Troppi strani pensieri nella testa dei calciatori. Smettiamola di dichiarare obiettivi che oggi non possiamo inseguire. Basta contrapposizioni
Mi sembra ormai evidente che il problema del Napoli è nella testa.
Contro il Parma, a parte alcune amnesie difensive (anche quelle dovute alla paura di sbagliare che si è impossessata delle teste dei nostri), la squadra ha anche tentato di giocare, ha dimostrato voglia, ha sviluppato delle trame offensive non banali fino a che…
Fino a che non si arrivava al tiro in porta, al momento, cioè, in cui si giunge al climax del gioco del calcio: il gol.
In quel momento tutta la paura di sbagliare, tutta l’ansia da prestazione ti sale al cervello, ti attanaglia muscoli e volontà e ne viene fuori un tiro frutto di mille indecisioni che in un solo attimo ti chiedono di prendere un’unica decisione. In un solo secondo devi deciderti: tiro di collo pieno o tiroagiro, tiro piazzando la palla o tiro di potenza, rasoterra o a mezz’altezza, mentre una muta di difensori-mastini t’incalza per morderti le caviglie.
Ora, se hai la mente sgombra, puoi anche indovinare il tiro giusto per fare gol o, almeno, un bel tiro che costringa il portiere avversario a una grande parata, o che sfiori il palo o che crei, comunque, un pericolo per la porta avversaria.
Ma se, invece, nel tuo cervello, in quel momento, c’è un sabba di fantasmi i quali ti urlano che non puoi, non devi sbagliare, perché già hai sbagliato troppo, perché non puoi più permetterti un altro passo falso perché, perché, perché… ecco che non può venirne fuori altro che un tiro sbilenco o alle stelle.
Se, come ritengo, attualmente è questo “lo stato delle cose”, permettetemi di lanciare una provocazione:
smettiamo di inseguire obiettivi che diventano, ogni settimana che passa, sempre più irraggiungibili, con una progressione matematica che ci fa perdere, a ogni turno, dai due ai tre punti sulle nostre concorrenti, nei confronti delle quali avremmo dovuto invece, e da un pezzo, cominciare a guadagnarli.
Diamoci un obiettivo facilmente raggiungibile:
una tranquilla salvezza (vi avevo premesso che si tratta di una provocazione, ma poi mica tanto).
Facciamo un patto, tutti:
dalla Società all’allenatore, dai calciatori ai tifosi, alla stampa e a tutti i media (quelli ‘amici’, s’intende).
Dichiariamo che quest’Annus Horribilis lo consideriamo, tutti, un anno sabbatico. Una pausa di riflessione, un momento di sperimentazione e di studio, con l’unico obbligo della permanenza in Serie A (obiettivo ampiamente, e senza eccessivi patemi, alla nostra portata).
Impegniamoci, tutti, a non pronunciare più (almeno fino a maggio) i nomi di Ancelotti e Gattuso (e aggiungerei anche Sarri) in contrapposizione l’uno all’altro.
Cancelliamo dal nostro vocabolario le parole “ritiro”, “ammutinamento”, “multe” (ne riparliamo a maggio).
Riscopriamo la bellezza del calcio come gioco e divertimento e, forse, la riscopriranno anche i nostri calciatori “sull’orlo di una crisi di nervi”.
E chissà che, adottando questa linea, poi non ci scappi anche qualche piacevole sorpresa.