Atalanta-Napoli, l’analisi tattica: Ancelotti sceglie la strada del contenimento, e la sua strategia depotenzia il gioco fisico di Gasperini.
Undici mesi dopo
«Atalanta-Napoli è una partita che il Napoli non può dominare, e non è una questione tattica». L’analisi tattica di Atalanta-Napoli si apre così, anche il 22 gennaio del 2018, undici mesi fa. Undici mesi dopo, la situazione non è cambiata. È cambiato però il Napoli, che proprio come l’anno scorso ha dovuto adattare il suo calcio per vincere a Bergamo. L’ha fatto in modo diverso, però, rispetto a gennaio scorso. O meglio: ha scelto una strada diversa in fase difensiva, e molto simile dall’altra parte del campo. Un segnale rispetto alle caratteristiche “filosofiche” del nuovo corso, più elastico rispetto al passato nell’interpretazione del gioco. Ma andiamo con ordine.
Iniziamo dal primo concetto: il Napoli non può dominare contro l’Atalanta per un motivo essenzialmente fisico. I giocatori di Gasperini hanno qualità atletiche superiori alla media dei calciatori di Serie A, quindi molto superiori rispetto a quelli di Ancelotti. E allora diventa ovvio, scontato, che un allenatore punti su un gioco di intensità per portare a casa il risultato. L’idea di Gasperini è semplice: fase difensiva uomo su uomo, fase offensiva di tipo travolgente, con l’appoggio su un centravanti-boa (quest’anno è Zapata, un interprete perfetto per certe attribuzioni) e la squadra che risale compatta, soprattutto sulle due fasce, per sfruttare gli spazi che dovrebbero aprirsi secondo questo meccanismo. Concretamente, questo calcio si esprime con la superiorità numerica tra difesa e centrocampo, un modo per rendere vano il pressing avversario.
Un’immagine emblematica di Atalanta-Napoli
Nel frame appena sopra, c’è tutto. C’è il calcio di Gasperini, ma c’è anche la risposta del Napoli di Ancelotti. Zapata è l’uomo più avanzato al centro (cerchio giallo), gli altri sono tutti dietro a supporto. Cambio di gioco per isolare l’esterno alto e creare situazione di uno contro uno con il laterale difensivo del Napoli. O meglio: a cercare di creare l’uno contro uno con il laterale difensivo del Napoli. Solo che però il Napoli ha opposto una resistenza diversa, più conservativa rispetto al passato.
La scelta di Ancelotti non è per i puristi del calcio offensivo, ma è stata estremamente funzionale. Sopra, vediamo i due esterni di centrocampo (Callejon e Fabian Ruiz, nei rettangoli azzurri) addirittura alla stessa altezza dei compagni di difesa. Una linea a sei che serviva proprio per chiudere il gioco a “doppia ampiezza” degli uomini di Gasperini, che allargano sulle fasce e poi cercano il cross esterno-su-esterno, per il contro-inserimento sul lato debole. Con questo schieramento difensivo, il Napoli ha evitato proprio questa situazione. Non a caso, Mario Rui è stato il miglior elemento di Ancelotti per numero di eventi difensivi (15): tutte chiusure su cross provenienti dalla fascia sinistra dell’Atalanta. E poi uno dei centrali in uscita sul giocatore tra le linee. Nell’immagine di sopra, Maksimovic su Zapata.
Un’altra dimostrazione rispetto alla funzionalità della strategia di Ancelotti si ritrova nel gol di Zapata. Callejon scivola, lascia il fondo a Gossens per un cross libero, senza opposizione. Fabian Ruiz ha accorciato in maniera diligente su Hateboer, ma una deviazione fortuita mette il pallone sulla testa del laterale olandese. Una mancata chiusura (involontaria, ovviamente) di Callejon ha aiutato l’Atalanta a trovare un gol casuale, ma solo nella parte finale dell’azione. Lo sviluppo è puramente tattico, e il Napoli ha saputo disinnescare questo dispositivo: 14 conclusioni concesse ai bergamaschi, appena 2 in porta. Non ci sono stati tiri facili, in realtà non ci sono state grandi occasioni per gli orobici – oltre alla rete del centravanti colombiano.
Il cross “libero” di Gossens
Un Napoli difensivo
Era quello che voleva Ancelotti, dopotutto. L’ha spiegato nel postpartita: «Non si può fare sempre calcio champagne». Piuttosto che cercare di forzare il contesto, Ancelotti si è adattato in senso difensivo all’Atalanta. Sapeva di non avere la possibilità di dominare la squadra di Gasperini, e allora ha deciso di contenerla. Di aspettarla per ripartire. Rispetto a gennaio scorso, sta qui la differenza: Sarri rispose con intensità all’intensità, Ancelotti ha scelto una strada più conservativa. Ha voluto che l’Atalanta sprecasse molte energie alla ricerca di un gol (diventato “gol del pareggio” dopo la rete di Fabian) per poi colpirla in contropiede e/o nel finale. Nelle interviste del dopogara, Ancelotti ha spiegato che il vantaggio immediato ha accentuato, se non addirittura esasperato, la caratteristica difensiva del piano partita del Napoli.
Il baricentro del Napoli difensivo
Il Napoli è una squadra che ha dimostrato di saper giocare in modo diverso, anche di riuscire a contenere gli avversari, nel senso più puro della locuzione. È la maturità chiesta da Ancelotti in fase passiva, mentre in attacco l’idea è stata quella di attaccare la profondità, in modo da sfruttare l’ampio spazio tra il portiere e una difesa che si alza molto di default. È il rischio dell’Atalanta di Gasperini, che esaspera il gioco fisico e l’idea della marcatura uomo su uomo fino al punto di scoprirsi in zona arretrata. La qualità dei giocatori del Napoli permette di trovare imbucate intelligenti, buon palleggio corto e poi palloni lunghi invitanti. Le azioni più pericolose del primo tempo sono nate proprio nell’ampia porzione di campo attaccata a turno, dietro le spalle della difesa, da Mertens, Insigne, Fabian Ruiz e Callejon.
È un’azione casuale, ma spiega al meglio le dinamiche tattiche della partita: Albiol indovina un lancio lungo per Insigne, che sfugge alla guardia ravvicinata di uno dei centrali e aggredisce uno spazio enorme, lasciato libero dal modo di difendere dell’Atalanta. Il Napoli ha aggredito spesso quell’area di campo, con palleggio corto (come in occasione del gol di Ruiz) o con palloni più lunghi.
Il Napoli verticale e completo di Ancelotti si è manifestato a Bergamo con assoluta chiarezza. L’ultimo tocco, nel finale, sono stati gli ingressi dalla panchina. A quel punto, un’Atalanta sfiancata dal suo stesso modo di giocare si è ritrovata a non avere più la forza di alzare i ritmi difensivi. Al Napoli sono bastati gli ingressi di Hysaj, Milik e Zielinski per alzare l’intensità e quindi la vivacità del gioco, la qualità del centravanti polacco su un perfetto assist di Mario Rui hanno fatto il resto. I tre punti incorniciano una prestazione di grande intelligenza tattica del Napoli, che è riuscito ad allontanarsi per un altro passo dalle sue abitudini. Un accorgimento necessario per vincere la partita su un campo dove tutti hanno fatto o faranno una fatica bestiale a fare punti. Senza cambiare i giocatori, Ancelotti ha cambiato il modo di approcciare e sviluppare il gioco del Napoli. I tre punti a Bergamo, storicamente, incorniciano una grande stagione e/o un grande avvenire per la squadra azzurra. Potrebbe essere andata così anche stavolta, i presupposti ci sono tutti – anche se sono diversi rispetto al passato, dal punto di vista puramente tattico.