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“Giordano, dacci le quote”. Nel 1988 il rabbioso funerale del Napoli che gettò via lo scudetto

Napoli-Sampdoria. La rimonta del Milan, il comunicato contro Bianchi, l’ombra del calcio-scommesse, i cori contro i giocatori, l’epurazione dei ribelli

“Giordano, dacci le quote”. Nel 1988 il rabbioso funerale del Napoli che gettò via lo scudetto

“Dacci le quote, Giordano dacci le quote, dacci le quote”. È il surreale pomeriggio del 15 maggio 1988. Mentre il Milan di Sacchi (e Ancelotti) sta preparando la festa a Como, al San Paolo va in scena un funerale rabbioso. È l’ultima giornata del campionato  che il Napoli ha dominato fino a poche giornate dal termine per poi crollare di schianto: un punto in cinque partite. Con qualche sinistra avvisaglia, come la sconfitta interna con la Roma.

Siamo ancora negli anni Ottanta: l’abbonamento non è nominativo. Può essere ceduto. E quel giorno al San Paolo ci sono tante, tantissime facce nuove. Perché dopo il primo maggio, in tanti non hanno più messo piede al San Paolo. È stato il giorno in cui è cambiata definitivamente l’aria. Molti adulti si sono ritirati. Dopo, l’atmosfera allo stadio a Napoli non è più stata la stessa.

Un’atmosfera surreale. In campo, Napoli contro Sampdoria. Partita inutile. In settimana, dopo la sconfitta di Firenze, c’è stato il comunicato dei calciatori contro Ottavio Bianchi. Quella lettura in tv: “Noi virgola giocatori del Napoli virgola”. Il comunicato recitava così:

Premesso che siamo professionisti seri e che nessuno questo può negarlo, a seguito della situazione che si è venuta a creare, noi riteniamo giusto chiarire la nostra posizione. La squadra è sempre stata unita e l’ unico problema è il rapporto mai esistito con l’ allenatore, soprattutto nei momenti in cui la squadra ne aveva bisogno. Nonostante questo gravissimo problema, la squadra ha risposto sul campo sempre con la massima professionalità. Di questo problema la società era stata preventivamente informata.

I quotidiani scrivono di fascicoli aperti dalla Procura del Coni per sospetto di calcioscommesse. È la più grande amarezza vissuta dalla Napoli calcistica. Più della Serie B. Più di Altafini core’ngrato. Più di Gonella in Inter-Juventus. Più dell’arbitro di Anderlecht-Napoli. Napoli si sente tradita.

Negli occhi dei tifosi tante immagini. Su tutte, la reazione al 3-2 di Careca contro il Milan, il gol della speranza. Col brasiliano che raccoglie il pallone dalla porta e corre verso il centro del campo mentre attorno a lui tutti gli altri camminano. Ancora, nel finale di Napoli-Inter – l’ultimo successo degli azzurri – un faccia a faccia in area tra Garella e Renica con i due che fanno testa e testa come due galli da combattimento. Poi, quel comunicato.

I cori, quella domenica, sono solo e soltanto per Ottavio Bianchi. Ferlaino poi ripartirà da lui. Gli epurati saranno quattro: Garella, Ferrario, Bagni, Giordano. Sarebbero andati via comunque. Arriveranno Corradini, Fusi, Crippa, Alemao.

Napoli-Sampdoria finisce 1-2. A Italo Kuhne che lo incalza, Bianchi risponde: «Adesso non ho niente da dire, sarebbe solo retorica. Mi scuso, ma non ho niente da dire». Maradona si è chiamato fuori. Non era mai successo. Infortunio muscolare. Fuori a Firenze, fuori con la Sampdoria. È al San Paolo ma in tribuna.

“Dacci le quote, Giordano dacci le quote, dacci le quote”. Finisce così una straordinaria storia d’amore. C’è da tornare a casa e guardare per l’ultima volta quei due poster appesi in stanza: Giordano, appunto, e Salvatore Bagni. Quel giorno smettemmo di ridere (cit.).

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