ilNapolista

Omicidio Belardinelli, l’ultras del Napoli arrestato nonostante l’omertà dei tifosi dell’Inter

Solo in due hanno fornito elementi utili. Per il resto, la digos ha dovuto sopperire visionando decine di filmati di telecamere e con le intercettazioni

Omicidio Belardinelli, l’ultras del Napoli arrestato nonostante l’omertà dei tifosi dell’Inter

Ci sono voluti dieci mesi per dare un nome al presunto assassino di Daniele Belardinelli. Il tifoso varesino, appartenente ai neonazi “Blood honour”, fu investito la sera del 26 dicembre, a pochi metri dallo Stadio San Siro dove di lì a poco si sarebbe giocata Inter-Napoli.

Oggi c’è una persona accusata di averlo investito volontariamente. Si tratta di Fabio Manduca ultrà napoletano arrestato ieri.

In conferenza stampa, la polizia ha ricostruito la dinamica dei fatti con l’aiuto di video e grafici. Oggi, sui quotidiani, emergono altri dettagli. Ma soprattutto viene messo in evidenza, dagli investigatori, il clima di totale omertà che ha avvolto le indagini. Non solo negli ambienti degli ultras napoletani, ma anche in quelli dei rivali interisti.

L’omertà dei tifosi

Il dirigente della Digos di Milano lo ha detto chiaramente, ieri, in conferenza:

«Gli ultras dell’Inter non ci hanno reso vita facile nel ricostruire quanto è accaduto e nell’individuare nell’ultrà napoletano Fabio Manduca il responsabile della morte del tifoso del Varese Daniele Belardinelli. Si sono comportati all’insegna dell’omertà più assoluta».

Solo in due a dare dettagli

Sono soltanto due le persone che hanno fornito qualche dettaglio sull’accaduto. Una è Marco Piovella presente sul luogo dell’incidente. Ha dichiarato che le ruote anteriori della macchina di Manduca hanno slittato mentre passava, volontariamente, sul corpo di Belardinelli. È uno dei 5 già condannati a pene tra i 6 mesi e 3 anni e 10 mesi per gli scontri. E poi c’è un secondo tifoso interrogato dalla Digos che sostiene di aver assistito alla scena.

I filmati delle telecamere

Al silenzio degli ultras la Digos ha sopperito con la tecnologia. Filmati di telecamere e intercettazioni. Ha esaminato i filmati di decine di telecamere pubbliche e private che si trovano lungo via Fratelli Zoia e via Novara.

È in quel punto che gli ultrà interisti attaccarono il convoglio dei tifosi napoletani in arrivo a San Siro. Fu una vera e propria azione militare. Uno scooter staffetta seguì i partenopei dall’uscita dell’autostrada fino a via Novara. All’incrocio con via Fratelli Zoia un altro tifoso lanciò un razzo luminoso per dare il via all’assalto. A quel punto centinaia di ultrà nerazzurri invasero la strada per bloccare il convoglio.

Due auto erano riuscite a fuggire. Una era il suv di Manduca, l’altra un’Audi A3 che si era messa in scia della prima, che intanto faceva breccia nella folla interista. Nella ricostruzione, Manduca accelerò davanti agli ultrà, tra i quali c’era Belardinelli. Non fece nulla per evitarlo, anzi. Una volta investito, gli passò sopra con le auto della macchina. L’autista dell’Audi ha confermato l’accelerata dell’auto di Manduca.

Le intercettazioni

E poi ci sono le intercettazioni riportate dal Mattino.

Il 14 gennaio Manduca chiama la sorella al telefono e le dice che, se pure ha investito qualcuno, non se ne è accorto. La donna lo rincuora:

«Bravo, c’era tutta quella baraonda, la rissa, i petardi… l’inchiesta finirà a pane e puparuoli, vedrai!»

Il 6 aprile, invece, Manduca viene intercettato mentre parla con un amico. Dichiara che Belardinelli si è lanciato davanti alla sua macchina. Parole che, per il gip, dimostrano che Manduca avesse piena consapevolezza di aver investito il tifoso.

Mancano le tracce biologiche

Sul Kadjar sono stati trovati segni compatibili con il passaggio su un corpo. Le auto sono state lasciate per settimane in un parcheggio all’aperto.

ilnapolista © riproduzione riservata