Il ricorso è senza sospensiva perciò non bloccherà i cantieri. Ma potrebbe ripercuotersi sui costi
Il Secolo XIX torna sulla questione “report falsi” di cui abbiamo già scritto ieri, ricostruendo l’inchiesta che ha portato ad una nuova raffica di avvisi di garanzia con l’accusa di falso.
L’anomalia iniziale
L’ anomalia era già stata segnalata dalla commissione ministeriale incaricata di fare luce sul disastro del Ponte Morandi. Nella relazione presentata a fine settembre la commissione scriveva che “in tutto il 2018 secondo Spea sugli stralli non emergono criticità con voto superiore a 30”.
Una delle chiavi del disastro, per la Procura, è che le decine di report di manutenzione “si ripetevano sempre uguali, con valori ampiamente rassicuranti”: i report di monitoraggio, trasmessi al Mit contenevano probabilmente dati alterati.
La cosa più strana è che, dopo il crollo del 14 agosto, la Guardia di Finanza si imbatte nel bollettino delle attività di controllo pubblicato in data successiva alla tragedia su un altro viadotto, il Sei Luci, che presenta criticità addirittura peggiori del Morandi. Com’è possibile, visto che il viadotto sul Polcevera è crollato?
La conferma dei tecnici Spea
Un paio di tecnici di Spea, ad ottobre, confermano che potrebbero esserci state difformità nei dati presentati.
Alcuni risultati, raccontano ai magistrati, sarebbero stati modificati dai superiori in sede di redazione di verbale, dopo un’“interlocuzione” con esponenti di Autostrade.
Da qui è nata la perquisizione di una decina di giorni fa, ad opera della Finanza, nella sede bolognese di Spea e il nuovo filone di inchiesta sui cinque viadotti a rischio.
L’assenza della valutazione di sicurezza
C’è un altro elemento al vaglio degli investigatori, anche questo emerso già dalla commissione di inchiesta del Mit.
Subito dopo il crollo, la struttura di vigilanza del ministero chiede ad Autostrade di produrre la valutazione di sicurezza del Ponte Morandi: solo in quel momento ci si accorge che la dichiarazione “non esiste, perché la verifica non è mai stata eseguita”.
Si apre una querelle: per il Mit il documento è necessario e obbligatorio per legge, per Autostrade no.
Il problema però si pone perché – scrive la commissione nella sua relazione – il 23 giugno 2017 Autostrade rassicurò sulla sua esistenza”.
La risposta di Spea
Spea ribadisce che i propri tecnici hanno sempre operato con correttezza e diligenza nello svolgimento delle attività di ingegneria e sorveglianza – riporta Il Secolo – e aggiunge: “Le interlocuzioni tra gli addetti di Spea e quelli di Autostrade perl’Italia si inseriscono in un normale processo di confronto, di natura tecnica. Illazioni secondo cui queste valutazioni sarebbero state manipolate sono false. L’operato di Spea si svolge in piena indipendenza, ed è certificato da organi interni ed enti esterni”.
Il Tar concede il rito superveloce ad Autostrade
Abbiamo già raccontato dei ricorsi presentati da Autostrade al Tar.
Il Secolo scrive che “nel silenzio generale” il Tar ha concesso ad Autostrade il “rito superveloce”: entro un mese e mezzo da oggi il tribunale amministrativo deciderà se è stato giusto o no escludere la concessionaria dai lavori di ricostruzione o se deve essere la Corte Costituzionale a pronunciarsi sull’intera legittimità del cosiddetto Decreto Genova.
Nessuna decisione amministrativa avrà ripercussioni dirette sui cantieri, perché Autostrade ha pubblicamente annunciato che non avrebbe presentato richieste di sospensiva, per evitare che il ricorso diventasse un intralcio alla ricostruzione.
Una ripercussione però potrebbe esserci sui costi, scrive il quotidiano genovese: “In caso di una decisione favorevole, Autostrade potrebbe spingere per riaprire le trattative sul conto da pagare alla struttura commissariale guidata da Marco Bucci con una forza ben diversa da quella attuale”.
Non solo. Non può essere escluso del tutto che la società non spinga in qualche modo per rientrare nei cantieri.
L’addio dei genovesi al ponte
Un vero e proprio pellegrinaggio quello raccontato da Il Secolo XIX: gli abitanti assistono alle prime tappe della demolizione di ciò che resta del Morandi a sei mesi dal disastro.
Mentre sulla sponda opposta del Polcevera, sotto le gru, sulla rete che delimita il parcheggio Ikea sono stati posti 43 fiori di plastica in ricordo delle vittime del 14 agosto.
Arrivano i 60 milioni dal governo
Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha firmato il decreto del Mef che, di concerto con il Mit, autorizza l’attivazione dell’anticipo di spesa che permette l’utilizzo immediato da parte del commissario Bucci dei primi 60 milioni per la ricostruzione del viadotto.
Il Dl Genova autorizza la spesa di 30 milioni l’anno dal 2018 al 2029 a garanzia dell’immediata attivazione del finanziamento come anticipo del versamento, cui è obbligato il concessionario, delle somme per gli interventi.
FOTO REPUBBLICA GENOVA