L’editorialista Bandini: “Questo caso ha fatto (ri)emergere il tribalismo del calcio. Il fatto che giochi bene non c’entra nulla con quel che è successo”
Oltre ciò che succede in campo
Ogni lunedì, Paolo Bandini pubblica sul Guardian un resoconto dell’ultimo turno di Serie A. Lo abbiamo spesso riportato, come avrete potuto intuire siamo sempre interessati alle letture dei giornali esteri rispetto ai nostri ambienti. Il pezzo pubblicato ieri, esattamente come tutti quelli di questi giorni, prescinde dall’aspetto puramente calcistico, va oltre il campo, indaga il caso più scottante degli ultimi anni. Inevitabilmente. Giustamente.
Bandini racconta così la vicenda-Ronaldo: «Il portoghese, sabato, ha segnato uno dei suoi oltre 700 gol in carriera. Inoltre, la partita di Udine ha mostrato quanto CR7 sia a suo agio con la maglia della Juventus, quanto sia in sintonia con Mandzukic, quanto si sia già messo al servizio della squadra. Insomma, tutto bene. Solo che al momento Ronaldo è costretto a fare i conti con un’accusa di stupro».
«Esiste la presunzione di innocenza – commenta Bandini -, quindi Ronaldo può continuare a fare il suo lavoro. Allo stesso tempo, però, bisogna riconoscere che le accuse contro di lui sono molto serie. Ed è questo il problema, perché in certi casi bisogna distinguere tra il successo sportivo e l’eventuale responsabilità penale della persona».
L’attacco ai tweet della Juventus
Come Sports Illustrated e TIME, anche il Guardian critica i tweet della Juventus che lui definisce maldestri: «Era comprensibile che il club dovesse parlare pubblicamente del caso, ma i tweet pubblicati sul profilo ufficiale dei bianconeri mettono in correlazione aspetti che non potrebbero proprio essere avvicinati tra loro, veicolano la falsa idea che le qualità e i risultati di Ronaldo sul campo, insieme ai tanti anni che sono passati da quella notte a Las Vegas, potessero avere un impatto sulla questione. Ovviamente, non è così».
Resta colpito da Tuttosport e dagli altri giornali italiani
Dopo quella alla Juventus, ecco la critica ai giornali italiani. Anzi, a Tuttosport: «Sia sabato che domenica, la prima pagina del quotidiano torinese descriveva Ronaldo come un giocatore “più forte del fango”. Il riferimento è a coloro i quali lo stavano attaccando. Tuttosport ha anche ospitato il commento di un ex magistrato, Pietro Calabrò, che in qualche modo metteva in discussione le motivazioni della vittima. Per fortuna, queste scelte editoriali sono state un’eccezione, non la norma. Anche se pure gli altri commenti mainstream si sono approcciati male alla vicenda, qualcuno ha scritto e detto che “Ronaldo ha dato la migliore risposta possibile ai suoi critici”, come se il suo problema fosse un semplice periodo di difficoltà sul campo». E – aggiungiamo – molto probabilmente non ha ascoltato la dotta lezione di giornalismo di Fabio Caressa.
Il tribalismo del calcio
Il problema, come al solito, sta nella percezione e nel racconto. Bandini scrive che «un gol in una partita di calcio non ha alcun peso nel procedimento legale che è stato avviato a Las Vegas. La cosa più evidente, purtroppo, è che questo caso ha fatto (ri)emergere il tribalismo del calcio, le reazioni al caso sono state guidate dall’appartenenza o meno ad un certo club (in questo caso la Juventus) piuttosto che da un giudizio sulla dignità degli esseri umani coinvolti. Ronaldo affronterà un processo perché è stato accusato di stupro, intanto respinge con forza le accuse. Intanto, sta continuando a giocare bene per la sua squadra. Sono due cose che non c’entrano niente l’una con l’altra».