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Sconcerti: il silenzio di Scirea, calcio puro, divertito e corretto

Sul CorSera il ricordo del campione a trent’anni dalla morte. Nell’incidente non riportò nessuna frattura, “semplicemente bruciò. In un grande silenzio”

Sconcerti: il silenzio di Scirea, calcio puro, divertito e corretto

Sul Corriere della Sera, Mario Sconcerti ricorda Gaetano Scirea a trent’anni dalla morte.

Era un giocatore diverso, scrive. Gentile, umile, educato, disponibile e, soprattutto, silenzioso.

“Ai Mondiali di Spagna aveva 29 anni, era un leader di cui nessuno ricorda adesso niente oltre la presenza. Successe di tutto, fu inventato il silenzio stampa, giocatori, Bearzot e giornalisti vennero vicini alle mani, qualche volta si toccarono anche, ma nessuno riuscì a sentire una parola di Scirea”.

Per il silenzioso Scirea era “come se il calcio fosse fosse qualcosa di oltre per lui, come se tutta la vita lo fosse”.

Non c’era nulla da discutere, sembrava pensare, in un mondo che aveva dato tutto a chi era partito dal basso, come lui, figlio di un emigrante siciliano che aveva trovato un posto da operaio alla Pirelli e una casa a Cernusco sul Naviglio.

“Scirea giocava e basta, con una classe non limitata dall’ambizione, era calcio puro, divertito, corretto. Forse per questo non fu mai espulso una volta nonostante fosse l’ultimo dei difensori”.

Sembra strano ma da quanto si legge nei libri, Scirea non fu nemmeno mai ammonito, scrive Sconcerti.

Sette scudetti, 552 presenze con la Juve (battuto solo da Del Piero nel 2008).

“La sua linea difensiva classica partiva da Gentile e Cabrini ai lati passando da Brio al centro e Furino primo difensore di centrocampo”.

Nel suo silenzio Scirea inventa un nuovo ruolo, “il centrocampista di classe, oggi si direbbe alla Pirlo, che diventa Libero, si mette di fianco alla difesa e la dirige come fosse un eterno inizio del gioco”.

Splendida mezzala quando da ragazzo era nell’Atalanta, diventò un vero trequartista nella propria area di rigore.

“Un giocatore che c’era stato una sola volta, in Germania, e si chiamava Beckenbauer”.

Un confronto che forse non è nemmeno giusto, scrive Sconcerti: “avevano rughe sottili e diverse, ugualmente universali”.

Scirea è morto trent’anni fa, il 3 settembre del 1989 tamponato da un tir mentre stava tornando da una trasferta di lavoro per la Juve. L’auto su cui viaggiava prese fuoco perché portava, nel bagagliaio, quattro taniche di benzina.

“Scirea non riportò nessuna frattura, nessun «infortunio», dal tamponamento. Semplicemente bruciò. In un grande silenzio”.

 

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