Il capitano pareva aver recuperato, poi all’improvviso non parte più per Anfield, dove sarebbe finito al massimo in panchina

A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina. Lo scrive Antonio Giordano sul Corriere dello Sport a proposito della mancata convocazione di Lorenzo Insigne contro il Liverpool.
La crisi del Napoli si arricchisce “di un altro capitolo noir in salsa partenopea”. Perché la questione è ambigua, scatena perplessità.
Scrive Giordano:
“Non appartiene certo alla libera interpretazione riassumere la cronaca: le casacchine di un allenamento che ha carattere ‘indiziario’ sono state consegnate, inducono a pensare che quel Napoli lì, quello che ha tracce di restaurazione nello schieramento e anche nell’atteggiamento tattico, non comprenda Insigne, perché lui non c’è, e che dunque quelle fitte che il capitano sabato sera aveva avvertito a San Siro, ma che domenica parevano sparite a Castel Volturno, siano ricomparse proprio quando la soglia del suo dolore ha subito una metamorfosi, abbassandosi immediatamente, trascinandolo fuori da una vigilia che appartiene esclusivamente agli altri e che verrà attraversata assieme, nel Titanic (l’albergo di un anno fa, che però non spinge all’ironia) dal Napoli privo di colui il quale dovrebbe esserne il leader”.
La lista dei convocati diramata dalla società non fa che rendere ufficiale quello che era già chiaro a Castel Volturno. Con la spiegazione del club:
“Insigne ha svolto la prima parte dell’allenamento in gruppo, evitando la partitina finale in seguito al trauma contusivo al gomito destro rimediato nella gara di sabato scorso a San Siro”.
Insigne non sarà ad Anfield ma comunque sarebbe stato destinato alla tribuna, in caso di sofferenza e quindi di impedimento a giocare, scrive Giordano, oppure alla panchina, se invece avesse recuperato.
“Perché ci sono istanti, così dicevano una volta, e soprattutto nella tormenta, in cui è l’unione che può rappresentare una forza”.
Invece il capitano del Napoli non ci sarà, nemmeno a far compagnia alla squadra.