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Vedi Conte, a Napoli gli arruffapopolo sono osannati da perdenti. Per te è diverso, sei juventino e parli in faccia

Più che cattivo (o oltre che cattivo), il tifoso napoletano è intellettualmente disonesto. Chi contesta questa gestione (non pochi), non si offenda quando il tecnico lo manda a quel paese come a Monza

Vedi Conte, a Napoli gli arruffapopolo sono osannati da perdenti. Per te è diverso, sei juventino e parli in faccia
Db Milano 06/10/2019 - campionato di calcio serie A / Inter-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Antonio Conte-Maurizio Sarri

Vedi Conte, a Napoli gli arruffapopolo sono osannati da perdenti. Per te è diverso, sei juventino e parli in faccia

È stata la Pasqua di resurrezione per Antonio Conte. Nel caos generato dal post partita di Monza, l’obiettivo del tecnico è bello che ottenuto: si parla di lui. Non della squadra. Protetta e nascosta all’ombra di un gigante della panchina. Il migliore della storia del Napoli. Senza tema di smentita. Senza sondaggi e onanismi affettivi. Le supercazzole spallettiane, seppur affascinanti e godibili al tempo, nel contismo non hanno cittadinanza. Il linguaggio è diretto, in modo che non vi siano fraintendimenti. I non detti non sono contemplati. I ruoli sono invertiti. Negli anni ruggenti era il presidente a non avere peli sulla lingua. Le intemerate sulla gestione dei suoi allenatori sono lontane. Quella di Madrid su Rog, Giaccherini è vecchia di otto anni. Adesso è Conte che allena, e non lui come l’anno passato, che non le manda a dire. I terreni di Castel Volturno non sono rifatti, per questo le zampine di Neres si infiammano. E non solo quelle di Neres. Soffriamo il Monza perché nessuna squadra di serie A, cede il miglior giocatore del campionato a metà stagione. Beh si lo hanno fatto i Dallas Mavericks con Luka Doncic. Ma quella è la Nba. Ma pur sempre una storia di numeri 77.

A Napoli se non si vince si diventa cattivi. Beh Antò questo non è del tutto esatto. Dipende da chi siede sulla panchina. Se c’è uno juventino, cattivi non è esatto. Con uno juventino in panchina si diventa intellettualmente disonesti. A Napoli la tifoseria ha amato alla follia un perdente di successo come Sarri, che aveva a disposizione dieci volte il talento che hai tu, e una pressione ambientale inesistente. Anzi ogni sconfitta era giustificata o con un attacco alla società, ovvero alla napoletana: o’ palazz’. A Napoli ruffiani ed arruffapopolo, che difendono la città, aprendo sportelli, possono anche diventare anche sindaco.

Lasciate lavorare Conte. Fino alla fine

Conte non sta facendo altro che togliere pressione ai suoi uomini. Un giochino vecchio come il cucco, ma che non tutti sono in grado di praticare. Ovviamente l’infelice comprensione di questo trucchetto riguarda tantissimi. Si guarda il dito, e nessuno che vede la luna. Tavole rotonde, ping pong e tribune politiche si scervellano per cavare il ragno dal buco: Conte rimarrà a Napoli? Non è questo il punto. Il punto è mantenere il focus a cinque giornate dalla fine. Questo è l’obiettivo di Conte: tenere la sua squadra al sicuro da critiche, polemiche e mantenerla concentrata sugli spelacchiati terreni di Castelvolturno. Così fanno le squadre di calcio che vogliono vincere. Conte ha già deciso cosa fare, ma ciò non gli impedisce di spendersi sino all’ultimo di questi ultimi 450’ per il suo datore di lavoro. Questa è la lezione. Ma Napoli si offende. Il popolo napoletano non lo capisce, fossero cittadini lo capirebbero, ma sono solo popolo. L’evoluzione alla moderna società civile è una chimera a queste latitudini.

Sarà quel che sarà il futuro del Napoli. Ma per chi ha voluto viverla in maniera consapevole, quella attuale è stata una stagione di fede assoluta. Una stagione nella quale si è vissuto come mai. Con un gruppo tecnico, che con il poco aggiunto ai reduci del Leicester, è stato in grado di andare oltre le proprie possibilità. Con coraggio, nonostante un organico risicato, ma che guidato alla grande ha dato dimostrazione plastica di come si debba vivere il calcio. Chi contesta questa gestione tecnica non è in grado di percepire la distanza che c’è tra una panchina e una tribuna. E se vieni mandato a quel paese non hai diritto ad offenderti.

Lasciatelo lavorare. Fino alla fine.

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