Su Il Giornale: per un giorno tutti a cantare fratelli d’Italia. Fino al prossimo insulto. Ogni tanto ci ricordiamo di essere un popolo ed è malinconico doverlo scoprire dopo una chicane o un gol su rigore
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Su Il Giornale, Tony Damascelli parla della Ferrari e della Nazionale di Mancini come di un nuovo Risorgimento. Un momento in cui gli italiani, sempre pronti a litigare per beghe condominiali, divisi in fazioni avvelenate dall’odio, si sono ricordati di essere un popolo.
Monza invasa dalla gioia e dalle bandiere come i tifosi dell’Italia accorsi a Tampere.
“Non sono vittorie uguali, hanno peso e valore tra loro distanti ma l’Inno di Mameli e il tricolore hanno ugualmente unito cittadini, non scrivo e non intendo dire patrioti, pronti a litigare per un sorpasso in autostrada o un rigore non fischiato”.
Ogni tanto, scrive Damascelli,
“ci ricordiamo di essere un popolo ed è malinconico doverlo scoprire dopo una chicane o un gol su rigore”.
Probabilmente si tratta solo di retorica, di amori estivi, probabilmente domani si tornerà alle risse di partito.
“Però il sapore della festa è stato forte e coinvolgente. Per un giorno niente autovelox e var, via così, primi sul podio a cantare, tutti, fratelli d’Italia. Fino al prossimo insulto”.