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Posta Napolista – Quattro lettere contro Conte e una a favore (più un aureliano). I lettori dicono la loro

Si va dal fastidio per la retorica del miracolo alla frase sui napoletani cattivi, al presunto non gioco. Solo uno dice che il Napoli è fermo al business plan di Benitez

Posta Napolista – Quattro lettere contro Conte e una a favore (più un aureliano). I lettori dicono la loro
Ni Napoli 25/01/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Juventus / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Posta Napolista – Quattro lettere contro Conte e una pro (più un aureliano). I lettori dicono la loro

È fastidiosa la narrazione del Conte miracoloso
Gentilissima redazione del Napolista, vi seguo da tantissimi anni, dall’arrivo a Napoli di Benitez, un tecnico che ho sempre ammirato e che da tifoso del Napoli, nonostante risultati non eccelsi ed un gioco non esaltante, ancora oggi merita solo ringraziamenti per aver posto le basi del Napoli spumeggiante di Sarri e che solo dopo 7 anni (3 di Sarri, 1 e mezzo Ancelotti, 1 e mezzo Gattuso e 1 Spalletti) è stato definitivamente rimpiazzato.

Vorrei però arrivare al nocciolo della questione che mi ha spinto dopo tanti anni ad esprimere un mio pensiero.

Quello che onestamente mi sta dando fastidio, è questa narrazione del Conte miracoloso, che ha preso 25 idioti e li sta facendo vincere il campionato.

Non voglio assolutamente sminuire il fantastico lavoro fatto dall’allenatore, ma bisogna essere realisti e vedere i fatti. Conte ha in mano una squadra che al 3 di settembre 2024 contava 8 titolari dello scudetto, con Al posto di Kim (uno sconosciuto al primo anno in Italia, un difensore destro adattato a sinistra), Buongiorno, difensore nel suo ruolo naturale e che se pur una scommessa, come difensore era già nel giro della Nazionale e conosce il campionato italiano. Al posto di Piotr Zielinski, McTominay. Onestamente lascerei proprio stare qualsiasi commento.
Ultimo, al posto di Osimhen, Romelu Lukaku.
Ok, potremmo superficialmente dire che qui ci abbiamo perso, ma siamo sicuri?
Sappiamo tutti bene, i capricci e i problemi creati dal nigeriano, inoltre il signor Lukaku che sa bene come si vincono i campionati, nonostante i suoi non più verdissimi 31 anni, ha dimostrato una integrità fisica che negli ultimi anni Osimhen si è sognato.

Poi arriviamo alla questione Kvara. Il georgiano è stato sostituito con Neres, quello che è mancato è stato il sostituto del sostituto. Siamo onesti, dopo 150 milioni spesi in estate per accontentare Conte, il Napoli, ma sarebbe più giusto dire, almeno 18 squadre di Serie A, possono permettersi di tenere in panchina un giocatore pagato 30 milioni con un ingaggio di 3?

Con queste basi, con solo una competizione da giocare, in puro stile Sarri e Mazzarri, dove si decideva di buttare via volontariamente competizioni europee “secondarie” e Coppa Italia, ma veramente credete che è stato fatto un miracolo?

Un’ultima cosa: spesso si usa dire, ha preso una squadra decima e sta vincendo il campionato.
Ma secondo me anche questo è un pensiero falsato. Il Napoli era quarto in classifica con Garcia, aveva da giocare la Supercoppa Italiana e si era prossimi al calciomercato invernale, dove poter riparare i danni fatti dalla società in estate, non vorrei errare, ma se ricordo bene, eravamo anche in corso per la qualificazione nel gruppo Champions.

Probabilmente quel Napoli che aveva fatto un mercato estivo orrendo e che aveva un allenatore malvoluto dai senatori del gruppo e con tutti i suoi limiti caratteriali del caso, sarebbe finito nel peggiore dei casi tra il quarto e il settimo posto, ma la società ha deciso di fare altro.

Quindi in chiusura, è veramente corretto parlare di miracolo? Tralasciando per altro il gioco di questo Napoli, dove per essere benevoli dobbiamo usare aggettivi come “efficace, cinico, essenziale, impenetrabile, arcigno”… E una lacrimuccia scende quando dopo Napoli seguiva “spettacolare, spumeggiante, devastante, meraviglioso”.

Un abbraccio a tutti, continuate così.
G. Saggese

Fuori luogo e infantile definire i tifosi del Napoli cattivi
Sono sicuro che nn volesse giudicare in malo modo i tifosi napoletani; altrettanto lo sono affermando che, nel primo tempo, abbia sbagliato del tutto la formazione, scesa in campo come se dovesse affrontare una qualunque capolista e rafforzare fino alla fine il proprio bunker difensivo (chissà perché, poi…forse sulla scia degli attacchi ricevuti da parte dei media e social napulegni dopo quanto affermato nella conferenza pre partita; in realtà, solo una fondata invettiva verso la società e il suo presidente, da voi ottimamente definita come un’ “antropologia del papponismo”).

Da tignoso e, soprattutto, levantino qual è, non ne ha potuto più quando, dai prossimissimi spalti, gli hanno urlato le sostituzioni da fare e il diverso assetto tattico da adottare per poter vincere la partita, ricordandogli pure che, in fondo, si trattava solo di una squadra già retrocessa, ultima in classifica e davvero modesta. Modestissima.

Apriti cielo! Certo, non saranno stati suggerimenti in nome del bon ton, ma, tant’è, hanno sortito l’ effetto, smosso le chete e puzzolenti acque e fatto, in sintesi, una mezza schifezza quel vagone di staff che si porta appresso in panchina (ed io pago! Avrà pensato il romano…). Diciamo pure che, al posto di sentirsi dare dell’“incompetente”, abbia preferito reagire di pancia e virare sull’infantile e confessionale aggettivo “cattivo” in tutta risposta alla di lui percepita provocazione dei tifosi.

“Esperto”, l’aggettivo idoneo era esperto, non cattivo. Il tifoso napoletano onesto, con i suoi atavici, ancestrali vissuti calcistici – e non solo, ahimé! – fatti di sacrifici, privazioni, fallimenti ed abusi, oltre che di un’umana empatia verso chi perde, ha sviluppato un pragmatico senso tecnico del calcio – senz’altro anomalo per chi è tifoso e basta!, e reprime la parte emotiva, umana, e che solo pretende senza dare – da renderlo un esperto, atipico giacché viscerale, non certo meritevole dello stigmatizzante “cattivo” da lui proferito in una comprensibilissima “cimma ‘e scerocco”, pardon: di levante.
Enzo Cuomo

Caro Napolista, su Conte non ci siamo: manca l’uomo e manca il tecnico
Caro Napolista, condivido tantissime cose che leggo sul sito, ma in merito a Conte proprio non ci siamo. Comprendo il vostro. intento di tenere l’ambiente unito per giungere al meritato quarto scudetto. Ma poi, quando sarà raggiunto, diciamocelo francamente: manca l’uomo e il tecnico.
Vincenzo Salvati 

Il Napoli è fermo sempre al business plan di Benitez
Caro Napolista, sorprende (non poco) lo sconcerto e il disappunto che da più parti le dichiarazioni rilasciate da Antonio Conte, nel post-partita con il Monza, hanno destato. Come ampiamente anticipato dal Napolista (ve ne si deve dare atto), siamo di fronte all’abituale snodo di fine annata, il dramma “inatteso” del sogno infranto, il brusco risveglio che ci consegna alla dura realtà, mentre si è ancora sospesi nel limbo fatto di torpore e veglia. Bisogna premettere che una gran parte di osservatori e di tifosi è certamente incline al rapido cambiamento di umore in contesti simili, passando velocemente dall’idolatria al giudizio negativo tranchant (per non parlare delle offese personali), ma non percepire per tempo l’addensarsi di nuvole sul rapporto tra Antonio Conte e la Società, e un po’ come non capire la differenza che intercorre tra i termini “guardare” e “vedere”.

Il brusco risveglio purtroppo avviene. Un po’ prima un po’ dopo…ma si verifica sempre.

Era la primavera del 2015, se non erro, che il mai troppo rimpianto Benitez (questa affermazione riflette solo la mia personale opinione) chiedeva di conoscere il “business-plan” della Società, al fine di stabilire la propria permanenza a Napoli, ponendo l’accento non tanto sul mercato ma sulla opportunità di acquisire o corredarsi in maniera permanente di centri e strutture funzionali all’ambizione di collocare il Calcio Napoli tra le squadre europee di prima fascia. In altre parole, considerava necessario porre la “prima pietra” non solo in termini metaforici, al fine di rendere la Società sportiva Calcio Napoli non una semplice squadra di passaggio ma un punto di arrivo (come con una disarmante ingenuità Conte ipotizzava ad inizio stagione). Come poi è andata a finire da quella primavera del 2015 è a tutti noto. Oggi anche ad Antonio Conte che, forse con tono meno british di Benitez, sostanzialmente chiede le stesse cose, ma vede sempre più distante il loro realizzarsi. Ed è così, c’è poco da fare, il Napoli è stato ed è tutt’ora un ottimo trampolino, una grande opportunità per calciatori ed allenatori bisognosi di lancio (o rilancio), ma non appare in grado di accogliere e di sostenere carriere e professionalità famose e strutturate. Volendo estendere (in minima parte) questa riflessione ad aspetti socio-culturali e di costume, ciò riguarda anche Napoli, che non riesce a dare una dimora permanente ai talenti migliori, oggi come ieri. Gli esempi celebri sono tanti e noti a tutti.
A tale riguardo, per meglio definire quanto detto finora, volendo fare una sorta di similitudine, prendo a prestito una assai famosa risposta di Mark Knopfler, celebre chitarrista rock, ad un giornalista che gli chiese come avrebbe definito il gruppo musicale dei Dire Straits, di cui era il leader indiscusso; egli rispose: “considero i Dire Straits come un luogo meraviglioso da visitare, ma non in cui fermarsi per vivere”.
Francesco Ciaramella 

La strategia di Conte è quella della distrazione di massa, distrae l’attenzione dalle sue responsabilità
Egregio Direttore,
premetto che sposo al 100% la linea editoriale del Napolista quando si esprime contro l’immagine folkloristica della città e contro una supina acquiescenza della classe sua dirigente.
Mi piacerebbe però offrire una diversa lettura delle recenti esternazioni di Antonio Conte.
Non eccepisco in merito alla tesi del Napolista del “lungo addio”. Quando Conte viene ingaggiato da un club porta con sè il rischio di un epilogo subitaneo e potenzialmente burrascoso. Sono anche convinto che De Laurentis e Conte sono persone intelligenti e se vorranno potranno evitare che i panni sporchi vengano messi in piazza.
Io trovo che Conte, con questa tecnica di “distrazione di massa” sia riuscito nell’intento di sviare l’attenzione dalle sue manchevolezze di allenatore-manager, ruolo che De Laurentiis gli ha concesso e ha tutelato con i suoi silenzi degli scorsi nove mesi.

Io credo che questo campionato sia stato caratterizzato dal flop della Juve e del Milan, che hanno lasciato spazio a squadre come il Napoli, l’Atalanta, il Bologna e più dietro Lazio, Roma e Fiorentina, di “sognare” ciascuna a modo suo. L’inter dal canto suo procede lento, anzi lentissimo pede verso uno scudetto che la tifoseria nero-azzurra guarda quasi con disinteresse (Ausilio docet).

Fatte queste debite premesse, io credo che dal mese di febbraio il Napoli stia mettendo in scena uno spettacolo indecente vanificando la possibilità di conquistare il quarto scudetto seppure in una stagione che De Laurentiis e Conte avevano destinato alla ricostruzione.
Di fronte a questo spettacolo indecente Conte ha mantenuto una linea ben precisa: elogia i propri giocatori (anche quelli che non ha mai fatto giocare), definisce il possibile scudetto un miracolo al pari della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Io, nel mio piccolo, credo che il Napoli stia mettendo uno spettacolo indecente e gettando una opportunità preziosa, venendo meno proprio in quelle caratteristiche delle quali Conte diu erge a vate: intensità, atletismo, resilienza, garra.

Dalla partita Roma Napoli in poi il Napoli gioca svogliato e distratto nei singoli e nella squadra.
La domanda a Conte dovrebbe essere: Mister, ma come mai il Napoli manifesta un atteggiamento nella partita così distante da ciò che lei propugna? Trovo risibile che la squadra abbia risentito sul piano emotivo ed atletico dall’addio di Kvara. Conte abilmente impone un vero “regime del terrore” per il quale nessuno dei giornalisti ha il coraggio di incalzarlo.

Una piccola nota al margine: ma con quale credibilità un allenatore del calibro di Conte che fa della durezza dei propri allenamenti un marchio di fabbrica può attribuire gli infortuni muscolari alla durezza del campo di allenamento. Io, da profano, riterrei che l’intensità degli sforzi compiuti in allenamento sia una spiegazione possibile senza gettare la croce sui giardinieri di Castelvolturno.
Con stima,
Luca D’Angelo 

Noi presidenzialisti incalliti
Caro direttore,
con questa lettera desidero sottolineare che la “fronda” di noi presidenzialisti incalliti, feroci e convinti è più viva che mai! Certo, la foto per la pace con gli ultras dell’aprile 2023, dopo un anno di assurde contestazioni mentre “…la capolista se ne andava…”, la gestione del post scudetto ed alcune scelte infelici hanno in qualche modo fatto temere il sottoscritto e non solo di essere arrivati alla fine di un ciclo. Quest’anno invece, meno sorprendentemente di quello che si possa pensare, il nostro Napoli è li, a giocarsi lo scudetto con Conte in panchina. Negli ultimi dieci anni ben tre volte siamo arrivati almeno ai punti massimi che potremmo raggiungere quest’anno (86), negli ultimi cinque anni due volte abbiamo avuto la migliore difesa, dei nostri 19 piazzamenti totali (2° e 3° posto in Serie A) ben 8 sono relativi all’attuale dirigenza. Cito questi numeri non per sminuire il grande lavoro di Conte in panchina, ci mancherebbe; cito questi numeri perché credo che non basti mai sottolineare l’enorme lavoro fatto dal presidente e dal suo staff in questi anni. Conte, Spalletti, Ancelotti, Sarri, Benitez e gli altri fanno parte di un percorso di crescita significativa e costante che è bene sempre tenere a mente, senza divisioni e senza necessariamente dare meriti/demeriti a tavolino in maniera frettolosa. Forza Napoli sempre! nella speranza di continuare a viver di cotanta meraviglia.

Un cordiale e caro saluto,
Mario Augusti

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