ilNapolista

Dialogo tra Montalbano e Livia sul viaggio di Natale

Alla fine entrambi pensarono: “Meliora pigliarse un cagnu!”

Dialogo tra Montalbano e Livia sul viaggio di Natale

“Ma pirchia già ai primera d’ottobira la ginta s’amminchia su cusa fari a Natali?” , pinsava Muntilbano mintre stavi per turnari a Marinelle addoppa na iurnata de laburi che li aviva spardato li cugliuna.

Non ebbi nianche il timpo di trasiri in casa che sunai il tilifono e iddo biastimmanno annai a rispunnere: eri Livi.

Omnes sira la sua zita li tilifonava per fari il puntum de la jurnate e Muntilbano si mittiva in un mudalitate d’absculto.

Livi: “Allora Salvo, come è andata la giornata?”.

Muntilbano: “Livi, che voi che ti dici; na granna ruttura di cabasisa, come al sulita”.

L: “Madonna mia, Salvo, e come sei disfattista… “.

M: “Disfattiste, ia?”.

L: “Sì, vedi le tue attività come battaglie verso il genere umano”.

M: “Ma quali sciarrie d’Igitta; ma se io sugno un tipa cu na granna pacientia”.

L: “Va bene, hai sempre ragione tu. Ma ora passiamo al viaggio di Natale: hai deciso per le Bermude o facciamo qualche capitale europea?”.

M: “Ma Livi: ma non è nianche prinicipiata Ottobira e tu già voli sapiri dovi ci ni iama a Natali?”.

L: “Lo faccio, non perché sono un’invasata, ma perché ti conosco bene e so che poi se si organizza tutto all’ultimo momento, accade una delle tue ‘ammazzatine’ e dopo non ci muoviamo dalla Sicilia”.

M: “Mee mazzatine! Ma mica me li ammazza ia la ginte!”.

L: “Tue nel senso che a te afferiscono come competenza: vedi sei il solito permaloso”.

M: “Ma poi che ci stavi di mali a ristari in Sicilie?”.

L: “Nenti ci stavi de mali”.

M: “E non parlari siciliana macari tu che addiventi ridicula”.

L: “Ah, se io parlo siciliana sugno ridicula?”.

M: “Sissi, pirchia tu simpre del Nordde sia: macari se una norddiste de scoglia”.

L: “Ma il tuo Salvo è un razzismo al contrario: ne sei conscio?”:

M: “Conscio non sugno”.

L: “E sugna, sugna”.

M: “Sugna non sugno”.

L: “Ma è possibile che fai sempre il piciottazzo: ma hai quasi sessant’anni: quando ti deciderari a crescere?”.

M: “Sugno già crisciuto bastevolmenti”.

Ad interimma la tilifonata, accapitava un mumenta che i due ziti non arriniscivano a parlari e suspedivano i discursa.
Poi eri simpre la zita a riprincipara il discursa: ma si sape, le fimmine sono chiù misericordiose.

Livi: “Va bene, allura pinsaci che dobbiamo prenotare”.

M: “Prinotare cusa?”

L: “Ma il viaggio di Natale”-

Qualichi volta accapitava che nelle lura tilifonate le suspensiona fussero dua: allura eri simpre Muntilbano che arripincipiava: ma si sapi li homina sugno chiù misericordiosa delle fimmine.

M: “Va bine allura io saria chù per una Capitala d’Europpe”.

Livia: “Eureka! Allora dove andiamo: Varsavia, Praga, oppure Budapest o Vilnius?”.

M: “Ma viramenta io havrei pinsata chiù  a Madridde o Barcillona?”.

L: “Ma sono città per i ragazzi giovani non per due vecchi come noi”.

M: “Ma io vicchio nun sugno”.

L: “E neanche io”

M: “Ma io non haviva dicta che tu eri vicchia”

L: “Ma da come parli sembrava di sì”.

La linee caddi: non si sapi il pirchia, ne chi la faci accadiri. Ma si sa li mascula e li fimmina non avribbriro da stari assiema.
Nello stissi ‘stante – a cintinai di chlimetra di distantia; nota del ridatturi – i due ziti pinsarono per la primera volta la stissa cusa.

“Meliora pigliarse un cagnu!”.

 

 

ilnapolista © riproduzione riservata