Una vigilia lunga due settimane. Troppe. Interviste, pareri, pronostici. Una ridda di opinioni. Ma chiacchiere e tabacchere ‘e lignamme il campionato non l’impegna. Si gioca, finalmente, e conteranno i fatti. Siamo al momento della verità, o quasi. Sabato nel villaggio bianconero. Una trasferta ardua per il Napoli.
Lo Juventus Stadium è una trappola, piccolo e addosso alla squadra di casa. Non c’è più spazio, a Torino, per le trasmigrazioni dei trentamila tifosi a sostegno degli azzurri come ai tempi del Napoli di Vinicio e della squadra di Maradona. Duemila napoletani, se entreranno nel tumultuoso salotto juventino, dovranno urlare per far sentire la loro voce e si spera che l’accoglienza non ricalchi vecchi stereotipi.
Questo è il primo, grande ostacolo, la nuova tana bianconera, inviolata, per la sfida al vertice del Napoli alla pari con la Juve e unica squadra ad avere “macchiato” l’imbattibilità juventina col successo in Coppa Italia. Loro inorgogliscono per le 46 partite senza sconfitte. La Coppa non conta? Lasciamo stare. Il Napoli avrà di fronte un antagonista aggressivo, anche se la Juve non ha il passo della passata stagione (la Champions prosciuga energie, le partite di metà settimana pesano). S’è visto, in nazionale, qualche bianconero non al top, Marchisio dolorante a una spalla, Barzagli e Bonucci non proprio due draghi in difesa, qualche svarione di Chiellini, Buffon con qualche problema muscolare. Ma nella Juve si trasformeranno. Allo Juventus Stadium sanno essere leoni. Non sembra in grande spolvero Pirlo, ma sotto la barba di profeta del pallone nasconde un’arte consumata per decidere le partite. In nazionale un gol su rigore e tre assist decisivi per mandare in gol De Rossi (due volte) e Balotelli.
Il Napoli dovrà essere “bellissimo” per fare l’impresa. Alla Juve basta anche giocare “così e così” perché ha più di una soluzione per vincere. Le punizioni e i corner di Pirlo, i cross degli esterni, l’inserimento dei centrocampisti in gol sulla “sponda” degli attaccanti. Più la grinta che Conte ha risvegliato. Quanto peseranno, poi, sull’uno e l’altro fronte le lunghe trasferte dei “nazionali”? Ventottomila chilometri in aereo, andata e ritorno fra Europa e America, per il Matador Cavani, i tremila metri di La Paz, i disagi del fuso orario.
Ancora una novità sulla panchina bianconera fra condanne, appelli e riduzioni di pena. Dopo l’esilio di Conte e le apparizioni di Carrera e Filippi, in campo e in sala-stampa, ecco Angelo Alessio, uno che la sua squalifica per il calcioscommesse se l’è vista ridotta prima da otto a sei mesi, poi da sei a quattro e ora è là, stratega a bordo campo. Salernitano di Capaccio Scalo, 47 anni, trascorsi da vice a Napoli con Colomba e Agostinelli, dieci anni fa, nelle stagioni di Naldi, ex giocatore dell’Avellino che Sibilia rifilò proprio alla Juve per 5 miliardi, nel 1987. Uno che non urla come Conte, ma urlerà l’intero stadio per soggiogare il Napoli, sfidante temuto ma che ritengono di poter bocciare sul campo.
Le assenze juventine (Buffon, Vucinic) non hanno importanza. La squadra si carica ancora di più se deve far fronte alle emergenze (per modo di dire). Quagliarella è più temibile di Matri o Giovinco. Il 3-5-2 di Conte, “made in Mazzarri”, punta a travolgere più che a neutralizzare gli esterni del Napoli con la spinta di Lichtsteiner e Asamoah. Confronti duri attendono Maggio e Zuniga per le propensioni offensive dei due bianconeri e Asamoah sul lato di Maggio ha la prestanza fisica per mettere in crisi l’azzurro. Sul controllo di Pirlo si alterneranno Hamsik nella metà campo bianconera e Behrami in quella napoletana. Sarà anche una partita a scacchi. L’arma del Napoli è la velocità in contropiede, ma bisognerà anche far muro alla pressione offensiva della Juve. Il punto, forse, sarà uno solo. Il Napoli dovrà sfruttare al cento per cento le occasioni da gol se ne avrà poche.
I primi venti minuti orienteranno il match, ma bisogna stare in partita sino al novantesimo e oltre perché la Juve “non è mai morta”. La suggestione che si giochi ancora di sabato e alla stessa ora e con lo stesso arbitro dell’ultimo vittoria a Torino lascia il tempo che trova, magari solleticherà Hamsik, protagonista del successone di tre anni fa, a concedere il bis. Questo si spera andando su con la valigia dei sogni.
MIMMO CARRATELLI