L’intervista del Telegraph alla leggenda del Liverpool: “Non ero più duro degli altri, a volte ho esagerato ma dall’altra parte c’era sempre uno pronto a fare lo stesso”

Graeme Souness non sopporta gli stupidi. Che come attacco di un’intervista non è male. Il Telegraph ha parlato con la leggenda del Liverpool, uno dei grandi “duri” del pallone. Quando Jim White gli domanda chi del Liverpool di oggi avrebbe giocato Reds campioni della sua epoca, lui risponde scocciato: “Domanda scema. Tutti i giocatori considerati i migliori oggi lo sarebbero stati negli anni Ottanta. E, a meno che non abbiano cambiato radicalmente le regole, sarebbero i migliori tra 30 anni. Ciò che rende i giocatori migliori sono il tocco e la capacità di vedere il gioco. Se ci riesci, prosperi in qualsiasi condizione, in qualsiasi momento. I ragazzi di oggi sarebbero stati campioni anche ai miei tempi”.
Va bene l’intercambiabilità generazionale, ma non è del tutto chiaro quanti calciatori di oggi sarebbero contenti di trovarsi Souness di faccia nel tunnel mentre lui effettua una rapida analisi dei loro stinchi… “Senti, ci sono tipi duri e tipi duri, e io non sono uno di quelli. Certo, sul campo da calcio a volte ho esagerato. Tutto quello che posso dire è che c’era sempre qualcuno tra gli avversari pronto a fare lo stesso. Questa è la mia unica difesa”.
Il calcio di oggi “è il gioco che amo, solo che al momento penso che siamo in un periodo in cui il modo in cui si è evoluto lo rende un gioco non proprio piacevole da guardare. C’è troppo calcio sulla linea di metà campo, per i miei gusti. Penso che le statistiche sul possesso palla, sui passaggi completati e tutto il resto siano diventate fin troppo importanti per gli allenatori oggi. Credo che le statistiche non siano utili al gioco. Quella statistica che Sky sta mostrando attualmente: chi ha subito più falli. Non si subiscono falli. Quando è diventata una competizione? Se fossi stato in cima a quella classifica, i miei allenatori al Liverpool mi avrebbero detto: il motivo per cui sei in cima a quella classifica è che tocchi troppo la palla, e il motivo per cui tocchi troppo la palla è che non vedi il gioco abbastanza presto”.
Ma la sua vera ossessione è il gioco dal basso. “Sono sconcertato da questi giovani allenatori ossessionati dal gioco da dietro. Quello che facevamo al Liverpool, per i primi 15 minuti, era tirare lungo, allargare il campo il più possibile, far fare a Ian Rush una corsa con i difensori, far esitare i difensori centrali a spingere. E quando la loro grinta finiva, si iniziava a giocare a calcio. Oggigiorno, se giochi contro il Liverpool, l’Arsenal, il Bournemouth, se telefoni ai loro allenatori il venerdì sera e chiedi come vorresti che giocassimo domani, ognuno di loro ti risponderebbe: ti dico cosa, riparti da dietro. Perché siamo davvero bravi a pressare e ti togliamo la palla in pochi secondi”.