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Siamo stati nel ritiro del Napoli e ve lo raccontiamo. Ecco chi ha dormito con Higuain

Siamo stati nel ritiro del Napoli e ve lo raccontiamo. Ecco chi ha dormito con Higuain

Quando ieri, sulla prima pagina del quotidiano principale del mezzogiorno, leggevo: “Napoli da incubo punito con il ritiro”, ho pensato che quella fosse l’unica notizia, l’unica novità che potesse tirare su il mio morale di tifoso deluso, dopo la batosta di San Siro col Milan.

Un classico nel nostro calcio, il temutissimo ritiro “punitivo”. Temuto dai calciatori, per lo più. Di che si tratta? Il termine, chiaramente di derivazione religiosa – per chi non masticasse la materia teologica si parla di “ritiro spirituale” – allude alla favorevole disposizione alla meditazione che il chiostro sa offrire al pellegrino penitente. Chiusi nell’eremo si “ora” e si “labòra”.

Tutti insieme appassionatamente quindi, in clausura in qualche hotel o complesso sportivo a fare gruppo, quando il ritiro si applica alle squadre di calcio. Un classico, dicevo, del nostro calcio. Capita in genere quando una squadra non rende come ci si aspetterebbe per lungo tempo.

Un evento spesso salutato con soddisfazione dai tifosi; si tratta di una pratica, attraverso la quale si dimostra tutta la paterna severità della Società Sportiva che mette in “punizione” i calciatori reprobi, pigri e non inclini all’applicazione.

Ho ricordi incancellabili di presidenti “incazzati” che condannavano le proprie squadre al ritiro. Anconetani, Rozzi, lo stesso Ferlaino… Anche il cinema italiano ha dedicato capitoli della sua variegata storia all’argomento. Persino Oronzo Canà dovette ricorrere alla mano pesante una volta con la sua Longobarda!

I calciatori temono il ritiro e fanno in genere di tutto per evitarlo. Ritiro vuol dire niente discoteca fino a notte fonda, niente donne, niente bicchierino della staffa, niente “selfies”… Una palla pazzesca non c’è che dire. E così, giornale sotto il braccio, mentre passeggiavo con Nina la mia cagnolina, provavo ad immaginare la reazione dei nostri baldi giovani in maglia azzurra (sempre più raramente indossata), fraticelli in clausura, chiusi, segregati, nelle gelide stanze dell’Hilton Hotel di Castel Volturno.

Immaginavo innanzitutto Hamsik, per il quale – unico – la cosa non sarebbe stata un particolare dramma; in fondo il Villaggio Coppola dove sta casa sua non è molto distante. Lui poi ha il cognato Gargano con cui dividere la gelida stanza e farsi una partitina a carte. O selezionare la differenziata, come dicono ami fare nel vialetto insieme ai vicini. Che bravo ragazzo il Capitano…

Pensavo a Callejon, che domenica sera ha litigato con il suo amico del cuore, il Pipita, perché non gli ha passato mai la palla. Mi sono domandato con chi avrebbe chiesto di dormire. Forse con Albiol per farlo ingelosire?

Ho immaginato Rafael in ginocchio sui ceci, cilicio in vita, a pregare sotto la traversa dei campi di allenamento. Uhm… Mi sa che per lui il ritiro è una vera figata!

– Si Mister, ancora un giro di rosario, ti prego!

Per Mertens niente più gite con la compagna, niente selfie da Palazzo Donn’Anna; forse a lui e De Guzman il compito di allestire l’albero di Natale facendo le decorazioni con la pasta di sale da bravi ragazzi del Benelux – si dice ancora Benelux?

Ho immaginato Jorginho e David Lopez privati dei Lego per una settimana e obbligati a riempire cento paginette di “a” fra corsivo e stampatello.

E Zuniga in ritiro ci deve andare? Vale pure per lui o è esentato col certificato del medico?

Michu… Vabè Michu s’è ritirato da solo da tempo.

Poi pensavo a Ghoulam che prepara il kebab per tutti – adoro il kebab.

Koulibaly e Zapata che per forza stanno in stanza insieme, che già fanno la doccia da soli dopo la partita, figurati se qualcuno ci divide la camera!

Mi figuravo poi proprio il Pipita, quello che l’immaginario collettivo vuole rappresentato come il più mondano. In città le ho sentite tutte su di lui: inveterato donnaiolo, poi svagato omosessuale, infine alcolizzato senza speranze. Senza dimenticare la passione per le mozzarelle. Un vero diavolo (!) questo Higuain! Peggio del Pocho e Navarro messi insieme. Quindi per lui la punizione sarebbe addirittura peggiore. E nessuno che voglia dormirci insieme; ormai sta antipatico a tutti, dopo che ieri sera ha mandato a quel paese persino il pallone.

Forse toccherà a Rafone – come Canà con Aristoteles – fargli compagnia la notte, retina in testa, a cercare di consolarlo del fatto di non giocare più a Madrid e di convincerlo delle sue doti da leader. Immagino le lacrime di Gonzalo:

– Ma Mister, io non sono mai stato leader!

– Stai sereno, Gonza, sin prisa pero sin pausa…

– Se lo dici tu Mister…

Immaginavo queste e altre amenità, e intanto riflettevo sul fatto che, nell’altalenante e insondabile stagione di questa squadra, il ritiro si configurasse come una delle possibili conseguenze. 

Proseguivo la passeggiata con Nina e l’occhio cadeva su un trafiletto: domani sera annuale cena sociale natalizia a Via Aniello Falcone nel solito ristorante.

– Ma come? Prima li mandano in ritiro e poi fanno la cena sociale? Come minimo finisce che si tirano le molliche di pane nei piatti…

E così, verso le 15, mentre preparo il caffé del dopo pranzo – pranzo tardino sì lo so – arriva la contro-notizia. Dopo meno di 24 ore i giocatori sono tornati alle loro case.

Mi siedo con la tazzina in mano, sorseggio e cogito. Che senso ha avuto l’annunciarlo? Come interpretare questo ritiro ritirato? Sembrava un segnale della dirigenza (più che discutibile, per carità, ma un segnale) e invece anche questo diventa un fatto incomprensibile. Chi ha vinto? La squadra riottosa? Il Mister illuminista? Di certo non sembra abbia vinto la Società. Cogito, ma riesco solo a cogitare parole insensate.
Fabrizio Livigni

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