Scrive La Nazione: “Gli emolumenti sarebbero dovuti passare in Assemblea e invece sono stati discussi privatamente». Screzio De Laurentiis-Micciché
“Emolumenti trattati in sede privata”
Giornata tempestosa ieri in Lega Serie A. Paolo Scaroni è entrato nel consiglio di Lega Serie A. Un ingresso che è avvenuto grazie ai buoni uffici di Claudio Lotito. Il presidente della Lazio, tra la prima e la seconda votazione, ha lavorato per portare i voti di Scaroni da otto a tredici.
La votazione era per sostituire l’ex ad del Milan Mauro Fassone. In un primo momento, otto viti erano andati a Scaroni e sette a Baldissoni (Roma). Poi c’è stata la moral suasion di Lotito.
La Nazione sottolinea la contrarietà della Fiorentina alle procedure seguite dal nuovo presidente di Lega Micciché. Scrive il quotidiano fiorentino: “Gli emolumenti che saranno corrisposti a Scaroni sarebbero dovuti passare dall’assemblea e invece pare che siano stati trattati in sede privata. È tornato fuori lo scetticismo di alcuni club che non vedono di buon occhio il ritorno all’antico”. La consueta Italia gattopardesca.
La doppia poltrona dell’Inter
Tra questi club c’è anche il Napoli. Il Corriere dello Sport liquida il tutto a uno screzio tra De Laurentiis e Micciché “sulla gestione delle dinamiche interne”. In realtà sulla trasparenza.
Sia il Corriere dello Sport sia la Gazzetta mettono in luce anche un altro aspetto. E cioè che nessuno ha sollevato obiezioni “sulla doppia poltrona occupata dall’Inter che inizialmente aveva annunciato la disponibilità a uscire dal consiglio di Lega (dove siede Alessandro Antonello, mentre Beppe Marotta è consigliere federale). Il club nerazzurro – scrive la Gazzetta – ieri non si è tirato indietro ma c’è da dire che nessuno gliel’ha chiesto. Evidentemente sta bene a tutti così: alle grandi che teme vano imboscate delle medio piccole con conseguente rottura degli equilibri (gli altri consiglieri in quota ai club, oltre ad Antonello e Scaroni, sono Cam poccia dell’Udinese e Percassi dell’Atalanta); e al fronte lotitiano che non aveva alcuna intenzione di aderire alla candidatura di Baldissoni”.