Beh, un esordio di un napoletano in Nazionale non veniva vissuto in maniera così appassionata da un bel po’ di tempo. Bisogna tornare a Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro. Era il Novecento. Insigne ha debuttato ieri sera, buttato in campo da Prandelli all’inizio del secondo tempo contro Malta. Un match che l’Italia ha giocato maluccio, quasi mai in grado di far male agli avversari. Incurante della scaramanzia, con la 17 addosso, Lorenzinho si è sistemato sull’out di sinistra e e ha giocato la sua partita. Senza complessi di inferiorità nei confronti dei compagni. Anzi, per i miei gusti, persino con troppa sicurezza.
Perché quel che ho apprezzato di Insigne nelle prime due apparizioni col Napoli è stata proprio la diligenza tattica del giovane di Frattamaggiore. Mi aspettavo un furetto tutto finte e niente arrosto, e invece ne sono rimasto piacevolmente sorpreso: sia a Palermo che contro la Fiorentina. Ecco, ieri sera Insigne ha giocato in modo diverso. Come scrive il Corsera, ha fatto un po’ il Venezia, come si dice a Milano, cioè non l’ha data mai. In realtà non è proprio così, però due rimbrotti se li sarà presi: uno da Osvaldo, l’altro da Pirlo.
Non c’è che dire, la sua è stata una prova indubbiamente positiva (c’è da dire che gli avversari erano scarsi) però preferisco l’Insigne che mette la sua tecnica al servizio della squadra rispetto al principino dei soliloqui. È stata un’estate magica per lui. Ha ritrovato il Napoli (che gli versa uno stipendio affatto male per un esordiente, 700mila euro annui, contro gli 800 di Cannavaro e Zuniga), ha sfruttato bene l’assenza di Pandev nelle prime due giornate di campionato, è stato convocato in Nazionale e ha esordito pure.
Ci sta che vengano i brividi. Però ci sta anche di non ostinarsi nei dribbling, non avrebbero parlato meno di lui se avesse servito l’assist del 2-0.
Massimiliano Gallo