se incerottato e claudicante, ha comunque trovato il modo di forzare il sistema difensivo dei suoi avversari. L’ha fatto con Spinazzola regista laterale, l’ha fatto con Lukaku pivot e McTominay attaccante-ombra. L’ha fatto trovando soluzioni ed energie che non sembravano poterci essere e invece c’erano, e invece ci sono. E il merito è tutto di Antonio Conte, un allenatore che predica male e razzola benissimo, che ha dimostrato – per l’ennesima volta – che sapersi arrangiare non è un’arte, ma una skill preziosissima. Perché è così che il Napoli si è ripreso il primo posto in classifica.
Il 4-3-3 fasullo
Iniziamo dalle scelte di formazione e di modulo: Conte ha creato una rivisitazione del Napoli schierato a Monza, con Spinazzola laterale di sinistra nel tridente offensivo – ma questa è una definizione piuttosto superficiale, e ne parleremo – e con due cambiamenti nell’undici titolare, ovvero Buongiorno al posto di Rafa Marín e Anguissa al posto di Gilmour. Ne è venuto fuori un 4-3-3 atipico, diciamo pure fasullo, in cui Spinazzola ha lavorato da regista in ampiezza, non da attaccante esterno. Sull’altra fascia, invece, il ritorno di Anguissa ha determinato un maggior sfruttamento degli interscambi a tre (con Politano e Di Lorenzo, naturalmente). Così sono nate le combinazioni che hanno portato ai gol di McTominay.
Il gol che ha sbloccato la partita
L’azione viene orchestrata dopo un calcio di punizione sulla trequarti, ma la sostanza non cambia: Di Lorenzo legge e asseconda l’inserimento lungo di Anguissa con un pallone in verticale che il centrocampista camerunese rimette subito a centro area. Laddove è McTominay ad attaccare la porta, non Spinazzola (che è in posizione molto più defilata sulla sinistra). Ecco, questo tipo di manovre sono state una costante nel primo tempo di Napoli-Torino. E lo dicono anche i dati: secondo Whoscored, infatti, la squadra di Conte ha costruito il 45% delle sue azioni sulla corsia di destra.
Questo tipo di meccanismi erano – e sono risultati – i migliori per attaccare il blocco difensivo del Torino. La squadra di Vanoli, schierata con un 3-5-2/5-3-2 piuttosto scolastico, si trovava infatti a dover giocare in inferiorità numerica nel momento in cui Anguissa, Politano e Di Lorenzo riuscivano a combinare bene dal loro lato. A meno che il braccetto di sinistra della difesa granata, Masina, non lasciasse la sua posizione. A quel punto, quindi si venivano ad aprire degli spazi in cui un giocatore come McTominay, più che mai attaccante-ombra, riusciva ad aggredire in maniera perfetta.
La posizione arretrata di Spinazzola e le sovrapposizioni interne di Olivera
Come si vede chiaramente in questi frame, il Napoli si è disposto con un sistema zoppo, o comunque asimmetrico, che ha costretto il Torino a delle rotazioni difensive complicate. Anche perché il costante andirivieni di Spinazzola sulla fascia ha aperto spesso il campo ai movimenti interni di Olivera, che ha giocato tantissimi palloni (57) e spesso lo ha fatto in posizione di interno, o comunque di mezzala sinistra. Lo si vede chiaramente dalla mappa di tutti i suoi palloni giocati:
In questo campetto il Napoli attacca da sinistra verso destra
Leonardo Spinazzola (e Romelu Lukaku)
Nel primo tempo, dunque, Spinazzola ha fatto essenzialmente da “esca tattica”. Mentre il Napoli giocava principalmente dall’altra parte del campo, lui determinava il passaggio a una sorta di 4-3-3 asimmetrico – in cui McTominay agiva da seconda punta, mentre Politano continuava a operare come esterno offensivo classico. Non a caso, viene da dire, l’ex calciatore della Roma è arrivato all’intervallo con pochissimi palloni giocati, appena 18, la seconda quota più bassa di tutti i giocatori del Napoli – Lukaku si è fermato a quota 11.
Nel secondo tempo, il piano partita del Napoli è completamente cambiato, e così è cambiata anche l’interpretazione tattica di Spinazzola: come detto in precedenza, l’esterno azzurro si è trasformato in una sorta di regista laterale, un hub attraverso il quale sono transitati moltissimi palloni. A ritmi più bassi, perché Conte ha attivato la modalità risparmio energetico e ha trasformato il suo Napoli in una squadra che ha usato il possesso palla come arma difensiva, che è uscito spesso utilizzando la catena di sinistra (Spinazzola ha toccato 25 volte la palla, Olivera 28). E che proprio da quella parte ha costruito l’unico tiro tentato di tutta la ripresa: il colpo di testa di Billing, nel frattempo entrato al posto di Anguissa, che si è stampato sulla traversa. Dopo un bellissimo cross servito proprio da Spinazzola, naturalmente:
Una gran bella azione
In quest’azione va apprezzata anche la giocata di Lukaku, bravissimo ad allargarsi – trascinandosi dietro il suo marcatore/angelo custode, Guillermo Maripán – e poi a proteggere e a smistare la palla verso il centro. Laddove Politano, McTominay e lo stesso Spinazzola, poi supportato anche da Olivera, avevano già attaccato velocemente la trequarti del Torino. Ecco, Lukaku ha lavorato in questo modo per tutta la partita. Non è stato sempre preciso nello scarico e/o nell’appoggio sull’inserimento dei compagni, ma in ogni caso ha costretto Maripán a lasciare la sua posizione. In questo modo il sistema difensivo del Torino è stato a volte disarticolato, nel peggiore dei casi ha dovuto assorbire una certa pressione. Non a caso, viene da dire, il centravanti del Napoli ha finito la sua partita al minuto 86′ con 3 palloni giocati all’interno dell’area. Più un altro solo toccato in una fase di pressing:
Tutti i palloni giocati da Lukaku
Scott McTominay
In altre partite, certe prestazioni e certi numeri di Lukaku sono stati derubricati e giudicati in maniera negativa. Ci sta, in fondo parliamo di un centravanti, del terminale offensivo del Napoli. Allo stesso tempo, però, va anche detto che la struttura tattica costruita da Conte prevede che l’area venga riempita – e che quindi i gol arrivino – anche da altri giocatori. Nel caso di specie, naturalmente, stiamo parlando di Scott McTominay. Che, a guardarlo da un punto di vista puramente tattico, può essere definito come un centrocampista di quantità e con un grande fisico, abilissimo negli inserimenti e nelle letture offensive. Se passiamo a un’analisi più tecnica, però, ne viene fuori un giocatore totale, completo. Una sorta di robot a sangue caldo preziosissimo in tutte le fasi, magari non elegante ma tremendamente efficiente.
Anche in questo caso ci serviamo dei dati e della mappa dei palloni giocati: McTominay ha chiuso Napoli-Torino dopo aver accumulato 7 duelli tentati e 4 vinti con la palla a terra, il 90% di passaggi riusciti, 3 azioni difensive, 3 punizioni conquistate. Ha subito solamente 2 dribbling su 12 tentativi degli avversari, ma soprattutto ha corso per 12.671 chilometri: la quota più alta tra i giocatori del Napoli. La quota più alta tra tutti i giocatori che hanno preso parte alla partita Napoli-Torino.
Tutti i palloni giocati da McTominay
Anche questa mappa dei palloni giocati, evidentemente “a chiazze”, chiarisce come e quanto sia importante McTominay nel gioco del Napoli: il centrocampista scozzese non è sempre nel vivo del giropalla, ma corre tantissimo in tutte le direzioni in modo da “muovere” la difesa avversaria. È come se, in qualche modo, si aggiungesse laddove serve una risorsa in più: in area di rigore quando c’è da aggredirla, a centrocampo quando c’è da tamponare l’azione avversaria. Ovviamente nella trequarti campo difensiva, fin dentro l’area di rigore di Meret, quando c’è compattarsi a difesa della porta.
Masterclass difensiva
Ecco, ciò che fa McTominay è l’essenza del Napoli di Conte. Ovvero di una squadra che contro il Torino ha saputo tenere un baricentro medio-alto (posto a 55 metri) nel primo tempo e poi ha saputo retrocedere bene (baricentro a 47 metri) nella ripresa. Che ha azzannato i primi minuti di partita con un pressing alto e aggressivo e poi è come se fosse rinculata nella propria metà campo una volta incanalato il risultato sui binari giusti. In questo senso, il fatto che il Torino abbia chiuso la partita – e soprattutto il secondo tempo – con zero tiri in porta è davvero significativo.
Il Napoli di Conte sa alternare il pressing ad alta intensità e la difesa bassa e posizionale. E la sua forza è proprio questa.
Se svisceriamo ulteriormente questo dato, scopriamo che la ripresa di Napoli-Torino è come se non si fosse giocata: la squadra di Vanoli, nonostante il passaggio al 3-4-3 con l’inserimento di Vlasic e Lazaro, ha messo insieme un totale di 4 conclusioni tentate. E tutte scoccate da fuori area, di cui 3 respinte da un difensore del Napoli e una finita fuori. Se volete, c’è di più: sempre guardando al secondo tempo, i giocatori granata sono riusciti a portare il pallone nell’area di rigore avversaria soltanto 6 volte. Sì, avete letto bene: in tutta la ripresa, il Torino ha giocato solo 6 palle dentro l’area di rigore del Napoli.
È un dato incredibile, che mostra e dimostra il lavoro fatto da Conte per rendere solido il Napoli. A prescindere dagli interpreti e anche dagli schieramenti, la squadra azzurra trova sempre il modo per arginare i suoi avversari di giornata. Per minimizzare – a volte fino a neutralizzare – i più disparati sistemi offensivi. Certo, il Torino visto ieri al Maradona non ha fatto la gara della vita, sia dal punto di vista tecnico che tattico, ma va anche detto che il Napoli ha la miglior difesa dei cinque migliori campionati europei e ha subito più di un gol in sole cinque partite di questo campionato: a Verona contro l’Hellas all’esordio, due volte contro l’Atalanta, contro la Lazio e in casa del Como. Come dire: certe statistiche non possono essere un caso. Esattamente come la classifica.
Conclusioni
Il fatto che il Napoli sia riuscito a giocare così contro il Torino, al netto delle dinamiche emotive legate al risultato negativo dell’Inter, è un segnale significativo in vista del rush finale. La squadra di Conte, infatti, ha tenuto fede al suo dna ormai cristallizzato – solidità difensiva, meccanismi d’attacco mandati a memoria, manifestazione della prestanza fisica quando c’è da travolgere l’avversario, capacità di chiudersi e “addormentare” la partita – nonostante i giocatori mancanti, nonostante le defezioni in corso d’opera. E l’ha fatto in modo virtuoso, senza “subire” l’emergenza, ma affrontandola. Cercando, cioè, nuove soluzioni tattiche ai problemi di formazione.
Conte, per dirla in breve, sta facendo un lavoro davvero eccezionale. Non perché la sua squadra sia molto meno forte rispetto alle altre contender per lo scudetto, ma perché finora ha sempre cercato il modo per tenere insieme il suo puzzle nonostante mancassero dei pezzi. Molto spesso ci è riuscito, l’ha trovato. Ed è così che ha portato il Napoli in testa alla classifica. In questo senso, il fatto che sia riuscito a “inventarsi” Spinazzola da esterno offensivo per assorbire le assenze di David Neres e Raspadori, il tutto a cinque giornate dalla fine, è un vero e proprio capolavoro. Lui l’ha definito usando un’altra parola, «prodigio», ma il senso è lo stesso.