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Cara Christillin, anche noi napoletani ci dissociammo all’Olimpico

Dice la signora Evelina Christillin, come riferito dall’Ansa:
“Ieri si è superato il limite e appena visto quello striscione è esploso subito un diluvio di fischi. E anche io ho fischiato”. A raccontare l’indignazione dei tifosi juventini che ieri hanno coperto di fischi gli autori dello striscione che ha rovinato la festa bianconera, è una tifosa doc e vip della Juventus, Evelina Christillin, presidente del Teatro Stabile e del Museo Egizio di Torino.
“È stata, racconta, la risposta della maggioranza ‘sana’ del pubblico di Torino agli striscioni “Speziale libero” e contro il giornalista Rai Enrico Varriale: “è un bel segnale, perchè di questi teppisti non se può più. E’ stata una reazione civile, corale, spontanea. Ci fosse stata la stessa risposta verso quel che è successo a Roma con ‘Genny a’carogna, quel mercimonio durato 45’ forse sarebbe stato impraticabile”

Per chi non la conoscesse, la signora Christillin è una signora colta, intelligente, preparata. Ha organizzato lei le olimpiadi invernali del 2006. Ha un elenco di incarichi e di cariche che non finiscono più. Fa anche la blogger sullo Huffington Post ed è in privato molto simpatica, l’ho conosciuta di persona. Lei e il marito, Gabriele Galateri di Genola, portano con levità e cultura il peso di un potere che conta a livello nazionale in modo discreto ma che a Torino è assoluto, puro, “indiluito”. Razza padrona che più padrona non si può.

Che peccato queste dichiarazioni, perché avevamo molto apprezzato il comportamento dello Juventus Stadium, al punto che abbiamo pubblicato per intero l’articolo di Mario Sconcerti qui sul Napolista.

E quindi oggi la Signora Christillin si sente titolata a dirci che noi napoletani, il 3 maggio all’Olimpico non ci siamo dissociati e quindi abbiamo rafforzato il “mercimonio” fra lo Stato e Genny Di Tommaso. Inutile dirlo, che è l’ultimo di alcune decine, in un solo anno, di richiami alla civiltà che vengono dall’ambiente Juventus verso Napoli e i napoletani. Ricordiamo ancora quelli del direttore Marotta, che segnalava come aggressioni napoletane gli incidenti che hanno fruttato decine di Daspo juventini in una sola sera.

Ma torniamo alle parole della signora Christillin che frequenta molti giornalisti ma è, come sempre accade ai suoi, o male informata o “diversamente” informata.

Cara Evelina, scuserai la confidenza ma ci siamo brevemente frequentati in passato attraverso la comune conoscenza di un’amica ai tempi di Torino 2006, tu che ogni tanto cedi anche alla parolina pesante, non ti offenderai, ma lasciatelo dire: questa volta sei proprio andata fuori strada

Vedi, io ero nella Tribuna Tevere dell’Olimpico il 3 maggio. Non solo noi tutti fischiammo e dissentimmo in tutti i modi possibili per persone civili quali siamo, anche rischiando qualche minaccia molto poco teorica, ma manifestammo in ogni modo la nostra dissociazione da quel che stava accadendo, anche dai singoli botti lanciati in campo. E non eravamo due o tre, eravamo tutta la tribuna Tevere dello stadio romano. Almeno altrettanti di quelli in curva.

Quel che tu, Evelina, vuoi ancora ignorare sono due elementi importanti:
Quella sera si poneva un grave problema di ordine pubblico di cui ieri a Torino non c’era neanche l’ombra. C’era stato il ferimento di tre persone colpite da armi da fuoco. Una di queste, in queste stesse ore, è in condizioni ancora gravissime e tutti noi trepidiamo per la sua vita.

In secondo luogo non si trattava di pochi scemi con uno striscione, ma di una intera curva – diciamo diecimila persone buon peso? – che tenute all’oscuro di tutto e orientate da una leadership che mai lo stato ha voluto debellare, si preparavano ad un confronto assai problematico con le forze dell’ordine.

Eppure noi abbiamo fischiato e detto che bisognava far trionfare lo sport.
Ah certo, ti vedo annuire. Tu stai dicendo che il problema sono proprio quelle persone, quelli che, ma guarda un po’, quando vengono a Torino vi rompono sempre i bagni del vostro bel salottino – ma poi non viene mai fuori nemmeno una foto di quelle devastazioni, pensa te, cosa c’è il blocco delle fotocamere in quello stadio?

Tu vuoi sollevare il problema del differenziale di civiltà che esiste fra voi e noi. Questo è il punto che non cessate di sottolineare ad ogni passo – così tu come i tuoi funzionari d’azienda e di famiglia.

Ora io vorrei farti notare che nel tuo civile stadio viene regolarmente invocato il Vesuvio perché ci bruci vivi. Una categoria di cittadini italiani viene regolarmente sottoposta a quelli che il direttore di Skysport chiama “sfottò”, Dio lo benedica e lo perdoni per queste scempiaggini che dice.

Nel vostro stadio vengono regolarmente lanciati sacchetti di spazzatura all’indirizzo dei nostri tifosi. Vengono sventolati, in ogni partita, vessilli nazifascisti. Ad ogni rimessa in gioco il portiere avversario si becca un coro di “merda”. Attraverso la televisione veniamo tutti regolarmente offesi.

Ma tutto questo non basta. E ad ogni contatto, ad ogni occasione, tu e i tuoi ragazzi del coro non perdete occasione per dare lezione di civiltà. Ve lo ripetiamo da anni: non avete i titoli o, come diceva quello che misero in croce, chi è senza peccato ecc ecc. Perché vedi, una classe dirigente si fa portatrice di valori condivisi da tutti, in primo luogo quello della legalità: ma voi questo valore lo negate alla radice perché sventolate i vostri 32 scudetti, che secondo giustizia sportiva sarebbero trenta. I vostri enfant prodige non perdono occasione per manifestare stima per gente processata e condannata più volte. Il che significa che quando tocca voi, la giustizia non vale più. Voi vi assolvete da soli. Capisci da sola che in questo modo è facile vincere, ma difficile essere legittimati ad essere classe dirigente.

Noi siamo i primi a riconoscere che un problema dalla nostra parte c’è. Perché siamo dolorosamente coscienti dei nostri problemi. Però voi, mia carissima, la prima pietra non potete lanciarla. Le avete già lanciate tutte. E non vi resta che il letame. Col che non intendo insultare, ma solo dire che più parlate, più dimostrare di non essere i migliori, di non essere neanche lontanamente la classe dirigente che di fatto siete grazie al potere che detenete. Con l’eccezione della squadra e del suo tecnico, che, simpatici o no, vincono sul capo e per questo noi gli rendiamo omaggio sportivo, voi, ad ogni parola che dite, producete solo altro materiale da lancio.
Un cordiale ma non affettuoso saluto
Vittorio Zambardino

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