Massimiliano, come stai?
Bene, mamma. Voi come state?
Bene, non hai scritto nulla, non dici nulla, che cosa hai da ridire questa volta? Non ti è piaciuta la vittoria?
Mamma, mi è piaciuta, ma troppo clamore, abbiamo vinto una Coppa Italia e abbiamo festeggiato come se fosse una Coppa del mondo. Dobbiamo fare sempre la figura dei poveracci.
E ti pareva, lo sapevo che avevi qualcosa di ridire. Questa è Napoli, la tua città, accettala. Mi sarei aspettata qualcosa in più dal Napolista. Invece avete parlato solo dei fischi. Ancora oggi. E basta.
Mamma, mi sembra molto più importante, no? È un bel dibattito.
Senti, se sto allo stadio e vedo sui tabelloni Schifani e Alemanno, io fischio. E voglio avere il diritto di farlo.
Vabbè, mamma, però io ho il diritto di non essere d’accordo. Mi pare che il momento sia caldo, il Napolista non è un sito neoborbonico, dev’essere chiaro. Io non fischio l’inno e sono contro i fischi.
Sì, tu non sei mai d’accordo. Ma chi critica? Schifani? Cioè io devo sorbirmi la lezione sull’italianità da Schifani?
Vabbè non solo da lui.
Sì, ho letto anche Mancuso. Non che sia immacolato il procuratore Mancuso, ma lasciamo perdere. Chi vuol fischiare, fischia, senza tanta filosofia. L’anno prossimo se vinciamo lo scudetto, festeggi?
Sì, se vinciamo lo scudetto festeggio. Ho festeggiato anche la Coppa Italia, in realtà. Ma ogni canzone deve avere il suo volume.
Vabbè, vabbè, ora ti vendono Lavezzi, sei contento?
Sì, ma tanto non se ne va.
Massimiliano Gallo
Tutto su mia madre, i fischi e la Coppa Italia
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