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“Jojo Rabbit” è una sorta di “La vita è bella” ma più credibile

Più di Liliana Segre potrà in futuro “Jojo Rabbit”, del neozendalese Taika Waititi, che lo trae da un romanzo “Come semi d’autunno” della scrittrice Christine Leunens

“Jojo Rabbit” è una sorta di “La vita è bella” ma più credibile

Più di Liliana Segre potrà in futuro questo film, “Jojo Rabbit”, del neozendalese Taika Waititi, che lo trae da un romanzo “Come semi d’autunno” della scrittrice neozelandese di origine belga (madre italiana) Christine Leunens. Sei le nomination all’Oscar: miglior film, migliore attrice non protagonista (Scarlett Johansson), migliore sceneggiatura non originale, miglior montaggio, migliore scenografia, migliori costumi.

1945: Germania, il decenne Johannes Betzler (Roman Griffin Davis) è un imbranato aderente alla Gioventù hitleriana: ha un amico reale Yorky (Archie Yates), una madre spettacolare Rosie (Scarlett Johansson), una sorella morta per influenza ed un padre morto in guerra.

Ha anche un amico immaginario: un Hitler sprovveduto e fanatico (Taika Waititi) che lo ammaestra all’arianesimo più idiota. Jojo (questo il soprannome del piccolo) diventa Rabbit quando non riesce ad uccidere un coniglio sfregiato dal lancio improvvido di una granata. La guerra va avanti nei contrasti familiari: Rosie la madre nasconde un’ebrea in un interstizio della casa, mentre Jojo cerca conferme empiriche alla malvagità della cd. Razza ebraica dopo avere scovato la ragazza. L’amico immaginario perde consistenza, mentre prende sostanza il rapporto con l’ebrea Elsa (Thomasin McKenzie).

Chi vincerà tra la voglia di vita danzata di Rosie ed i passi cadenzati dell’oca di Jojo? Il film è una sorta di “La vita è bella” ma più credibile nella sua forma di commedia nera senza il ricorso alla favola. I mediocri odiatori senza spirito critico vinceranno contro la poesia incessante dell’andare e del sentire?

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