Il Napoli di quest’anno va giudicato per quanto ha fatto fino all’incontro con la Juve. Le rimanenti partite, ritengo, non potranno contribuire a una valutazione serena e oggettiva. Ciò perché la squadra azzurra non ha più nulla da chiedere al campionato. Il secondo posto è andato. Il terzo sembra abbastanza saldamente acquisito. E quindi è praticamente impossibile che la squadra sia sorretta nelle sue prestazioni da adeguate motivazioni. Per rivedere il Napoli perfetto e motivato visto, ad esempio, contro la Juve occorrerebbero eventi straordinari. Che so, se una serie di imprevedibili risultati mettesse a rischio anche il terzo posto allora, ne sono certo, rivedremmo in campo la squadra atomica vista contro i bianconeri. Tutto ciò è naturale. La psicologia elementare lo insegna. Non c’è tecnico al mondo, neanche il santificato spagnolo, che possa galvanizzare una compagine ormai appagata. Priva di obiettivi da raggiungere. E avendo molti dei suoi uomini già con la testa in Brasile. Attenti ai dolorini. Al contrasto maligno… Altri giocatori sono invece preoccupati di un rinnovo di contratto che non arriva. E forse non arriverà. Vedi, per fare soltanto un esempio, il caso di Maggio che molto ha dato al Napoli. Ma che ormai appare consunto e avviato sul viale del tramonto.
Quindi calma e gesso. Giudizi e critiche per essere affidabili si devono poggiare su quanto fatto fino ad ora. E non su quanto avverrà nelle prossime settimane. Lo dico temendo che si possano ricavare conclusioni frettolose e poco veritiere guardando ciò che accadrà in questa inutile coda di campionato.
Per quanto attiene alla valutazione sul campionato del Napoli ho ascoltato in tv le opinioni di due autorevolissimi giornalisti sportivi. Opinioni opposte, manco a dirlo. Tanto per confermare, ove mai qualcuno avesse dubbi, che il parere su questioni di calcio è la più opinabile delle materie. L’uno afferma che Benitez ha dovuto costruire in fretta e furia una squadra sulle macerie del bel ciclo di Mazzarri ormai al capolinea. Che ha acquistato quello che ha trovato. Un centravanti (Higuain) addirittura all’ultimo minuto. Che ha dovuto cambiare tutto gioco, metodi di allenamento, approccio con i media. E lo ha fatto arrangiandosi con quello che passa va il convento. Quindi Benitez è un eroe!
L’altro interlocutore sosteneva che Benitez aveva scelto a suo piacimento gli acquisti e che quindi era completamente responsabile di pregi e difetti della squadra. Squadra che quest’anno – lo dicono incontrovertibilmente i dati – ha ottenuto meno della squadra di Mazzarri.
Io penso che ogni eccesso è un difetto. Ancor più nei giudizi. Benitez viene fatto passare dai suoi fan accecati per un misto tra Einstein, il mago Houdini e San Francesco. Ma non è così. Lo spagnolo è un soggetto intelligente, esperto, con molti pregi e molti difetti. Ma è un grave errore sottovalutare il coraggio che ha avuto provando a modernizzare squadra, gioco, società, ambiente. Che a mio avviso è il suo vero merito. A prescindere dalle scelte tattiche o dalla capacità di leggere i match dalla panchina. Lo spagnolo ha la personalità per imporre i mutamenti necessari a entrare stabilmente nell’élite europea. E anche per gestire un gruppo con molte star (cosa non facile). Osservate, a me è piaciuto moltissimo, il modo in cui ha liquidato le intemperanze di un inguardabile Higuain al momento della sostituzione. (E a proposito del centroavanti argentino, un inciso. È chiatto in modo sciatto, la qual cosa non può non preoccupare.)
Lasciamo lavorare Benitez ancora per un paio di anni. Senza farne il messia. Ma fidandoci della sua personalità. Poi giudicheremo. Ai posteri l’ardua sentenza.
Guido Trombetti