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All’estero il caso razzismo è Bonucci. In Italia molto imbarazzo e qualche ditino alzato (in ultima fila)

La differenza tra i media stranieri (CNN, Guardian, Le Parisien e tanti altri) e quelli nostrani nel trattamento della notizia Kean

All’estero il caso razzismo è Bonucci. In Italia molto imbarazzo e qualche ditino alzato (in ultima fila)

Sul sito della CNN è stata la prima notizia di sport per tutta la giornata di ieri e oggi è la terza. Ne ha scritto il Guardian. Oggi ne scrive L’Equipe. Le Parisien ha intervistato Thuram che non le ha mandate a dire a Bonucci: «Le sue dichiarazioni sono violente quanto i buu razzisti. È come se avesse detto che i neri se lo meritano». Ne hanno scritto e ne scrivono tutti del caso Kean-razzismo. Dalla Germania al Portogallo, ovunque. All’estero, come riportato da tutti i quotidiani, le reazioni sono state tantissime e tutte dello stesso tenore. Da Sterling a Balotelli («Moise, di’ a Bonucci che la sua fortuna è che non c’ero. Al posto di difenderti che fa? Scioccato”) a Yaya Touré, al Borussia Dortmund che ha pubblicato l’emoticon della scimmietta che non sente a proposito delle dichiarazioni di Bonucci. L’elenco è lungo.

Il caso internazionale non è Kean, il caso internazionale è Bonucci. Nonostante la pezza che il giocatore ha provato a mettere sui social non una ma per ben due volte. All’estero si chiedono anche come mai la Juventus non abbia preso una posizione ufficiale. In Italia ci viene da ridere al solo immaginare una richiesta del genere da parte dei media.

Stavolta niente opinioni, solo cronaca

Da noi, l’imbarazzo dei quotidiani è palpabile. In genere i giornali nostrani hanno la voglia matta di commentare tutto. L’opinionismo ha ormai da decenni fagocitato la cronaca. E invece mai come stavolta il giornalismo italiano è stato assalito dalla voglia di stile anglosassone. Nelle cronache c’è tutto. La conclusione, però, viene lasciata al lettori. E il caso Bonucci non è mai isolato. Se ne scrive. In un pezzo, in più pezzi. Ma i titoli no. Sarebbe così cheap.

La Gazzetta non ha commenti sul tema. Pubblica il fotone con Bonucci e Kean e tiene Leonardo in un catenaccio (parte inferiore del titolo): “Ma Bonucci è nel mirino”. Il titolo è su Kean. Nell’articolo Bonucci c’è eccome.

Bonucci in campo non ha senti­ to cori razzisti quindi ha critica­to l’esultanza, considerata irri­spettosa. L’affermazione sul «50 e 50», questo pesare allo stesso modo un’esultanza e una manifestazione di razzismo, però è evidentemente infelice e ha scatenato critiche dure.

E ci sono le sue scuse con la condanna di ogni discriminazione. Non ci sono editoriali sul tema.

Repubblica porta il razzismo in prima pagina ma dimentica Bonucci

Il quotidiano che stupisce di più è Repubblica. Perché il razzismo lo sbatte in prima pagina, con la rivolta romana di Torre Maura contro i rom. E anche perché – pur senza richiami in prima pagina – il quotidiano diretto da Verdelli porta il caso Kean a pagina 4, quindi non relegato nello sport. Ma accanto a Torre Maura. Eppure Bonucci è giusto citato nel pezzo. Nemmeno una fotina in evidenza, per quella Repubblica ha scelto Pjanic. Anche qui, c’è la scappatoia. Se faceste notarlo, vi direbbero che ne ha scritto  Michele Serra nella sua Amaca quotidiana. Due righe, queste:

Qualche compagno di squadra del ragazzo nero (Bonucci, per esempio), più adulto e più autorevole di lui, poteva risparmiarsi i suoi rimproveri per un atteggiamento non rimproverabile. E anzi, perfetto nella sua compostezza.

Anche il Corriere della Sera usa più o meno lo stesso escamotage (vecchio come il cucco eh). Anche il quotidiano di via Solferino non può esimersi dal dedicare una pagina alla vicenda. Ma il fatto in Italia è sempre Kean. Bonucci è – come si dice in gergo giornalistico – un elemento di titolo. Poi c’è un commentino di venti righe, il cui titolo è tutto un programma: “Con i «sì, però» non si va avanti”. In cui Bonucci non è mai citato. Nemmeno nel passaggio che lo riguarda:

Sì, però persino il compagno ha dichiarato che avrebbe fatto meglio ad abbracciare i suoi, senza sfidare la curva avversaria.

La Stampa in controtendenza

Il comportamento intellettualmente più onesto è de La Stampa di Torino che nel commento di Paolo Brusorio chiama le cose col suo nome:

A contribuire allo straniamento un paio di uscite soprattutto. La prima è del suo compagno di squadra Bonucci, quel «la colpa di quanto accaduto è a metà tra il pubblico e Moise» che ci ha lasciato attoniti. Perché giustificare i cori di uno, dieci, cento o mille idioti è già di per sé una stortura, ma che poi a farlo sia uno di quelli che il razzismo lo dovrebbero schifare è una giravolta molto pericolosa. È un inquietante pertugio all’inciviltà che anima molte delle nostre curve. Bonucci, che di esultanze provocatorie se ne intende, ha fatto poi retromarcia: si deve essere convinto della scemenza detta e di quanto la stessa abbia fatto il giro del mondo.

Su Libero, dove scrive Luciano Moggi, vanno oltre con un articolo intitolato: “Fate ragionare Kean o farà la fine di Balotelli”. Articolo in cui Bonucci e Allegri assurgono al ruolo di educatori, i don Milani del calcio.

Ecco, la fortuna di Kean – ma pure di tutti noi che amiamo i campioni e non vogliamo che si buttino via – è che gioca nella Juve, un club abituato a vincere e a essere provocato, con compagni saggi tipo Bonucci e un mister come Allegri. Uno che – ora capiamo il perché – ha spiegato di impiegare Moise con attenzione per non fargli perdere la testa. Perfino lui che lo allena tutti i giorni, evidentemente, non vuole rischiare di ritrovarsi un altro Balotelli.

Libero è giustificato, l’articolo è in assonanza con la propria linea politica. A differenza di altri quotidiani.

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