Ieri il Corriere della Sera pubblicava alcune dichiarazioni del presidente della Federciclismo in contrasto con la prima intervista a Il Giornale di agosto. Il quotidiano gli ha chiesto spiegazioni
Il Giornale continua la sua inchiesta sul #MeToo nel ciclismo. Oggi scrive delle dichiarazioni del presidente della Federciclismo, Renarto Di Rocco, riportate ieri dal Corriere della Sera. E ne scrive dopo averlo sentito al telefono per ricevere delle spiegazioni.
Qualche settimana fa a Il Giornale raccontò che il caso denunciato dal quotidiano era stato solo un evento isolato, anzi, un rapporto consenziente tra un tecnico azzurro e un’atleta, immediatamente affrontato con un richiamo formale.
Ieri, invece, al Corriere della Sera, scrive il quotidiano, si è trincerato dietro una serie di “non ricordo” e “non so” dicendo:
“Non ricordo bene i fatti, ma la denuncia di Martinello era molto vaga e non presentava prove. Forse indagammo. Ma di certo non diffidammo il tecnico: non era nei nostri poteri”.
Sentito ieri da Il Giornale, invece, ha confermato tutto ciò che aveva inizialmente dichiarato
“Quello che ho detto lo confermo”
Sempre su Il Giornale, il 26 agosto scorso, ricorda il quotidiano, Di Rocco diceva di aver introdotto in Federazione una mail alla quale poter rivolgersi per denunciare abusi o disagi psicologici. Ma stando a quanto scritto dal Corriere, sembra che il presidente non ricordi nemmeno quale sia l’indirizzo.
Anche su questo Di Rocco ha fatto un passo indietro, quando i cronisti de Il Giornale ieri lo hanno contattato. Non ha tentennato di fronte all’indicazione dell’indirizzo, per esempio:
“Anche perché è molto facile: odv231@federciclismo.it. E Odv sta per Organo di vigilanza. È vero, sul sito Federale non c’era nulla, ma dall’altra sera c’è”.
Ha invece preferito non parlare dell’inchiesta in sé:
“Non per altro, ma per rispetto di chi sta portando avanti questa importante e delicata inchiesta”.