A Venezia tra la ragazza che porta sempre tre vassoi, il ragazzo che chiede l’elemosina, la signora che legge Camilleri e il messaggio audio di mia sorella
Tra i Frari e i Tolentini
Al bar guardo uno, ha un’aria triste, dimessa, ma non lo conosco, non so se abbia problemi o solo sonno, o se sia incazzato perché è lunedì mattina o se è solo perso dietro un pensiero, una nostalgia. A piedi, tra i Frari e i Tolentini, incontro molte persone, alcune le riconosco, sono le stesse delle altre mattine. C’è la ragazza dell’ufficio postale, con la quale scambio un segno di saluto. Gesticola animosamente mentre parla al cellulare, chissà che dice, con chi ce l’ha, chissà se è una normale discussione, chissà se è arrabbiata, chissà se è un litigio o se è solo lunedì.
Poco dopo il tizio che è sempre vestito troppo leggero. Noi stiamo in maglione, lui in t-shirt. Noi tiriamo fuori i giubbotti e i cappotti, lui allunga le maniche. Noi indossiamo sciarpe e piumini, lui si concede una felpa. Oggi ha solo una maglietta, cammina e scuote la testa; un altro con un problema, un pezzo di discussione che lo segue da casa, un nodo irrisolto, un caffè ancora da prendere, un lavoro da svolgere, una visita medica.
Ecco la ragazza che porta sempre tre vassoi, che immagino di dolci presi da un forno e portati a una caffetteria, a un bar. A volte cammina più veloce, altre più piano, anche se l’orario è sempre lo stesso. A volte ha un’aria più rilassata, altre pare stanca, come se quei tre vassoi pesassero di più; oggi cammina piano e tiene la testa un po’ bassa, i vassoi sono sempre tre, la sua giornata sembrerebbe iniziata come le altre, anche lei pare – come gli altri – inseguire pensieri o faccende più complicate delle mie.
Il ragazzo che chiede l’elemosina
Il ragazzo che chiede l’elemosina poco dopo la tabaccheria; una volta gli ho detto che quello non è buon punto, la gente va veloce verso gli autobus di Piazzale Roma e, velocemente, da lì viene, chi vuoi che si fermi? Lui mi ha detto che qualcuno si ferma, tu, per esempio, mi ha detto. Ogni tanto mi fermo e saluto, butto una moneta nel cappello, stamattina no, lui nemmeno ci fa caso. Chissà a che pensa, chissà se la sua giornata svolterà. Mi sento meglio mentre proseguo, mi dico che in fondo non è grave.
Sull’ultimo ponte prima del piazzale trovo due che spingono un carretto pieno di scatole di alimentari. Non parlano ma chiunque sarebbe in grado di ascoltarne le imprecazioni se solo volesse. Tengono la destra, il lato giusto, ma anche lì ogni tanto devono fermarsi e lasciar passare. Chissà a che ora hanno cominciato, chissà a che ora smetteranno. Chissà quante scatole. Carica, scarica, carica, scarica, carica, scarica. Ponte dopo ponte.
Salgo sul bus, per le mie poche fermate. La signora che legge l’ennesimo di Camilleri. La ragazza che registra un audio a qualcuno dicendo che un certo Michele non si è fatto sentire per tutto il fine settimana. Invia. Il solito signore con gli occhiali che scende davanti a Fincantieri, legge Libero, non potrà mai piacermi. Anche lui stamane è un po’ più cupo, o magari lo è stato altre volte, ma è oggi che ci faccio caso.
Un ragazzino seduto di fronte a me sfoglia un libro di storia e sbuffa, si sistema l’auricolare, va avanti di un paio di pagine sbuffa di nuovo. Spero che non lo interroghino.
Scendo, sulla panchina della fermata c’è seduta una signora, la vedo tutti i giorni, ha un’aria dimessa e stanca, pare che il lunedì sia la sua condizione perpetua.
Mi scambio il solito messaggio audio con mia sorella, restando in clima mi dice: “Noia”. Mi sento più leggero, nulla di serio, il pezzo su Sassuolo – Napoli ora può essere scritto.