Il mio Napoli-Torino
– Bratislava aveva regalato le due migliori prestazioni della stagione per Brivitos e Hamsik. Col Torino, assenti per una tonsillite acuta e improvvisa Brivitos e Hamsik.
– Generalmente, contro il Napoli segnano gli ex, gli sconosciuti o i morti che resuscitano solo quei 90 minuti, per poi ritornare un girone intero nel proprio sarcofago.
– Bianchi, Meggiorini, Barreto, sono solo gli ultimi esempi di mummie granata che in passato ci hanno punito e che hanno costruito la carriera sui pochi gol rifilati a noi.
– Anche stavolta gli ingredienti per una beffa simile non sono mancati: Quagliarella e El Kaddouri tra gli ex, Amauri che si divide tra gli ex e i morti scavati e Larrondo (soprannominato a Torino Lorrendo) che di diritto fa parte della speciale categoria “non segnano nemmeno con le mani”. Senza dimenticare Ventura che suo malgrado da queste parti significa Napoli Soccer, Berrettoni, Varricchio, Gatti, Corneliusson…
– Puntualmente, al 13′, proprio Quagliarella è scattato sul filo del fuorigioco e da posizione defilatissima ci ha infilzato con una di quelle belle supposte dolorosissime.
– Quagliarella non ha urlato dopo il gol per paura di una tonsillite improvvisa e acuta.
– Sul gol, non può non essere esente da colpe il nostro Rafael. Ma non vorrei infierire e infilare troppo la supposta nella piaga. I portieri, più di ogni altro, hanno bisogno di serenità.
– Prima e dopo la rete, per 20 minuti, la squadra piemontese ha fatto valere la sua miglior dote: il palleggio estenuante. E il Napoli, ancora contratto e timoroso, ha lasciato l’iniziativa agli avversari, riducendosi solo a sortite in ripartenza.
– Al 21′, Higuain, stanco e frustrato di guardare i compagni che guardavano quell’infinito palleggio, ha tentato uno scivolone per rubar palla come se fosse Benetti.
– Un minuto dopo, Michu, stanco e frustrato, ma soprattutto stanco, lo ha imitato e con lo stesso gesto ha recuperato un pallone sulla tre quarti granata, servendolo proprio sui piedi di Higuain. Rifinitura per Insigne che, solo davanti al portiere, ha beccato un palo clamoroso. Sul susseguirsi dell’azione, Higuain non è riuscito a realizzare, centrando per due volte i difensori che proteggevano la linea di porta. 3 reti mangiate in una sola azione: ho pensato a Papin in Messico ’86 e al sale di Anconetani.
– Mentre Rocchi fischiava il quinto rigore allo JS, il Napoli, aiutato anche dal sostegno del pubblico, ha iniziato a forzare i ritmi, relegando il Toro nella propria metà campo. Inler intanto ha provato con due calci da lontano: un tiro loffio che a stento è uscito dal rettangolo e una sventola che ha tumefatto un fotografo.
– Al 32′, stesso copione. Insigne, in versione Rastelli, si è ritrovato solo davanti a Gillet, in versione Bardi, ma non è riuscito a superarlo. Ho pensato alle supposte e a quel famoso prete dagli atteggiamenti equivoci che tanto viene ricordato in queste situazioni.
– Zuniga intanto si è espresso nel suo cavallo di battaglia: palla ferma per una decina di secondi e volteggi e piroette con entrambi i piedi a disorientare (poco) l’avversario e (tanto) se stesso. Sta di fatto che ha conquistato un fallo poco fuori area che, applicando il regolamento bianconero, sarebbe stato tranquillamente rigore.
– Calle ha calciato la punizione e sulla ribattuta stavolta Inler ha lasciato partire un missile che Gillet è riuscito a deviare oltre la traversa.
– Dall’angolo, ancora una volta Higuain non è riuscito a infilarla da pochi passi. La sfortuna ha continuato a perseguitarci. A Madrid, direbbero ciorta, a Rio, culo. E a proposito di culo, ho pensato che i preti da far intervenire sarebbero dovuti passare a due.
– La reazione della squadra avrebbe meritato il pari, mentre Michu, mandando a quel paese il guardalinee e beccandosi il giallo, ha recuperato un po’ della mia stima.
– Il tempo si è chiuso con un intervento sontuoso di Kulì che ha praticamente sbattuto la porta in faccia a El Kaddouri in piena area di rigore e gli applausi del pubblico, nonostante il gol al passivo.
– Nell’intervallo ho iniziato ad avere il terrore che si ripetesse un Chievo bis. Anche perché nel secondo tempo, la squadra ha spesso dimostrato di soffrire di ernia. A Parigi, la chiamano paposcia, a Londra, uallera.
– Invece, nella seconda frazione, il Napoli ha ricominciato nello stesso modo in cui aveva finito la prima: palleggio senza ansia e predominio territoriale.
– Al 52′ su perfetto cross di Maggio (giuro, l’ho visto coi miei occhi) Michu ha impattato di testa e la palla ha colpito la traversa. Se si fosse applicato il regolamento bianconero sarebbe stato tranquillamente convalidato il gol. Tutti, e non solo io, abbiamo pensato a quel famoso prete di cui sopra e che quella palla in rete non sarebbe mai entrata.
– Poco dopo, da un cross di Zuniga, è invece Insigne a colpire con il suo capello ingelatinato, a smentire tutti e a siglare un pareggio strameritato. 1-1.
– Tre sono le cose che non avrei mai immaginato di vedere ieri sera al San Paolo:
Un gol di Insigne di testa
Un gol di Maggio di sinistro.
Un gol di Lorrendo.
– Quando è entrato Gazzi al posto di Benassi il mio vicino di posto ha esclamato istintivamente: stigazzi! Ad Acapulco si direbbe, sticazzi!
– Mentre Rocchi stava per assegnare il settimo rigore allo JS, Calle ha calciato dalla sua mattonella e Kulì non è riuscito a colpire di testa da pochi centimetri. Così come non è riuscito a fare Higuain su servizio di Insigne. Attimo in cui le orecchie, e non solo, del prete dalle anche ondeggianti di cui sopra, saranno diventate di fuoco.
– Quando ormai eravamo in 10 nella loro metà campo e col prete a casa in attesa di una telefonata, ancora Insigne ha pescato Calle (che anche in questa partita ha tagliato l’area 50 volte per essere servito solo in questa occasione) che praticamente dalla linea di fondo ha colpito “sporco” dando alla palla una traiettoria impossibile da prevedere nemmeno per le lamette di Gillet. A Napoli, si direbbe “a mazzo”. 2-1 e tutti a urlare come i dannati, non curanti della tonsillite acuta e improvvisa.
– Negli ultimi 15 minuti abbiamo smesso di giocare ed è iniziata la sofferenza da orologio.
– Un paio di brividi per qualche mucchio e qualche caduta in area, ma Rafael, ancora alle prese con la uniplus, fortunatamente non è mai stato impegnato.
– E nel recupero, mentre mi sono inconsciamente venuti in mente i fantasmi di Aronica e di Sansone, l’arbitro ha fischiato la fine delle ostilità. Il tutto, mentre Rocchi fischiava il nono rigore allo JS.
– Ci chiedevamo se Sassuolo e Slovan potessero essere pastiglie indorate o la giusta strada dopo un inizio stagione insufficiente.
– Il Torino era il primo vero banco di prova. Squadra di ottimi palleggiatori, tosta e di gran lunga superiore alle nostre precedenti avversarie.
– Il Napoli ha di fatto disputato la migliore partita, espugnando il San Paolo. Ha ottenuto il risultato pieno, non solo giocando a calcio, ma mettendo in campo quei valori che spesso sono venuti a mancare. E che a noi tifosi fanno godere più di ogni altro aspetto: il carattere, la reazione, la personalità. A Stoccolma direbbero cazzimma.
– Il migliore in campo: per me, Kulì.
– Il momento più bello: quando a Sacchi che gli chiedeva della mancanza di compattezza rispetto alle sue vecchie squadre, Rafa ha detto: a te che fai domande intelligenti, non posso non rispondere. Era stato 5 minuti prima da Mauro.
– A Mauro una tonsillite acuta e improvvisa mai. Mauro in vacanza mai. A Bratislava si tradurrebbe, strunz.
– Ora c’è la sosta per la nazionale di Conte e Giovinco. Ci si rivede tra 15 giorni a San Siro. Per chi c’è. Per chi non c’è, come direbbe quel prete: Il meglio deve ancora venire.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca.
Gianluigi Trapani