È più di una coppa, è più di uno scudetto. È l’avere fiducia nella vita e in quanto può accadere. Vivere il momento. È la strada indicata da Ancelotti
Per cosa vale la pena vivere?
Pare scabroso chiederlo ad un campo di calcio. Ma a chi o cosa sarebbe opportuno chiederlo? Le occasioni per cui valga davvero la pena sono poche. L’arte sta nel costruirle nel tempo, lasciando fare anche al caso che tutto domina, selezionando il poco che ci resta da scegliere, individuando quell’oro sporadico con l’accuratezza che richiede lo scovare l’ago nel celebre pagliaio. E poi viverle, senza rimpianti. “Divertitevi perché serate come queste non capitano spesso” ha detto il mister, e poi ha aggiunto: “Spero che questa vittoria ci dia la consapevolezza di essere più liberi”. Liberi di giocare, intendeva Mr Carlo. Liberi di galleggiare con intensità sul mare della vita, in quelle rare serate in cui ogni cosa pare concentrarsi su un rettangolo, ogni cosa nel recinto di novanta minuti.
C’è qualche grumo di esistenza che si trasforma in noi quando, al novantesimo, la storia enigmatica di una competizione ci insegna che non siamo inadeguati al punto di non poterci provare. È più di una coppa, è più di uno scudetto. È l’avere fiducia nella vita e in quanto può accadere. Vivere il momento senza lasciarlo sfilar via persi in mille battaglie personali, di provincie dell’animo. Non c’è dato tempo a sufficienza da perdere su queste pianure irrilevanti, il più succede al picco della montagna e lì vale la pena spendere le proprie forze.
Io sono intanto alla terza visione del secondo tempo contro il Liverpool. A dopo.