Ieri le prove per l’uso dell’esplosivo sulla pila 8 del troncone ovest. L’appello di Bucci per la coesione
Un controllo antimafia “pressoché inedito, per rigori e controlli”, come lo definisce Il Secolo XIX, quello che sarà applicato ai lavori di ricostruzione del ponte Morandi e che dovrebbe entrare in vigore nell’arco delle prossime due settimane.
Il protocollo
Sarà in vigore un sistema di tornelli collegato a una piattaforma informatica a cui avranno accesso, in tempo reale, la Prefettura e la Direzione investigativa antimafia. Entro il venerdì sera dovrà essere comunicata qualsiasi presenza nei cantieri per la settimana seguente: nessun operaio, tecnico o impresa potrà entrare nella zona rossa senza essere registrato. Ogni lavoratore avrà a disposizione un badge che ne consentirà il riconoscimento.
Un nucleo investigativo composto ad hoc farà controlli continui e, soprattutto, i certificati di prevenzione saranno chiesti anche per appalti inferiori ai150mila euro, che è la soglia prevista dalla legge.
Il protocollo, in parte ispirato al già rodato modello Expo avviato dalla Dia nei cantieri di Milano, ma con alcune innovazioni, è frutto del lavoro dell’ex procuratore Michele Di Lecce, responsabile anticorruzione e consulente della struttura commissariale guidata dal sindaco Marco Bucci.
L’appello di Bucci
Il commissario Bucci ha lanciato un appello rivolto alla coesione, scrive Il Secolo, “e ha chiesto pubblicamente di evitare azioni legali che rallentino la ricostruzione”.
Il riferimento è legato alla presentazione di un esposto da parte del comitato Liberi cittadini di Certosa che chiede chiarimenti sulla presenza di amianto e si oppone alla demolizione dei monconi con l’esplosivo: “Abbiamo tutti lo stesso obiettivo – ha detto il commissario – poi ci sono comitati che hanno preferito muoversi con un esposto invece di venire a parlare con noi e ci sono esponenti della minoranza in consiglio che li supportano. Ecco io consiglio di dissociarsi da chi non si impegna nel comune obiettivo di avere presto un nuovo ponte, poi ognuno è libero di fare le proprie scelte”.
Bucci ha anche ricordato che sul sito web della struttura commissariale “si trova tutto, tranne alcuni disegni per motivi di proprietà intellettuale dei progetti”.
Le prove per l’uso dell’esplosivo
Ieri sono state effettuate le prove di vibrazioni del terreno nel cantiere, in vista della demolizione con esplosivo della pila 8 del troncone ovest.
Omini, che guida l’associazione temporanea di imprese che sta eseguendo la demolizione, fa sapere che i tecnici hanno eseguito una prova di caduta di un blocco di calcestruzzo-newjersey di guardavia – di circa 5 tonnellate – per valutare le caratteristiche e le proprietà del terreno su cui si trova l’area di cantiere, e misurare l’intensità delle vibrazioni connesse alle operazioni di demolizione.
Il blocco, in caduta libera, è finito sul terreno e le vibrazioni prodotte sono state misurate utilizzando 5 vibrometri disposti a distanze scalate rispetto alla verticale d’impatto.
Dopo un altro blocco è stato fatto cadere su un “letto stabilizzato” composto da uno strato di materiale inerte sistemato sull’area di caduta.
Il professor Claudio Oggeri, del Dipartimento ingegneria ambiente territorio e infrastrutture del Politecnico di Torino, ha sottolineato che “non appena saranno disponibili le elaborazioni dei dati potrà essere affinato un modello per eventi più severi”, cioè per l’uso dell’esplosivo che verrà impiegato per la prima volta per demolire la pila 8.
Ieri, in consiglio comunale, Bucci ha confermato che la pila 8 dovrebbe essere abbattuta sabato 9 marzo, mentre la sera del 4 marzo probabilmente sarà completata la demolizione – per smontaggio – della terza trave del troncone ovest.
Il 4 marzo si riunirà anche in Prefettura la commissione che definirà i dettagli della demolizione della pila 8 ma non ci sarà alcun ripensamento sulla scelta di farla crollare con 300 microcariche di dinamite.