A Tennis Open: «Ritorno a Roma? Ho un legame speciale con l’Italia, ho vinto lì i miei primi Challenger ed era un grande obiettivo per me all’epoca»

La parentesi al Masters 1000 di Montecarlo, per lui, non si è rivelata positiva complice un problema fisico che l’ha costretto al ritiro. Ma Holger Rune guarda al futuro con moderato ottimismo, consapevole di avere dalla sua la carta d’identità. Il classe 2003 danese ha rilasciato una lunga intervista a “Tennis Open” – ai microfoni di Giuseppe Canetti – soffermandosi sul lavoro svolto durante l’ultimo anno, sul futuro e tanti altri temi: vi proponiamo di seguito un estratto della chiacchierata.
Le parole di Holger Rune
Cominciamo da un bilancio del periodo Indian Wells/Miami? In che condizioni fisiche e mentali arrivi a Montecarlo
«Penso che sicuramente arrivare in finale nel primo Masters 1000 dell’anno sia un buon inizio. Sento di aver fatto molti progressi in allenamento e sto lavorando bene con il mio team».
Dopo diversi cambi di allenatore, sei tornato alle origini e sembra che i risultati ne stiano beneficiando: qual è la “ricetta” che stai seguendo?
«Adesso è uno sviluppo costante. Costruire ogni giorno. Niente scorciatoie».
Le lacrime a Indian Wells sono sicuramente un segno di cambiamento. Addio all’immagine del “bad boy” che molti ti avevano attribuito?
«Non penso di essere mai stato un “bad boy”. Non è nella mia natura. Sono una persona abbastanza rilassata, mi piace ridere e divertirmi. Penso che quell’immagine convenisse ai media, ma sinceramente non mi ci sono mai identificato».
Che sensazione hai provato nell’essere citato più volte nel documento della PTPA?
«Non seguo per niente la politica nel tennis. A me interessa il tennis, non molto altro. Non ho mai parlato con la PTPA, quindi è mi sembra impossibile che io sia stato citato in qualcosa…».
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Tornerai presto in Italia, che conosci molto bene. Vuoi mandare un messaggio ai tifosi italiani e a Sinner, che rientrerà dalla squalifica proprio a Roma?
«Sai, ho un legame speciale con l’Italia. Ho vinto lì i miei primi Challenger ed era un grande obiettivo per me all’epoca. Non è facile vincere un challenger a 18 anni, e ho ricevuto tanto supporto dalla gente del posto nei match difficili, quindi sento un legame speciale. Amo tornare in Italia. Per quanto riguarda Sinner, deve essere davvero dura per lui in questo momento. È difficile non poter giocare, quando ami farlo. Quindi sono sicuro che sarà felicissimo di tornare in campo proprio a Roma. Abbiamo bisogno di lui nel circuito. Il suo livello è altissimo, e per me la cosa più ispirante è la sua capacità di mantenere un livello così alto durante tutto l’anno. Onestamente, non si vedeva qualcosa del genere dai tempi dei Big 3. Sta spingendo i limiti e questo è positivo, perché ci stimola tutti a migliorare».
Immaginiamo che la tua ambizione sia tornare in Italia, tra qualche mese (ATP Finals)…: cosa ne pensi?
«L’obiettivo è sicuramente Torino».
Quest’anno non devi difendere molti punti, anzi hai ottimi margini di crescita. Pensi che questa possa essere l’occasione giusta per affermarti nelle parti altissime della classifica?
«Ora mi concentro meno sul ranking e più sul mio sviluppo. Il ranking è una conseguenza del mio progresso. Se continuo a lavorare come sto facendo adesso, allora sì, è sicuramente realistico ambire alla top-3».
A proposito di top player, proviamo a fare un pronostico: chi saranno i primi giocatori del mondo nel 2030?
«Sai, il mondo cambia continuamente. Quello che abbiamo visto con i Big 3 non sono sicuro lo rivedremo mai. Con quei giocatori era facile prevedere la top-3. Forse c’era una motivazione speciale e una competizione tra loro che li ha spinti a una grandezza mai vista prima. Forse saremo fortunati e potremo anche noi spingerci a un certo livello di grandezza. Come ho detto, ci vorrà uno spirito competitivo sano tra i giocatori, e speriamo che questo porti a un grande tennis e a tanto spettacolo per i fan. E anche tanta gioia per noi, come giocatori. Fare un pronostico sulla top-5 del 2030 è impossibile. Ci sono tantissimi giocatori forti, quindi tutto dipende da chi vorrà di più quella posizione in alto. E da chi avrà la fisicità per arrivarci e restarci. Quello che so è che dobbiamo portare gioia a noi stessi e ai nostri tifosi. Questo è un grande obiettivo, e poi vedremo fin dove potrà portarci».