Il tecnico si lamenta degli impegni in Cina, ma nessuno gli ha ordinato di allenare la Juve. I riverberi economici degli impegni finiscono anche sull’iban dell’allenatore
Le tre amichevoli in giro per il mondo in sei giorni (una sconfitta contro il Tottenham, una vittoria sull’Inter e il pareggio di ieri) hanno innervosito Maurizio Sarri. Il tecnico ha parlato di “tournée devastanti dal punto di vista fisico, per le condizioni climatiche e per i viaggi”, inutili perché danno poche indicazioni dal punto di vista tecnico.
L’allenatore bianconero si è detto contento perché adesso la squadra avrà davanti, finalmente, dieci giorni in cui potrà allenarsi senza partite.
Sul malcontento di Sarri interviene oggi, sul Corriere dello Sport, Alberto Polverosi.
Il tecnico avrebbe pure ragione, perché le tournée come quella appena conclusa dalla Juventus servono solo ad accumulare stanchezza ed energia e anche perché la Juventus avrebbe bisogno più che mai di tranquillità visto che “deve cominciare da zero, deve scrivere le prime righe di un nuovo libro, usando un nuovo linguaggio”.
Il problema è che Sarri allena la Juventus, non una squadra qualunque.
Scrive Polverosi:
“Impossibile dare torto a Sarri. O meglio, sarebbe impossibile se Sarri fosse stato obbligato a scegliere una delle più grandi squadre del mondo. Ma siccome nessuno gliel’ha ordinato, allora saprà che la Juve ha la necessità di concedersi ai tifosi di tutto il globo, sono necessità anche economiche, i cui riverberi finiscono pure sull’iban dell’allenatore. E’ come indispettirsi per le troppe interviste post partita, con l’adrenalina ancora in circolo. I maxi stipendi arrivano dai maxi club grazie ai maxi impegni.
Perché altrimenti, come Sarri sa bene, l’Empoli ha un centro sportivo fantastico su una collina a due passi dalla città, a Monteboro, e su quei campi un allenatore ha la possibilità di lavorare in pace. Niente tournée a Nanchino, al massimo per un’amichevole c’è la trasferta a Montelupo”.