“Al Real guadagnava dieci volte più dei compagni delle giovanili: 10,5 milioni di euro lordi per tre stagioni e mezza”. Sarà il pericolo numero uno dell’Arsenal

Questa sera, oltre a Bayern-Inter, si gioca anche Arsenal-Real Madrid. E tra i Gunners c’è un certo Martin Odegaard che conosce bene Ancelotti e i suoi. Odegaard fu il baby fenomeno che il Real Madrid prese nel 2015 pagandolo una fortuna. «È da Pallone d’Oro», si diceva di lui quando aveva appena 15 anni. “Un ingaggio che ha sfiorato questioni etiche e ha mosso enormi quantità di denaro per un adolescente“, ricorda As. Tutta Europa si mobilitò per lui e questa sera, però, piuttosto che essere la punta di diamante del Real sarà il pericolo numero uno.
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Il Real Madrid lo voleva ad ogni costo
Quando il Madrid piombò nelle trattativa per assicurarsi le sue prestazioni era tardi. Su di lui c’erano già da tempo Bayern e Arsenal. Il papà, Hans-Erik, era già andato a Monaco e Londra. Poi arrivò Florentino Perez. “Il Madrid arrivò con una tale forza che durante la sua visita a Valdebebas sedusse gli Odegaard e affosò il Bayern, provocando un terremoto a Sabener Strasse (centro sportivo del Bayern, ndr). Oltre al fascino, ai i soldi, il Real vinse questa battaglia contro più di mezza Europa e pagò 2,3 milioni di euro per lui allo Stromsgodset“.
“Fu ingaggiato per 10,5 milioni di euro lordi per tre stagioni e mezza (più 50.000 euro per ogni partita della prima squadra) – ricorda As – quindi il suo stipendio annuale era più di dieci volte superiore a quello della maggior parte dei suoi compagni di squadra delle giovanili, che guadagnavano in media circa 250.000 euro all’anno al massimo. Odegaard preferiva giocare a tennis o andare al McDonald’s piuttosto che socializzare con gli altri giovani giocatori del Real Madrid. Non si considerava uno di loro. Per contratto aveva una stanza nella residenza della prima squadra a Valdebebas. Un contratto che è stato poi rinnovato due volte con ulteriori miglioramenti“.
Un 16enne trattato come un giocatore affermato. La spiegazione di questa maxi operazione l’ha data Ancelotti, senza mezzi termini. Nel suo libro “Quiet Leadership: Winning Hearts, Minds, and Parties” scrive:
“Quando Florentino compra un giocatore norvegese, bisogna accettarlo. Inoltre, il presidente aveva deciso che avrebbe giocato tre partite con la prima squadra come colpo di marketing. Non l’ho mai chiesto. È stato un acquisto di marketing“.
La gestione di Odegaard al Real Madrid
Il 23 maggio 2015, a campionato già perso, Ancelotti, che aveva i giorni contati, lo fece esordire nel secondo tempo contro il Getafe. Poi fu il turno di Benitez. Lo inserì nella preseason della prima squadra, anche se non era previsto. Lo spagnolo si tolse subito l’incombenza di farlo giocare concedendogli qualche minuto nella prima amichevole, in Australia (45′ contro la Roma), prima di mettersi a lavorare seriamente con quella che voleva fosse la sua squadra.
Con Zidane, invece, Odegaard non ebbe un buon rapporto. Ai tempi il francese allenava le giovanili. “Ci fu un primo scontro con Zidane perché Odegaard mostrò poca disponibilità ad allenarsi con la squadra riserve. Poi, sia in prima squadra che dopo le lamentele interne di Odegaard per non aver giocato, Zizou ha dovuto modificare l’impostazione della squadra per farlo giocare da centrocampista offensivo e facendo girare tutto intorno a lui“.
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Al ritorno di Ancelotti, il norvegese chiese un posto da titolare ma la cosa finì lì e andò all’Arsenal dopo vari pellegrinaggi in prestito. “Dopo quasi quattro anni, quattro prestiti (Heerenveen, Vitesse, Real Sociedad – con un gol al Bernabéu nella famosa vittoria per 3-4 in Coppa del Re nel 2021 – e Arsenal) e un trasferimento da 40 milioni di euro, Odegaard sta trionfando all’Arsenal fatta su misura per lui, dove l’eccellenza e le esigenze non sono, di gran lunga, quelle del Real Madrid“.