Il tiro da 27 metri di Insigne, secondo gesto diverso in due partite consecutive. Il cartellino giallo a Demme. L’incursione di Mario Rui e il suo colpo di testa nell’area piccola. Il cartellone del film di Verdone
Uno. Minuto zero. I fischi per Sarri. Come sua abitudine si attarda per l’ingresso in campo. Lascia che escano prima i calciatori e poi raggiunge tutti, sotto i flash delle macchine fotografiche che circondano la panchina.
Due. Minuto 20. Il riscaldamento di Elmas. Insigne avverte un dolore a un polpaccio come conseguenza di un colpo preso in allenamento alla vigilia. In quel momento, con Koulibaly in tribuna, Allan in tribuna, Mertens in tribuna, Ospina da qualche parte col mal di pancia, l’unica cosa che manca al Napoli è la pioggia di rane e l’invasione delle cavallette. Ma Lorenzo resta in campo.
Tre. Minuto 30. L’ammonizione di Demme. Entra su Pjanic per il quarto fallo della sua partita in mezz’ora. Spacciato per regista quando le sue partite a Lipsia si vedevano in televisione quanto la Serie A, si palesa fino in fondo per quello che è. Un equilibratore, se non lo vogliamo chiamare un mediano. Un altro Allan. Più incline a giocare da vertice basso davanti all’area per pulire il pallone recuperato. Una cinghia di trasmissione. Ma regista, nel senso classico, no.
Quattro. Lo stop di Milik. Più o meno a ridosso di quel periodo, spiove una palla verso il polacco e lui la accomoda con il collo verso il terreno. Bene ma non benissimo. Sfugge a lui e sfugge pure a Bonucci che la mette in fallo laterale.
Cinque. Minuto 49. L’incursione di Mario Rui. Parte con la palla al piede e si lancia in un’avventura verso territori inesplorati. Una discesa per vie centrali che ingolosisce il portoghese e lo spinge a concludere in porta. Con il destro. Così così.
Sei. Minuto 63. L’azione di Insigne che fa nascere il gol. Lavora un pallone a metà campo con una giocata a metà strada fra la precarietà e il vezzo. Un gesto chiccoso ma necessario. Poi avanza, scarica su Milik, se la fa ridare e – colpo di scena – calcia di collo pieno in porta. È la seconda partita consecutiva in cui fa una cosa diversa da quelle solite. Un tiro di potenza da 27 metri con la palla che scende e diventa incontrollabile per Sczeszny.
Sette. Minuto 63. Il gol di Zielinski. Fin lì il polacco non si era visto molto. Si avventa sulla respinta e tiene saldi i nervi.
Otto. Minuto 82. Ecco puntuali i 10 secondi di pazzaria di Mario Rui. In piena area di rigore, nell’area piccola, appoggia con la testa all’indietro verso Meret. Lassù qualcuno ci ama e non succede niente.
Nove. Minuto 94. La rovesciata di Higuaín. Con un’acrobazia era entrato nella storia del Napoli e della serie A segnando il trentaseiesimo gol in un campionato, con un’acrobazia chiude la partita che lo vede per la prima volta sconfitto al San Paolo da avversario. Forse abbiamo chiuso pure ‘sta storia.
Dieci. Minuto da 1 a 95. Il cartellone del film di Verdone a bordo campo. Titolo: Si vive una volta sola. Bravo, Carlo. Il punto è come.