La situazione è fuori controllo. E le autorità sembrano persino più disorientate della platea. E così, in questo lunedì che, se possibile, aumenta il disordine, succede che il giudice della Figc squalifica per gesto violento Chiellini e gli commina tre giornate di squalifica, mentre il ct Prandelli si affretta dichiarare che di violento non c’è nulla e che quindi Chiellini sarà convocato per il Mondiale.
Non solo, nel tardo pomeriggio le agenzia di stampa battono la notizia che la Procura di Roma ha chiesto alla Digos di indagare sugli striscioni apparsi ieri all’Olimpico, sia quello contro i napoletani sia quelli per inneggiare a De Santis, colui il quale avrebbe sparato a Ciro Esposito nel prepartita di Napoli-Fiorentina. Pochi minuti dopo, invece, per quegli striscioni – oltre che per i cori contro i napoletani – il giudice Tosel non commina alcuna squalifica della curva romanista e si limita a 50mila euro di multa.
La confusione regna sovrana. Noi del Napolista, però, ci siamo ripromessi di provare a ragionare e a non farci prendere dalla rabbia. E, ragionando, siamo giunti alla conclusione che Tosel ha in fondo applicato la legge, la nuova legge, le nuove disposizioni in materia di discriminazione territoriale. Disposizioni annacquate per volere dei presidenti di calcio (compreso, anzi in testa, De Laurentiis) che sin dal primo momento hanno chinato il capo davanti alle organizzazioni di tifosi organizzati.
Le nuove disposizioni chiariscono che i cori – per essere sanzionati con la squalifica del campo – devono essere percepiti in maniera diffusa e non cantati da gruppi isolati. Come invece è accaduto all’Olimpico, o comunque come hanno riportato i commissari della Federazione a bordo campo. Ma che all’Olimpico ieri si sia vissuta una giornata surreale lo abbiamo capito leggendo qua e là sui social. Il Napolista ha anche ospitato la lettera di un romanista della Sud (che peraltro Napoletani colerosi lo canta). I tifosi della Roma ieri si sono spaccati, come del resto accadde anche tra i napoletani la sera della finale di Coppa Italia. C’è anche chi ha esposto uno striscione per Ciro.
L’obiettivo è quello di espellere dagli stadi chi non si attiene alle regole di civiltà e anti-discriminatorie. Comprendiamo in questo momento la rabbia dei tifosi napoletani, ma – al di là dei proclami populisti di qualche presidente, in primis De Laurentiis – sono stati proprio i dirigenti delle società a chinare il capo e a depotenziare la norma sulla discriminazione territoriale. Perché così volevano i tifosi organizzati.
Il problema è sempre ai vertici del calcio italiano. Quel che le autorità sembrano non capire è che stano giocando col fuoco. Ormai, senza nemmeno accorgercene, il weekend calcistico si è trasformato in un bollettino di guerriglia e si attende il lunedì per le sanzioni. Tosel è diventato il nuovo Carlo Sassi.
il Napolista