Oggi Aurelio De Laurentiis riconquista la ribalta grazie a uno dei pezzi pregiati del suo repertorio, l’aggressione verbale a un giornalista, stavolta condita da una pseudo minaccia (“ti metto le mani addosso”). Ordinaria amministrazione per chi segue le sue gesta da un bel po’ di anni; un po’ meno per gli altri, anche se le sue performance non sono una novità nemmeno a livello nazionale. Proprio di questi tempi, l’anno scorso, mandò a quel paese i vertici del calcio in occasione dei sorteggi per il calendario del campionato. Un sorteggio poco gradito al signor Aurelio che reagì alla sua maniera e poi montò al volo su un motorino di passaggio.
A Napoli il presidente più volte si è reso protagonista di simili show in conferenza stampa. Oggi lo ha rifatto, come documentato dal video. Fin qui, nulla di straordinario. La notizia vera – che pochi, lontano da Napoli, conoscono – è che la città e soprattutto i tifosi del Napoli sono compatti come un sol uomo al fianco del presidente (ovviamente in tanti negheranno, c’è un’altra Napoli e tutte quelle robe lì).
Scrivo con cognizione di causa, avendo fondato due anni e mezzo fa un sito, il Napolista, che si occupa della squadra azzurra. Basta leggere qualche commento per accorgersi che la gran parte dei tifosi sia dalla parte del presidente che tutela l’onorabilità della società e di Napoli dallo strapotere della stampa asservita ai poteri forti del Settentrione.
Il tema è serio, e andrebbe anche approfondito. De Laurentiis – che tutto è tranne che stupido – a Napoli sta fondando il suo impero. Da romano. E la sua non è soltanto un’operazione imprenditoriale, peraltro sin qui perfettamente riuscita: grazie al calcio sta compensando la crisi del cinema e dei suoi film in particolare. La sua è un’operazione politica a tutto tondo. Non mi meraviglierei se tra qualche anno si mettesse a capo di un movimento politico per il riscatto del Meridione. E vincesse le elezioni. Il Bossi di Napoli è lui, il popolo è dalla sua parte. Un po’ come accadde tanto tempo fa con un certo Achille Lauro.
Massimiliano Gallo (tratto da linkiesta.it)