CorSport: L’esclusione dell’argentino è figlia del cambiamento di pelle del club. Basta con l’indulgenza morattiana. Ora chi si ribella si macchia di peccato capitale
Ma che cosa ha fatto di così grave Mauro Icardi per meritare il castigo ad Appiano Gentile in attesa che qualcuno tiri fuori il libretto degli assegni e lo porti via con sé?
È la domanda che ci siamo fatti tutti, almeno una volta, considerando il valore del giocatore. Oggi se la fa anche Roberto Perrone sul Corriere dello Sport, provando a dare una lettura alternativa del pasticciaccio Icardi.
Se tratti con Raiola puoi farlo anche con Wanda
Perrone esclude che il motivo dell’emarginazione possano essere Wanda Nara e i suoi post sui social, anche se riconosce che le donne, nel calcio, non sono bene accette, a meno che non restino nel loro recinto. Il calcio è maschilista, è vero, scrive, è “truce”, è uno “sport da caserma”
“però io non credo che l’Inter si disfi di Icardi perché è eterodiretto da Wanda. Se tratti con Raiola in bermuda puoi farlo anche con Wanda con l’eyeliner azzurrino”
Non c’entra lo spogliatoio
L’esclusione non può neppure essere stata determinata dai compagni di spogliatoio, scrive Perrone, non con Conte, “l’allenatore che ha cancellato la parola ‘io’ dal vocabolario” e per il quale conta solo il ‘noi’, la squadra.
“Pensare che uno così si allineai a una decisione più o meno forte del gruppo significa non conoscerlo”.
L’Aventino personale
Non dipende neppure da ciò che è successo a gennaio, quando l’Inter e Spalletti hanno deciso di “degradare Maurito sul campo”. La risposta dell’attaccante è stata più sbagliata della decisione della società:
“inventarsi un Aventino personale, portare un certificato medico per marcare visita, come un furbetto del cartellino qualsiasi, è stata una pessima strada da percorrere”
La fine del morattismo
L’unica spiegazione è una, per Perrone. Quando Icardi è stato declassato pare che Wanda abbia detto “Parlerò con Zhang”. È questo il punto. Wanda si è resa colpevole di aver immaginato di poter scavalcare allenatore e dirigenti e rivolgersi direttamente al presidente. Un grande classico del mondo interista dai tempi della presidenza Moratti, qualcosa su cui molte decine di allenatori potrebbero raccontare episodi.
Nell’Inter è in atto un superamento del “morattismo”, soprattutto nella parte che riguarda la predilezione per i calciatori.
“All’Inter sono sempre stati i giocatori ad avere il pallino, ma solo quando hanno trovato chi ha saputo addomesticarli e convogliarli nella direzione giusta, si è arrivati agli indimenticabili trionfi”.
Icardi non fa più parte del progetto nerazzurro perché l’Inter sta mutando pelle e nella nuova Inter di Conte e Suning chi si ribella deve essere punito.
Colpirne uno per educare i cento che verranno
Non a caso tra i due che sono stati decretati fuori dal progetto, Icardi e Naiggolan, chi se la passa peggio è proprio Maurito, che conduce una vita tutta “Inter e Wanda, pallone e bambini” e non Naiggolan, al quale “piace la vita borderline e spesso oltre”.
Icardi è condannato ad Appiano Gentile
“perché tutti capiscano che nella nuova Inter la ribellione è più grave della dolce vita. Colpirne uno, anche con i numeri di Icardi, per educare i cento che verranno”.
È una scelta di cui l’Inter si assume tutta la responsabilità, scrive Perrone. Icardi comunque cadrà in piedi sul campo.