ilNapolista

Vincenzo Sarno: «Fui pagato 120 milioni, ma la mia famiglia ha visto ben poco»

L’attaccante del Pompei lascia il calcio e racconta a Repubblica: «Avrei meritato la Serie A, ma se non è arrivata è per colpa delle scelte che ho fatto. Non ho rimpianti, però. In Serie C pagavano bene»

Vincenzo Sarno: «Fui pagato 120 milioni, ma la mia famiglia ha visto ben poco»

Vincenzo Sarno si ritira dal calcio. L’attaccante del Pompei era un enfant prodige del pallone, che sembrava destinato ad una carriera sfavillante, quando nel 1999 si trasferì a Torino. Una scelta che forse Sarno non rifarebbe come raccontato a Repubblica: «Avevano detto che il Torino avrebbe dato un lavoro a mio padre, che lui avrebbe trasferito la famiglia al Nord. Non andò così. Mi ritrovai da solo, dentro una vita che non conoscevo. E che da subito ho rifiutato».

Il Torino lo pagò 120 milioni «Dei 120 milioni la famiglia ha visto poco. Sul mio trasferimento c’è stato un bel business. È stata una scelta sbagliata, fatta da persone che giravano attorno a me. Hanno cavalcato l’onda, i giornali, Porta a Porta, Domenica In, Le Iene. Non è stata colpa del Torino, e neppure della mia famiglia, che ha deciso ben poco. Non parlo volentieri di quel periodo. È stato breve, poco più di un mese, ma le pressioni sono arrivate forti. E mi hanno segnato».

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Vincenzo Sarno (@enzo10sarno)

Da lì in poi ecco il lungo peregrinare nella Serie C italiana, con ben 14 società: «Il calcio è così, un giorno sei intoccabile, il giorno dopo si scordano di te».

Su Roberto De Zerbi, ai tempi del Foggia: «Sono contento di quello che ho fatto. E ho avuto la fortuna di conoscere un allenatore come Roberto De Zerbi, un genio, oggi uno dei più forti al mondo. Sono stato al Foggia dal 2014 al 2018, tre stagioni con lui, in tutto trenta gol. Non mi sono più ripetuto. De Zerbi era unico per quello che ti diceva negli spogliatoi, per come ti schierava in campo».

Chiudendo la sua carriera nel calcio Sarno fa i bilanci: «L’altezza? Ero comunque veloce, nella corsa e nell’esecuzione. Il trasferimento a 10 anni? Quella storia ha pesato. Ho fatto una vita di pressioni, ho dovuto sempre dimostrare qualcosa».

Zero rimpianti: «Alla fine ognuno ha quel che merita… Avrei meritato la Serie A, ma se non è arrivata è per colpa delle scelte che ho fatto. Non ho rimpianti, però. In Serie C pagavano bene, più di seimila euro al mese. Sono soddisfatto, vengo da una famiglia povera». Ma restano le parole che gli disse Del Piero che gli lasciò un insegnamento importante trasferito oggi a suo figlio: «È bravino, ma oggi si deve solo divertire, me l’ha insegnato Del Piero. Tutto quello che arriverà, sarà un di più. Lo proteggo da qualsiasi pressione, non vado neppure a vederlo la domenica».

 

ilnapolista © riproduzione riservata