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Basta con questa storia che se non vinciamo adesso non vinceremo più

Una squadra sotto la cappa del millenarismo. L’ultimo è Christian Maggio, che a Rai Sport dice: “Scudetto? Se non ora, mai più”. Il penultimo è un collega milanista: “Procaccini, se non vincete quest’anno… “. Prima erano venuti moltissimi tifosi azzurri, molti giornalisti e anche diversi napolisti (raccolti sotto la sigla “Se non ora, quando”). Perché il Napoli, secondo l’opinione corrente, non può permettersi fiducia o ottimismo. Vive del presente, e del futuro deve avere paura.
E’ una tiritera che ho già sentito, specie negli ultimi anni. Quando nel 2009/2010 ci trovammo in primavera a correre per la Champions, stando ai più eravamo di fronte al grande treno della vita, figlio unico di madre vedova, per qualificarci al massimo torneo continentale. L’anno successivo, invece, era l’appuntamento con il tricolore (dove l’ho già sentita?), da non perdere perché mai più sarebbe tornato. La scorsa primavera, se devo dirla tutta, ricordo anche qualcuno sostenere che la Coppa Italia sarebbe stata il punto massimo del Napoli contemporaneo.
Ma perché le possibilità di vittoria del Napoli dovrebbero avere sempre un respiro così breve?
I fatti sono due. O De Laurentiis ci nasconde qualcosa, e il Napoli ha sulla sua strada una debacle societaria in stile Lazio di Cragnotti o Parma di Tanzi, oppure ci possiamo permettere di guardare al futuro con ottimismo.
Le gerarchie del calcio italiano sono cambiate: le romane sono nostre pari livello, la Fiorentina ce la siamo messa alle spalle, le milanesi patiscono la crisi e si sono avvicinate a noi (anche se l’Inter sembra di nuovo quella sfigata dei bei tempi). Davanti, staccata da noi, rimane la Juve, l’unica società nella quale Exor (la finanziaria della famiglia Agnelli-Elkann) continua da anni a profondere soldi malgrado ritorni economici non sempre eccellenti.
Non arriviamo a conclusioni affrettate (e minimaliste). Che non si pensi che le fortune del Napoli derivino tutte dal ridimensionamento delle concorrenti. Se ci siamo affermati lì sopra è prima di tutto per meriti nostri. Provate a guardare la rosa del Napoli di quattro stagioni fa. Leggete quella di oggi. Date un occhio ai nomi che ci vengono accostati per il prossimo anno. Ricordate che la casistica della gestione De Laurentiis finora dice che i nostri migliori calciatori, a meno che non chiedano di essere ceduti, non li vendiamo. E torniamo alla domanda iniziale: davvero siamo chiusi nell’orizzonte breve del “se non ora, quando”?
Sia chiaro, non prevedo neanche un futuro Napoli ammazza-campionati. Sarà continua battaglia con le solite note, perché il calcio è uno sporto oligarchico e le concorrenti saranno sempre quelle. Avremo contorcimenti di stomaco, Aurelione conterà i centesimi, Bigon ci proporrà ventenni di belle speranze (che rimarranno tali), Mazzarri sarà capatosta e via dicendo. Ma basi e gruppo ci sono, mentre non dovrebbero avvicinarsi tsunami. Allora, keep calm: lo scudetto se non è quest’anno, sarà in futuro.
Roberto Procaccini

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