Il labro (Labrus viridis), per chi non è un novello Sampei, è un pesce d’acqua salata comune nel Mediterraneo (per saperne di più si consiglia o una puntata di Quark o un giro qui). Domenica, da buon occasionale, non ho resistito alla tentazione: trasferta facile, limitato rischio di mazzate, alta possibilità di vittoria. Così dopo una verifica su biglietti, tessere del tifoso (ancora oggi mi chiedo come abbia fatto ad entrare senza esserne in possesso), reclutamento del team e rottura del porcellino, via verso il Mapei Stadium.
Clima festoso, famiglie, bandiere, sorrisi. Il messicano con il sale allieta l’attesa all’ingresso del settore ospiti. 5 minuti di sole illuminano solo la curva azzurra, chiacchiere in libertà su Zapata e qualche timido coro per riscaldare l’atmosfera. Ci siamo sta per iniziare, alziamo al cielo dei foglietti A4 bianchi per la coreografia (appena a casa incuriosito sono andato a vedere le immagini: i’ che schifezza i coreografia) e parte il coro “devi vincere”. Fischio d’inizio, riscaldo la voce, ma cala il silenzio. Quella che era la mia sensazione dal divano di casa, e nell’unica gara al San Paolo, trova triste conferma. Il Napoli, tranne nei momenti topici e nelle gare di cartello, non ha alle spalle la spinta del dodicesimo uomo in campo. Lunghi tratti di gara come in un film muto. Solo un gruppetto attaccato alla rete non fa mancare il sostegno per tutti i 95 minuti (ci spiegherà in un’altra vita Calvarese della sezione di Teramo i 5 di recupero). Qualche tentativo sporadico, la gola riposa ancora. Dzemaili gonfia la rete, esplode lo stadio, la curva tiene il ritmo per un po’, poi di nuovo “mute off”. Insigne raddoppia col “suo” destro a giro, altri 300 secondi di tifo. Sul due a zero la spavalderia viene fuori tra un “surdato ‘nammurato” sottovoce e “in un mondo che…”.
All’uscita, stranamente, la voce viene fuori. Rientrando verso l’auto mi sono chiesto se i tanti occasionali avessero inibito gli ultrà, se la voce l’avessero lasciata a Gela, se fosse stato programmato uno sciopero del coro… Si pretende dai calciatori il 101% dal primo al novantesimo e sugli spalti non si fa lo stesso. Mi hanno poi spiegato che in trasferta gli ultrà non ci sono, sono senza tessera come me. In verità, io non li sento nemmeno al San Paolo. Torno ad occupare la mia gradinata in salotto e ad urlare sottovoce per non disturbare i vicini e… per sentirmi Ultrà anch’io. L’Occasionale.
Gianluca Dati