La partita non guardata è alla sesta stagione. Tra gli errori di Massa, i remake di Hysaj, la perfezione di Callejon, le parole di Bolaño e la passione dei tifosi
Mi sono reso conto stamattina, mentre bevevo il caffè, che questa è la sesta stagione della partita non guardata, fosse una serie Tv avrebbe la tenuta di Mad Men o di A Good Wife, tanto per citare un paio di titoli. Abbiamo cominciato nella seconda stagione di Benitez, ma l’idea mi venne nel suo primo campionato, quando battemmo la Juve con i gol di Mertens e Callejón, entrambi sono ancora qua. Abbiamo fatto tutte e tre le stagioni di Sarri (al quale auguro di guarire presto e di non vincere nulla finché siederà sulla panchina dei bianconeri), cominciamo con la seconda di Ancelotti, con una vittoria per 4 a 3 fuori casa, con molto divertimento, con una valanga di errori arbitrali, con i consueti cori “Vesuvio lavali col fuoco”. Insomma, eccoci qua.
Martino, uno dei miei più cari amici, tifa Fiorentina, stamattina mi ha scritto di essere molto amareggiato. Lo capisco perfettamente; la Fiorentina ha disputato un’ottima gara, fino a che le gambe hanno retto, poi gli attaccanti del Napoli sono troppo forti per quei difensori. Mi ha colpito molto Sottil (che è il figlio) all’esordio in serie A, così come Castrovilli che mi pare altrettanto bravetto. Togliamoci subito il dente: Massa, credo che non ne abbia azzeccata una. Il rigore per la Fiorentina, regolamento alla mano, pare ci stia, ma resta ridicolo. Il rigore su Mertens è inventato. Su Ribery è fallo, anche se fuori area. Le tante ammonizioni sono una conseguenza della debolezza dell’arbitro, del suo non saper condurre la gara. Per non farsi mancare nulla, è riuscito a intercettare per due volte il pallone, entrambe le volte vicino all’area di rigore. Se vuoi giocare, dillo, per l’arbitraggio meglio se torni tra qualche mese o mai più.
Nella prima partita senza Icardi realizziamo quattro gol, speriamo sia così tutte le domeniche.
Nella prima partita ancora con Hysaj rischiamo, per un suo fallo, un rigore nei minuti di recupero. Un calciatore lento e impacciato. Come fanno sorridere adesso le sue dichiarazioni estive (e quelle del suo procuratore) sul fatto che il suo tempo a Napoli fosse terminato. Peccato che non lo voglia nessuno, ma speriamo che qualcosa cambi.
Nel Post scriptum al romanzo Anversa (Sellerio, 2007), Roberto Bolaño scrive: «Di quanto ho perso, irrimediabilmente perso, desidero recuperare solo la disponibilità quotidiana della mia scrittura, linee capaci di prendermi per i capelli e tirarmi su quando il mio corpo non vorrà più reggere. […] In modo umano e in modo divino. Come quei versi di Leopardi che Daniel Biga recitava su un ponte nordico per armarsi di coraggio, così sia la mia scrittura».
È l’augurio che faccio al Napoli, che ieri sera mi ha reso felice ma non mi ha rassicurato, mi è sembrato distante dal Napoli brillante di Ancelotti dei primi sei mesi dello scorso anno, ma siamo alla prima partita. Così sia la scrittura, ovvero il gioco del Napoli. Che le linee tra i reparti si accorcino in modo da tirare per i capelli il calciatore non in forma o troppo stanco, che lo rimettano in gioco quando il corpo non vorrà più reggere. Che ognuno dei nostri calciatori sia in grado di tenere il pallone tra i piedi (per poi liberarsene) il tempo necessario, il tempo (e la forza) con cui il Daniel Biga di Bolaño recita per armarsi di coraggio. Il campionato diventi il nostro ponte nordico, che si senta la precarietà dell’esposizione al vento, alla pioggia e al freddo, ma che lo si attraversi solidi, con la voce di Biga, con i versi di Leopardi, con la testa di Insigne mentre insacca, con il destro a girare di Mertens, con il diagonale, la testa alta, il grado di perfezione di Callejón.
Si legge che il Napoli ha pochi abbonati, che i tifosi non hanno più la passione di un tempo, che non seguano la squadra come si dovrebbe. Non riesco a farmi un’idea sulla questione, la passione non può cambiare, cambiamo un po’ noi e invecchiamo. Posso parlare solo per me e mi domando: Io che guardo pochissime partite non sono un tifoso vero? Credo invece di esserlo, credo di avere la stessa passione di quando andavo in curva, ma non sono più quello che quando gioca il Napoli fa fermare il mondo, sono uno che sceglie, ogni tanto altro, ma il tifo è lo stesso, così come la passione, se il Napoli perde faccio fatica a mandarla giù, se il Napoli vince sorrido per giorni.
Che campionato sarà? Lo sapremo molto presto.
Benvenuto a Hirving Lozano che credo sia fortissimo.