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Omicidio capo ultras Inter, tutti gli arrestati restano in silenzio davanti al gip

L’Ansa riporta l’evoluzione dell’inchiesta partita dalle rivelazioni dell’ex leader della curva Nord interista Andrea Beretta sull’omicidio di Vittorio Boiocchi

Omicidio capo ultras Inter, tutti gli arrestati restano in silenzio davanti al gip
As Roma 20/10/2024 - campionato di calcio serie A / Roma-Inter / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: tifosi Inter

Erano previsti per oggi gli interrogatori degli ultras arrestati nell’inchiesta per l’omicidio di Vittorio Boiocchi ammazzato a colpi di pistola il 29 ottobre 2022 sotto casa a Milano, nel quartiere Figino. L’Ansa riporta che tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

“Si sono avvalsi tutti della facoltà di non rispondere gli arrestati, a seguito delle dichiarazioni dell’ormai collaboratore ed ex leader della curva Nord interista Andrea Beretta e dei riscontri acquisiti, per l’omicidio dello storico capo ultrà nerazzurro Vittorio Boiocchi, ammazzato a colpi di pistola il 29 ottobre 2022 sotto casa a Milano, nel quartiere Figino. Hanno deciso di non parlare, davanti alla gip Daniela Cardamone, Pietro Andrea Simoncini, legato alla ‘ndrangheta e presunto esecutore materiale con Daniel D’Alessandro (preso in Bulgaria e in fase ancora di estradizione), Marco Ferdico, che era nel direttivo della Nord, e il padre Gianfranco – a cui Beretta presunto mandante, come messo a verbale, avrebbe dato 50mila euro per l’omicidio – e anche Cristian Ferrario, che si intestò lo scooter usato dagli esecutori.

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Sei le persone destinatarie della misura eseguita l’11 aprile nelle indagini della Squadra mobile, coordinate dai pm Paolo Storari e Sara Ombra, tra cui ovviamente anche Beretta, le cui dichiarazioni, che hanno permesso di far luce sull’uccisione e sul ruolo di tutti, sono già agli atti e confermate. Il nuovo filone sulle curve di San Siro, che ha portato alla risoluzione del cold case, è scaturito dai verbali di Beretta, che a novembre, dopo essere finito in carcere per aver ucciso Antonio Bellocco, rampollo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta e anche lui nel direttivo ultras, ha deciso di parlare.

Un omicidio premeditato e con “modalità mafiose”, tanto che è stata contestata l’aggravante, e inserito nel contesto di una guerra sulla gestione degli affari legati al mondo delle curve. Beretta, come da lui messo a verbale, fu il mandante dell’omicidio perché non voleva spartire con Boiocchi l’affare del merchandising e gli altri business. Simoncini e Ferrario, difesi dal legale Mirko Perlino, ricorreranno al Riesame”

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