A Naxos il Meltemi soffia forte stamattina. Kostas è qui, o forse è come Elena di Troia – solo un’immagine. A noi il coraggio di credere in ciò che appare
“Cerchiamo Manolas” e la verità
“Cerchiamo Manolas”
“Tutti cerchiamo Manolas. In interiore homine habitat Manolas”
Questo ci dice il ragazzo al bancone. E poi ce lo indica, seduto alla destra, sul lido di Agios Prokopios.
A Naxos il Meltemi soffia forte stamattina. Kostas è qui, o forse è come Elena di Troia – solo un’immagine. A noi il coraggio di credere in ciò che appare.
In Grecia, questa oasi mediterranea di follia eterna che ci serve per vivere, ciò che noi chiamiamo verità – termine latino, che di questa lingua un po’ arida conserva il valore di “fede” (l’anello nuziale, infatti, si chiama ancora alternativamente “la vera”) – viene detta aletheia: a-letheia, il dis-velamento. Almeno questo ci spiega Dakis, il barista che ci prepara un lungo caffè freddo alla greca. Quello che qui inizi a bere alle 10 e finisce intorno alle 18. E che forse non esiste.
Noi cerchiamo solo il sogno che ci permetta di ammirare un goccio di questo splendore che ci è attorno. Lo splendore, da queste parti, è la terza K di una difesa insormontabile. Noi sogniamo tackle in scivolata nelle poche notti che contano.
“Sono di Napoli”. “E allora facciamo la foto”.
Mentre facciamo la foto, e mio figlio la fa indossando la maglietta numero quattro della nazionale ellenica, continuiamo a chiederci chi siamo noi, chi è Manolas, se è davvero lui colui che difenderà i nostri desideri. C’è anche una donna. “Io sono la mamma”. “Complimenti signora”. La Ferrari parcheggiata lì fuori sembrava reale.
È tutto non rilevante.
Il calcio è bugia, come diceva Saturnino Secondo Salustio. O forse non era lui.
Non è importante.
Dai sogni di Naxos è tutto.
Forza Napoli Sempre.