Alla Gazzetta: «i tre punti di vantaggio dell’Inter sono un buon margine per affrontare la volata finale. È inutile guardare al calendario»

Arrigo Sacchi ha parlato anche del Napoli alla Gazzetta dello Sport:
«In ogni caso il Napoli, con il pareggio di Bologna, non si è avvicinato più di tanto: i punti di distacco, a favore dei nerazzurri, sono sempre tre e mi pare un buon margine per affrontare la volata finale. Inutile, a mio avviso, guardare al calendario dell’Inter e del Napoli per capire dove, come e quando le due possono perdere o guadagnare punti. Lo dico perché, al tramonto di ogni campionato, la differenza non la si fa basandosi sulle qualità tecniche, ma si punta moltissimo sull’aspetto atletico e nervoso. Può capitare di vincere una partita difficilissima contro una diretta concorrente e poi di crollare in uno scontro con una squadra che, sulla carta, è considerata debole. La storia della Serie A è piena di questi episodi, e per questa ragione considero le tabelle un esercizio abbastanza fine a sé stesso».
Prosegue Arrigo Sacchi:
«Inoltre il Napoli non mi pare che sia nel suo momento migliore: la squadra di Antonio Conte sta facendo un piccolo miracolo, perché è stata assemblata nell’estate scorsa, veniva da una stagione negativa ed è subito stata capace di sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda del suo allenatore e di arrampicarsi fino al vertice della classifica».
Sacchi: «Conte è un fuoriclasse, lo premia la sua dedizione al lavoro»
L’ex tecnico Arrigo Sacchi elogia gli allenatori italiani in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
«Un vento nuovo soffia sull’Italia, finalmente si gioca a calcio. E gran parte del merito di questa rivoluzione è degli allenatori di casa nostra, che hanno saputo abbandonare la tradizione e si sono lanciati con coraggio verso il futuro. Quando sono arrivato al Milan nel 1987 si faceva difesa e catenaccio. Adesso si cerca il dominio del campo, si vuole avere il pallone tra i piedi, si provano a seguire le linee maestre di questo sport che parlano di gioco offensivo e collettivo. Nessuno è migliore di loro quando si tratta di guidare una squadra che partecipa alla Serie A. Gli italiani conoscono l’ambiente e soprattutto hanno in testa e nel Dna i principi tattici che nel nostro campionato, più che in Europa, sono determinanti».