Oggi, contro il Chievo, hanno offerto una prestazione lontana dai loro standard. Non sono usciti, e hanno condizionato il modo di attaccare dei compagni.
Oltre la finalizzazione
Succede. Succede di pareggiare con l’ultima in classifica, in casa. E succede che ti tradiscano i tuoi migliori calciatori, quelli che magari non ti aspettano. Insigne, ma soprattutto Dries Mertens, l’uomo più in forma. Tornando a Lorenzo, va detto che il tiro sul palo grida vendetta, nel senso che in caso di gol – quindi di tiro cinque-sette centimetri più a sinistra – avremmo parlato tutti dell’ennesima perla di una stagione fantastica. Ma questo, se vuoi, è il destino tragico degli attaccanti. Attaccati ai gol, per usare una sorta di anafora.
Ma noi vogliamo andare proprio oltre questo punto del gol-non gol, e analizzare un altro punto. Ovvero: quando Insigne e Mertens non sono al massimo, il Napoli ne esce ridimensionato. E grazie, penserete voi. Sono i migliori calciatori a disposizione di Ancelotti, almeno in attacco. Ci sta, ci può stare. Solo che non è una questione di qualità di prestazione, parliamo anche di influenza sul contesto. I giochi Insigne-Mertens, così come pensati e messi in campo da Ancelotti, finiscono per limitare alcune risorse offensive della squadra. Oggi ce ne siamo accorti con Ounas, schierato a sinistra, anzi letteralmente esiliato su quella corsia. Contro il Sassuolo, il franco-algerino fu autore di una buona prestazione perché poteva muoversi, associarsi negli spazi centrali, scambiarsi di posizione con Verdi – nominalmente seconda punta o laterale.
Con Insigne e Mertens in campo, è una situazione che diventa più complessa. Con i nuovi Insigne e Mertens, viene da dire e pensare, perché Lorenzo era abituato a muoversi da laterale offensivo e oggi gioca da sottopunta, fa movimenti diversi, copre zone diverse. In qualche modo, segna il territorio, circoscrive una sua area. Un’area in cui Fabian Ruiz riesce ad entrare grazie alle sue letture avanzate, mentre Ounas fa più fatica con i suoi strappi. Ecco perché, ecco ome Insigne e Mertens influenzano il contesto.
Con Milik in campo
Una sensazione che si acuisce quando entra o gioca Milik. Ci sono due situazioni: Milik con Insigne e Zielinski, Milik senza Insigne e Zielinski. Il problema è che il Napoli non sembra cambiare in entrambe le versioni, continua a cercare di entrare in area – se non addirittura in porta – con la palla, il fatto che la squadra di Ancelotti non abbia ancora segnato di testa in questa stagione è sintomatico.
Insigne e Mertens continuano a cercarsi, a farsi cercare in un certo modo, quindi per Milik è ancora più difficile incidere, superare un momento di forma non brillante (eufemismo). Ce ne siamo accorti oggi, contro il Chievo chiuso a riccio. Il Napoli ha solo aumentato la presenza in area, non ha cercato modi alternativi per raggiungere l’area. Certo, ci sono state due grandi occasioni per Lorenzo e una abbastanza buona, pulita, per Dries, ma torniamo al punto iniziale: succede che il pallone non voglia entrare. Per pochi centimetri, per un niente. Ma succede. E allora c’è la necessità di cambiare, il Napoli esce dal match contro il Chievo senza aver sperimentato soluzioni alternative oltre al gioco che conosce e pratica – benissimo – da tempo.
È la squadra che cammina su un filo sottile, quello del gioco sofisticato che viene determinato dal talento dei calciatori. Calciatori che hanno precise caratteristiche e inibiscono le alternative. Oggi, per esempio, l’idea di non ingolfare l’attacco e di far entrare Milik al posto di Mertens avrebbe potuto essere una soluzione. A patto di cambiare modo di cercare il centravanti polacco. Ecco, probabilmente il Napoli di Ancelotti è ancora privo di questa elasticità rispetto alle lune dei suoi calciatori migliori. Per fortuna, il fatto che entrambi non siano in forma è un’eventualità poco probabili. Ma può succedere. E succede.