FALLI DA DIETRO – Elmas è un Padreterno. Commovente lo stop d Lozano. L’immagine di Ribery che mangia il pallone al Toy Boy Cristiano Ronaldo
FALLI DA DIETRO – TERZA GIORNATA DEL CAMPIONATO 2019-20
Negli alberghi di Firenze lascia sempre qualcosa.
Stavolta gli è andata meglio rispetto a tre anni fa. Quando sotto qualche letto sfatto lasciò uno scudetto.
Particolare che lui ora – scaccolandosi nervosamente – prova con maldestro eloquio a smentire.
Sembra un’altra persona, ormai.
Barba rasata di fresco e con cura. Polo e pantaloni blu a sostituire una tuta che fu un simbolo e che illuse un manipolo di vecchi nostalgici di improbabili lotte proletarie.
Sembra un’altra persona.
E sembra esprimere un altro calcio la squadra che oggi allena.
Certo, restano i brividi della difesa a zona sui calci piazzati.
Ma i due tocchi e via, non ci sono più. E latita la ricerca della bellezza.
Ritorna un po’ se stesso solo in sala stampa quando non perde occasione per lamentarsi. Stavolta di giocare alle 15.
Che a me pare una furbissima risposta alle polemiche sul potere ergastolano di imporre alla Federazione anche gli orari, per conquistare l’Asia.
Gli sfacciati adolescenti stilnovisti meritavano di più. E non basta all’Aeroplanino l’orgoglio di mostrare al mondo Gaetano Castrovilli, ventiduenne di Canosa di Puglia da tutti indicato come il nuovo Antognoni.
Del Franchi resta un’immagine. Frank Ribery che si fa tutto il campo per rimontare il Toy Boy in contropiede e mangiargli il pallone. Monumentale.
Il San Paolo appare la metafora di questo Napoli nuovo.
Scintillante d’azzurre cose nelle manifestazioni esteriori davanti. Carabattole e pittura fresca nel retrobottega.
Tante cose belle in una sola giornata.
I maxi-schermo innanzi tutto. E poi i cross da destra, specialità dimenticata, e oggi riscoperta da Giovanni Di Lorenzo.
Ma non finisce qui.
Commuove lo stop in corsa di Lozano di un pallone che cadeva dal cielo.
Ed entusiasma soprattutto Eljif Elmas. Un Padreterno sto ragazzo.
Sempre a testa alta, diventa presto il Re del centrocampo e fa tutto da solo.
A sinistra va a coprire le amnesie del Signorinello Pallido.
Al centro va a lenire l’eleganza lenta del Fenicottero andaluso.
Intercetta e suggerisce.
Detta i tempi di gioco con una personalità da veterano.
Sbaglia anche un retropassaggio che poteva costar caro.
Ma per il resto è oro colato.
E poi il Fiammante Fiammingo.
Fra tante novità svetta lui.
Cambiano i mister, cambiano le stagioni, ma lui è sempre lui.
L’amore nostro. A tre gol da Diego e a nove da Mareshark.
Spettacolo vero ma anche lacune impressionanti.
Le docce e i lavori in corso nelle retrovie.
Se un ragazzo di 19 anni deve reggere da solo il centrocampo, vuol dire che il “progetto” di gioco di Re Carlo non è del tutto al completo.
Rubacchiano un po’ le milanesi.
A San Siro un arancione su Barella si colora di giallo e cambia il senso della partita.
Anche grazie a Stefano Sensi.
Il quale da nesci che era, in un mese diventa l’anima di questa squadra e della Nazionale.
Più che i preziosismi tecnici la partita è determinante per la sberla di De Paul a Candreva. Il quale si rotola sull’erba per tre minuti buoni in attesa della sentenza Var.
Conte si attarda a ironizzare sui lamenti di Quello che fu in tuta: ”Stia sereno, ora sta dalla parte forte!”. Ma anche lui mi pare non se la passi male.
Al Bentegodi è una partitaccia.
Verona si conferma la peggiore tifoseria d’Italia.
Ululati razzisti nei confronti di Kessie. Insulti a Donnarumma per le sue origini napoletane.
Se nessuno sente, vuol dire che si preferisce tollerare.
Brividi. Raddoppiati dagli echi provenienti dalla non lontana Pontida.
In campo i rossoneri giocano malissimo. Per 70 minuti in superiorità numerica, rischiano un paio di volte.
Alla fine porteranno a casa tre punti anche grazie a un’ambigua direzione arbitrale. Allo scadere viene giudicato fuori area un placcaggio di Calabria.
Ai razzisti veronesi rispondono i grifoni di Genova con una lezione di civiltà.
Alla fine di una partita tesa ed entusiasmante, risolta con la vittoria bergamasca allo scadere, tutti in piedi ad applaudire gli avversari.
Le romane giocano solo un tempo. Ma con diversa fortuna.
Spettacolo all’Olimpico.
Poker Sangue-Oro dopo appeno mezz’ora.
Poi crescono i ceramisti dalle belle maglie bianco-verdi e rispolverano il talento puro di Domenico Berardi. Tutti a chiedersi cosa avrà fatto in tutti questi anni di assenza uno così.
Crollano gli Aquilotti al Mazza.
Non chiudono la partita e sprecano almeno tre occasioni.
I salesiani ci credono e ribaltano sul finale. Ricordando a tutti che il carattere è componente essenziale del mistero del calcio.
Un mistero diverso custodiva Moana. 25 anni fa se lo portò via.