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Turn over percepito. Ancelotti e Gasperini, mai una formazione uguale: uno processato, l’altro osannato

L’Atalanta ha persino ruotato di più gli uomini in campionato. Stesso metodo, considerazione diversa. Senza dimenticare i differenti risultati in Champions

Turn over percepito. Ancelotti e Gasperini, mai una formazione uguale: uno processato, l’altro osannato

È la somma cha fa il totale, diceva Totò. Nel calcio, invece, è il risultato che fa l’opinione. È il risultato – in coppia con l’aspettativa del risultato – che sancisce se le scelte di un allenatore o le giocate di un calciatore siano state o meno giuste. Anche se le mosse sono sovrapponibili. Prendete Ancelotti e Gasperini. I due allenatori hanno una caratteristica che li accomuna, fin qui nessuno dei due ha schierato la stessa formazione. In dodici partite – nove di campionato e tre di Champions – Atalanta e Napoli sono scesi in campo con dodici formazioni diverse.  Ancelotti e Gasperini condividono la stessa filosofia. Eppure, il vento che li accompagna è profondamente differente.

Gasperini e la sua Atalanta sono preceduti e circondati da una nube di entusiasmo, da questi ohhhhh di stupore e di entusiasmo. Nessuno si sognerebbe di contestare all’allenatore piemontese una rotazione esasperata dei propri uomini. La sua Atalanta sta confermando l’eccellente campionato della stagione precedente, è terza in campionato (posizione finale a maggio 2019). Poco importa che in Champions ha perso tre partite su tre contro Dinamo Zagabria, Shakhtar Donetsk e Manchester City. È il Leicester italiano e al Leicester italiano non si sta certo a contestare di variare continuamente la formazione.

Nel caso dell’Atalanta, invece, si dice che i meccanismi sono sincronizzati a tal punto che l’allenatore può variare sistematicamente gli uomini senza intaccare l’ingranaggio. A Bergamo non ci sono masse di tifosi che accusano Gasperini di ruotare gli uomini perché così ha ordinato il presidente Percassi. Formazioni stabilite a tavolino settimane prima delle partite in base a una tabella di minutaggio stabilita dalla società. A Bergamo chiunque dicesse qualcosa di simile, sarebbe ovviamente sottoposto a immediato T.S.O (trattamento sanitario obbligatorio); a Napoli può finire anche che vieni insignito della cittadinanza onoraria.

Al Napoli, dicevamo. Anche Carlo Ancelotti ha sempre cambiato formazione. Ha schierato dodici formazioni diverse in dodici partite. In campionato è quarto, a tre punti dall’Atalanta e a sei dalla capolista della Juventus. E in Champions è in testa al girone con due vittorie (contro Liverpool e Strasburgo) e un pareggio (a Genk). Va da sé che le due vittorie sono passate pressoché inosservate e per il pari a Genk è stato allestito un processo di giorni. Lo stesso che sta andando in queste ore dopo il pareggio del Napoli a Ferrara, quattro giorni dopo la straordinaria prestazione in Champions. Perché l’Europa in Italia non conta. Non solo a Napoli. Il Napoli è invecchiato (Crosetti dixit), l’Atalanta sembra una ragazzina.

A Ferrara Ancelotti ha schierato una difesa obbligata, ha sostituito Meret con Ospina (autore di una parata strabiliante), e tra centrocampo e attacco ha schierato tutti titolari tranne Elmas: Allan, Zielinski, Insigne, Milik, Mertens. Poco importa, a Napoli tifosi e media locali hanno cominciato a emettere versi sovrapponibili a quelli delle scimmie in 2001 Odissea nello spazio. Vale la pena ricordare che le stesse persone, gli stessi giornalisti (insomma addetti ai media) che contestano quello che considerano un eccesso di turn over, si lamentano per l’esiguità della rosa a centrocampo. E qui torniamo al T.S.O.

Eppure il turn over di Ancelotti è lo stesso del turn over praticato da Gasperini. Anzi, quello di Ancelotti è più tenue. Quello di Gasperini è più sistematico, oseremmo dire scientifico. Basta confrontare i dati forniti dalla Lega Serie A per quel che riguarda i minuti giocati in campionato.

Il Napoli ha dieci calciatori con più di 500 minuti giocati: il primo è Zielinski (807), il decimo è Manolas (548). L’undicesimo è Ghoulam con 332 minuti giocati. I calciatori del Napoli che in campionato hanno superato i 300 minuti giocati sono appena tredici: gli ultimi due sono Maksimovic e Mario Rui.

L’Atalanta di Gasperini, invece, ha undici calciatori con più di 500 minuti giocati. Il primo è Gollini con 771. L’undicesimo è Freuler con 539. Ma i calciatori bergamaschi che hanno superato i 300 minuti di gioco in campionato sono sedici (tre in più rispetto al Napoli). L’ultimo è Muriel con 363 minuti giocati. L’Atalanta ha cinque giocatori nel range tra 300 e 500 minuti giocati. Il Napoli ne ha tre, tutti e tre con poco più di 300 minuti giocati.

Che cosa vuol dire? Vuol dire che in campionato Gasperini ha ruotato gli uomini più di quanto ha fatto Ancelotti. Ma a Gasperini nessuno imputa l’eccessivo turn over. La stagione bergamasca è considerata positiva nonostante le tre sconfitte su tre in un girone di Champions che era probabilmente il più abbordabile.

Il Napoli di Ancelotti, che è quarto in campionato, e sta disputando un’ottima Champions, è imputato in un processo perenne che va in scena quotidianamente a Napoli. Processo che ha fondamentalmente l’obiettivo di dimostrare che l’allenatore forte e preparato era un altro, colui il quale oggi siede sulla panchina della ex odiata Juventus che da quest’estate vanta tanti nesostenitori all’ombra del Vesuvio: i neojuventini.

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