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Emiliano Brancaccio: “La battaglia per la balneazione a Sorrento tra il sindaco e il WWF è incresciosa”

Intervista al prof. Emiliano Brancaccio, professore di Politica economica presso l’Università  del Sannio sull’affaire della balneazione a Sorrento

Emiliano Brancaccio: “La battaglia per la balneazione a Sorrento tra il sindaco e il WWF è incresciosa”

Sull’affaire della balneazione a Sorrento dopo le analisi negative dell’Arpac dei primi di agosto, le controanalisi positive e l’esposto del WWF contro il sindaco di Sorrento, reo a giudizio dell’associazione ambientalistica di non avere emesso l’ordinanza a tutela della salute dei bagnanti, interviene il prof. Emiliano Brancaccio, professore di Politica economica presso l’Università  del Sannio ed autore de “Il discorso del potere” (Il Saggiatore), in vacanza a Sorrento.

Professore, che idea si è fatta della vicenda del mare inquinato a Sorrento?

“Trovo increscioso che nella discussione pubblica, piuttosto che esprimere sconcerto per la rilevazione negativa del 6 agosto dell’Arpac, ci si affretti a considerarla un irrisorio incidente di percorso, da dimenticare rapidamente per non pregiudicare il buon andamento degli affari. Questo atteggiamento, che è tipico di tante realtà d’Italia, è frutto di una cultura imprenditoriale dominante troppo spesso concentrata sui vantaggi di breve periodo e incapace di affrontare i problemi in chiave prospettica”.

Perché accade questo?
“Tra i vertici delle istituzioni politiche, così come nelle innervature del potere economico, resta prevalente una logica da “borghesia compradora”, ottenebrata dalla voglia di profitto facile. Una classe dirigente illuminata prenderebbe in serissima considerazione anche un minimo indizio di inquinamento. Evidentemente c’è chi preferisce riempire le piscine private degli alberghi piuttosto che salvaguardare il mare nostrum, cioè di tutti noi. Una strategia che alla lunga provocherà seri danni economici”.

Come si possono gestire questi problemi nella pratica?

“Sarebbe utile intervenire con una gestione più centralizzata dei controlli e degli interventi, a livello statale e non più solo locale. Beninteso, in tema di inquinamento le autorità locali compiono il più delle volte un lavoro encomiabile e con scarsissime risorse. Tuttavia c’è un problema di ordine generale. Il mare è un bene pubblico e la letteratura scientifica sull’utilizzo ottimale delle risorse pubbliche invoca la necessita’ di sottrarre le istituzioni di controllo e di intervento alle pressioni degli interessi privati in gioco. Nel caso dell’inquinamento marino il modo migliore per procedere in questa direzione è di istituire un regime di analisi e risoluzione dei problemi situato a livello statale. In tal modo, anche la sola tentazione dei miopi interessi particolaristici locali di condizionare le necessarie attività antinquinamento verrebbe stroncata sul nascere”.

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