Ammutina la squadra. Ammutina la curva B. Ammutina il gol, il Napoli prende solo pali, ma è normale, è stato strano il contrario, siamo la città del palo.
L’ammutinamento della squadra è la cosa più straordinaria che potesse capitarci in un martedì sera di novembre. Ieri sera non ho potuto guardare la partita, avevo laboratorio di scrittura. Ho passato due ore a parlare della costruzione dei dialoghi, di come si monti una storia, quali siano i modi per tenerla in piedi. Usate i trattini, le virgolette alte, quelle basse, state attenti alla punteggiatura. E poi Carver, Bolaño, Mario Benedetti, Thomas Bernhard, di come si possano descrivere i personaggi soltanto facendoli parlare, e poi ballare e poi camminare. Tutto molto bello, ma se la lezione fosse cominciata due ore dopo avrei parlato dell’ammutinamento del Napoli. La prima cosa divertente (e interessante) è che il presidente abbia definito il ritiro “costruttivo”. Dopo l’ammutinamento pare evidente che l’impalcatura non abbia retto, ma sto facendo congetture, non ho letto gli articoli quindi non so, ma chi sa? Brancolo nel campo delle ipotesi e non posso fare altro che inventare, che meraviglia.
Finisce la partita, bene o male che sia, risultato buono ma non eccellente, partita da vincere per qualificarsi prima, partita non vinta come spesso ci accade. Partita a metà strada tra quella molto bella giocata con l’Atalanta e quella oscena persa con la Roma, una buona partita ma niente di che. Ma che c’importa della partita quando c’è un dopo partita. Ancelotti non parla, cosa che non si ricordava dai tempi di Omero, non mi risulta (ma vado a memoria, correggetemi voi che sapete) che il nostro allenatore non si sia presentato, anche solo una volta, davanti ai giornalisti dopo una partita di Champions. Ancelotti deluso, indispettito, furibondo, scocciato, nervoso, incazzato. Forse tutte queste cose insieme.
(Retro pensiero: Ancelotti, di nascosto, divertito. Nemmeno lui era d’accordo con il ritiro, ma “Obbedisco” e voi capelli platino, uomini da palo, da traversa, da gol sbagliati a porta semivuota, a porta larga, a porta spalancata: “Obbedite”).
Dei calciatori parla solo il capitano. Siamo dispiaciuti eccetera, meritavamo di vincere, potevamo passare il turno stasera. Non so cosa abbia detto Insigne, sto inventando.
(Retro pensiero: Insigne alla squadra: Uagliù ma che dobbiamo tornare a fare a Castelvolturno, per piacere, sta l’allerta meteo, il martedì è serata pizza e cinema. Callejón: ma infatti, ma che sono queste cose, non mi sono nemmeno portato la playstation a Castelvolturno e domani mattina devo andare a parlare con i professori a scuola. Mertens: Calle non dire cazzate, le scuole sono chiuse per l’allerta meteo. Calle: Dries, io con i professori mi vedo da Scaturchio. Koulibaly: Ma quale Castelvolturno, frate’, io domani voglio andare a vedere il film di Scorsese, mica posso aspettare fino a quando lo faranno su Netflix. Di Lorenzo: Io torno a casa, mi mancano le ultime due puntate della sesta stagione di A Good Wife. Llorente: Ma forse però dovremmo obbedire alle direttive societarie. Coro: Oè, ma che vuò? Tu mo’ si venute. E così via).
Tutti tornano a casa, Ancelotti torna a Castelvolturno, il presidente lo raggiunge, va tutto bene, giochiamo a carte. Ancelotti vince, il presidente lo lascia vincere. Il presidente vince, il mister lo lascia vincere. Insigne ammutina con la pizza di Concettina ai tre santi, Calle ammutina con la playstation, Mertens ammutina (incredibilmente) leggendo un saggio, Koulibaly ammutina leggendo le recensioni di The Irishman, Di Lorenzo ammutina guardando la pioggia fuori. Lozano ammutina pensando: “una volta che segno, tutte stu burdell’, Meret ammutina ballando, Mario Rui ammutina rientrando nel cast di Narcos. Napoli li guarda e commenta: “Benvenuti nella città ammutinata. Qua ammutiniamo da sempre, da mai, chi cavolo pensate di essere?”.
(Retro pensiero: Ci fosse stato Hamsik li avrebbe convinti a passare almeno a casa sua a Baia Verde. Pizza, cinema, due chiacchiere, playstation e la mattina dopo tuffo a mare).
Ammutina la curva B. Mo’ stiamo esagerando, se ammutina pure la A sabato vado da solo al San Paolo, mi faccio dare un pallone e corono il mio sogno, vado da porta a porta, scartando difensori immaginari, ammutinati o meno.
(Retro pensiero: ecchecazzo, però).
Ammutina il gol, il Napoli prende solo pali, ma è normale, è stato strano il contrario, siamo la città del palo, della cosa imprecisa, della quasi euforia, dello scarto laterale, dello sta per succedere, del non succede, del racconto successivo in cui si dice – un po’ rimpiangendo, un po’ ridendo – che c’è mancato poco e crogioliamoci in quel poco, raccontiamoci i pali, la bellezza dei pali. Guardiamo come è bello il gesto atletico del palo di Callejón, è stupendo è meraviglioso. E lo è davvero, ma è anche un gol ammutinato, un pallone che non ha fatto ciò che andava fatto, si è rifiutato di entrare. Perciò l’ammutinamento dei calciatori è una conseguenza della rinuncia del pallone di fare il suo dovere; è cominciato con il primo palo di stagione, la primizia stampata alla base del legno, la sfera protestante che sbatte sulla traversa.
(Retro pensiero: E che novembre difficile che si è presentato).